7-para nella testa

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Prima di aprire la porta ho preso un respiro, non avevo voglia di spiegare a mia madre perché avessi comprato vestiti e gioielli così poco di valore e per niente approvabili dai suoi gusti, così li ho infilati nello zaino e finalmente sono rientrata in casa. Non c'era nessuno a chiedermi come fosse stata la giornata, quindi sono direttamente salita in camera, ho posato le cose nel mio armadio per poi scendere in cucina a mangiare qualcosa. 

Nel pomeriggio non avevo molto da fare, i pochi compiti che avevo li ho finiti in neanche due ore e ho passato il resto della giornata a dipingere. Dopo aver appeso la tela alla parete dietro il mio letto ho deciso di andare a fare la doccia. Era ora di cena, ma l'avrei fatta da sola o in silenzio con mia madre, quindi non c'era problema. Quella sera ho fatto fatica ad addormentarmi, o almeno più del solito. La mattina dopo avrei voluto vestirmi con le cose nuove, ma non sapevo come gestire la cosa con mia madre: non avevo voglia di sentire i suoi commenti e le sue critiche. Nel frattempo che nella mia testa giravano idee impossibili su come risolvere la questione, il sonno ha avuto la meglio sulla mia mente e mi sono addormentata. 

La mattina dopo mi sono svegliata circa una mezz'ora prima del solito per uscire prima che mia madre si svegliasse. Ho preso i pantaloni nuovi dall'armadio e li ho abbinati ad una felpa blu scuro, ho preso gli anelli dal cassetto del mio comodino e li ho infilati e ho messo delle vecchie scarpe da ginnastica che mio padre ha dimenticato qui. Appena ho finito di vestirmi mi sono guardata allo specchio, non sapevo quanto queste cose mi stessero bene e se mi donassero, ma di sicuro mi sentivo più a mio agio e questa cosa mi rendeva, senza alcuna precisa ragione, più felice. Dopo aver finito di prepararmi sono rientrata in camera e ho preparato la scusa (terribilmente poco credibile) per la mia uscita così in anticipo. Ho preso di fretta una penna e su un post-it ho scritto - l'autobus delle 7:30 oggi non passa, prendo quello delle 7:00 -. Mentre scendevo le scale per posare il biglietto sul tavolo della sala da pranzo, però, l'ho vista - cazzo -, era già sveglia. Ormai non avevo più tempo di escogitare nulla, ho accartocciato il post-it, l'ho infilato in tasca e ho sceso le scale cercando di non avere alcun contatto visivo con mia madre. Ovviamente però, i miei vestiti non sono passati inosservati ai suoi occhi

- dove hai preso quei vestiti? - mi ha chiesto con voce di disapprovazione

- boh, un po' di giorni fa in un negozio - ho tagliato corto io

- vai a cambiarti, non è il caso di farti vedere così -

- così come? -

- non mi fai buona pubblicità, sai che i miei clienti contano molto queste cose -

Non avevo voglia di ascoltare le sue lamentele con quel tono fastidioso, così mi sono voltata di scatto , sono uscita di casa e ho sbattuto la porta e prima che potessi scendere la piccola scalinata che portava all'ascensore le sue urla indecifrabili mi arrivarono alle orecchie. 

Sapevo che la cosa che avevo appena fatto non avrebbe portato cose buone, ma continuando per la mia strada le parole di mia madre mi sono scivolate addosso e la giornata è passata come al solito. 

Appena entrata in classe ho sentito gli occhi degli altri addosso, in imbarazzo ho portato i capelli dietro le orecchie e sono andata a sedermi al mio solito posto all'ultima fila nell'angolo di fianco alla finestra. La mia vicina di banco, che di solito si sbilanciava per parlare con le persone intorno a lei, accennando un sorriso mi fece i complimenti per i pantaloni, erano belli, è vero, ma non ero abituata a questo tipo di conversazioni. Ricambiando il sorriso ho abbozzato un - grazie - e sono tornata ad ascoltare la professoressa di storia dell'arte che cercava di ottenere l'attenzione di più alunni possibile. 

Uscita da scuola sono entrata nel bar davanti alla scuola dove tutti gli studenti andavano a pranzare, non ero solita a stare in luoghi affollati, ma nel pomeriggio avevo allenamento e non avevo tempo di cercare un altro posto. Dopo qualche minuto di coda ho ordinato un'insalata e mi sono seduta sui banconi alti che si affacciano sulla vetrata del bar che permettevano di vedere sulla strada. Mi piaceva guardare le persone passare e immaginare la loro vita, era un posto piacevole e ho deciso che ci sarei tornata, magari con più tempo per ordinare qualcosa di più invitante. 

bgiorno, sono a scuola ma non sto ascoltanto quindi aggiorno qui, questo capitolo è abbastanza di passaggio, ma nel prossimo succede qualcosa di molto importante per la storia. Ci sentiamo alla prossima :))

stare male [ariete - 18 anni]Where stories live. Discover now