Almost killing the prince| Minsung ✔

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Jung Jaehyun (Jisung pensa che sia questo il nome dell'assassino) lo lasciò rimanere fino a quando la sua spalla non guarì, o lasciarlo rimanere per tutto il tempo necessario. Almeno erano a Goguryeo. Dove a Goguryeo? Jisung non lo sapeva. Ma era un posto dove stare lontano dalle guardie di Silla.

In realtà, dopo l'intero calvario il giorno in cui si sono incontrati ufficialmente, Jisung ha pensato di restare per il resto della sua vita. No, era ancora incerto su Jaehyun e l'uomo era quasi insopportabile con i suoi sguardi sospettosamente gentili e sorrisi sottili. E no, Jisung non poteva stare in piedi senza avere un metro e mezzo di spazio tra di loro.

Ma non poteva fare a meno di trovarli simili in modi a cui Jisung non avrebbe mai potuto nemmeno pensare, almeno un po 'durante le loro cene silenziose insieme.

Jisung pensava che Jaehyun fosse morto la notte in cui le guardie lo arrestarono. Che, invece di scappare con successo dai suoi difetti, è finito dall'altra parte di una spada dove avrebbe dovuto veramente risiedere.

A volte Jisung desiderava che lo facesse. Jisung lanciava occhiate amare al più vecchio mentre usciva per occuparsi della sua piccola fattoria o per andare a caccia di cibo. Jisung avrebbe ... probabilmente   ucciderebbe Jaehyun se avesse un'arma. Non importa quanto dolore e stress mentale gli avrebbe portato il processo, ma forse uccidere Jaehyun potrebbe finalmente alleviare questo ciclo infinito di dolore, sollievo e ritorno al dolore.

E non importa quante volte Jaehyun gli abbia dato da mangiare o si sia preso cura delle sue ferite. Non importa quanto Jisung fosse imparentato con il vecchio, non poteva perdonarlo. Era colpa sua tanto quanto Jisung e sembrava così egoista per aver incolpato tutto di una persona, ma a Jisung non poteva importare di meno. Era più facile dare la colpa a qualcun altro, giusto?

Lo fece ridere, in realtà. Pensare che Jisung fosse imparentato e conoscesse di più Jaehyun, eppure era più vicino a Minho. Anche se il bandito lo aveva quasi ucciso più volte, Jisung l'aveva sempre lasciato passare in pochi giorni, forse meno. Allora perché Jisung non poteva lasciar andare questo? Quando finalmente ha saputo la verità su sua sorella e Jaehyun, quando sono passati troppi anni e lui è ancora addolorato?

Quanto doveva essere debole il suo cuore, che non poteva resistere nemmeno al pensiero di uccidere qualcuno. Sua sorella deve essere molto delusa quando tutta la sua passione era nel combattimento con la spada da bambina, solo per finire dimenticata ed evitata man mano che cresceva. 

Ora, era seduto vicino a un piccolo stagno vicino alla casa di Jaehyun in mezzo al nulla, Goguryeo. Erano passati tre o quattro giorni e la sua ferita alla spalla sembrava grave come lo era stata giorni prima. Una febbre si fece strada verso Jisung mentre guariva lentamente. E invece di restare dentro con Jaehyun, non poteva stare fermo. La buona notizia era: i punti sulle mani erano guariti bene. Il sangue non filtrava più da loro e non doveva cambiare le bende così spesso come faceva con Minho. Presto gli sarebbero stati tolti i punti di sutura, anche se non sapeva come. O se anche solo può.

Da quello che poteva dire - e dalle informazioni che Jaehyun gli aveva fornito - non erano neanche lontanamente vicini a una città, appena oltre il confine di Goguryeo che nessuna città si era stabilita così vicino a Silla. Non aveva neanche un cavallo, e molto probabilmente camminare gli avrebbe richiesto settimane e un nuovo viaggio sei piedi sotto terra.

Inoltre, Jisung non aveva nessun altro motivo per tornare a Baekje o Silla. Era sempre stato un nomade, da quando aveva lasciato Soraebol. Non restava mai a lungo in un posto e preferiva che fosse così. Ma anche se si fosse stabilito in un posto, avrebbe avuto bisogno di uno scopo per farlo. A Silla era sua sorella e il principe ereditario. Nel villaggio di Cheonin, era Minho. Ora Minho se n'è andato. Ed era normale. Niente è mai rimasto per lui, tutto va e viene e Jisung impara ad andare avanti. Ormai ci è già abituato, non è cambiato niente.