LETTERE

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Sapevo che prima o poi ne avremmo dovuto parlare, ma quelle parole mi avevano fatto gelare il sangue.
Era stato difficile accettare che Axel entro un mese sarebbe partito per la Germania, per studiare medicina a Monaco. Avevo pianto, quando era stato ammesso, un pochino. Il giusto. Ok no avevo pianto tantissimo, anche se sapevo benissimo che sarebbe successo, e che era solo questione di tempo prima che la lettera della prestigiosa Università tedesca arrivasse a mio cugino con la risposta alla sua richiesta di ammissione. Con le sue credenziali era praticamente impossibile che non lo accettassero.
Ma Jude... eh, Jude era un'altra storia.
Non avevo dubbi che potesse entrare senza problemi in qualsiasi prestigiosa università volesse, avevo anche fatto delle ricerche personalmente, ogni giorno, nella speranza che l'università pubblica di Tokyo apparisse magicamente in cima alle classifiche delle migliori università di economia mondiali. Ma nemmeno le numerosissime visite al tempio e che avevo fatto di nascosto nell'ultimo periodo erano riuscite a garantirmi questo miracolo.
Quindi in quel momento mi trovavo ammutolita, a passeggiare per i giardini soleggiati della Raymond High, con gli occhi bassi e il cuore pesante.

L'umore di Jude Sharp non sembrava essere migliore del mio.
Aveva introdotto l'argomento, ma era poi rimasto in silenzio passeggiando al mio fianco senza nemmeno prendermi la mano. Eravamo abbastanza vicini da sentire il calore dei nostri corpi, ma non abbastanza da toccarci. Le rare volte che il dorso della sua mano aveva sfiorato la mia mi era sembrato bollente, quasi doloroso.
"Jude, per favore, dillo e basta." sbottai io ad un certo punto, stavo perdendo la pazienza e l'ansia mi stava corrodendo dall'interno.
Lui alzò di scatto la testa, come se la mia esclamazione lo avesse spaventato.
Poi arrossì lievemente abbassando gli occhi e si mise a cercare qualcosa nella borsa.
Estrasse velocemente due buste.
Una era una grande busta bianca, con una serie di piccole scritte in inglese e una scritta più grande sotto ad un grande logo rosso: "HARVARD UNIVERSITY".
Improvvisamente tutte le mie preoccupazioni sparirono quando notai il luccichio di orgoglio negli occhi del mio ragazzo.
Gli strappai la busta dalle mani, impaziente di leggerne il contenuto.
Sapevo che aveva fatto richiesta alle migliori università del mondo, e quella busta, associata a quello sguardo poteva voler dire una sola cosa. Il mio sospetto fu confermato non appena lessi le prime tre righe in inglese del contenuto della busta.
Mi lanciai tra le sue braccia facendoci cadere entrambi a terra.
"Oh mio Dio Jude ti hanno preso ad Harvard!" gridai emozionata.
Il regista aveva attutito la mia caduta facendomi da cuscino con il suo corpo, ed era scompostamente sdraiato nel prato, mentre io ero ancora tutta intera e perfettamente a mio agio seduta a cavalcioni sopra di lui mentre continuavo a leggere il resto della sua lettera di ammissione.
"Si, mi hanno accettato. Ehm, Principessa, potresti alzarti?"
"No sto leggendo aspetta."
Lui sospirò rassegnato. "L'hai presa meglio di quanto pensassi."
"Stai zitto un secondo ho quasi finito."
"Senti puoi finire dopo, ho un'altra cosa da farti vedere." insistette, alzando il busto facendo leva su un gomito e strappandomi il foglio dalle mani.
"Ehi!" mi lamentai io, ma fui subito distratta da un'altra busta che mi fu sventolata davanti al viso.
Questa era molto più piccola. Quella di Harvard era enorme, conteneva tutti i documenti da compilare e rispedire per l'ammissione. Questa invece era normale. L'indirizzo era scritto in giapponese e aveva il timbro postale di Tokyo.
Corrugai la fronte mentre estraevo il foglio e per poco non ebbi un mancamento.
Sulla cima del foglio bianco, si stagliava, nella sua magnificenza, il simbolo della Federazione Calcistica Giapponese.
"JUDE COSA CAZZO E' QUESTA COSA?!?!?" iniziai a urlare scattando in piedi.
Lui ridacchiò, tirandosi su velocemente. "Non voglio interromperti mentre leggi." rispose alzando le mani con un sorrisetto.
"Sei stato invitato al ritiro estivo della Nazionale Giovanile?!?!!?"
Non ero più in me.
Stavo scoppiando dalla gioia. Il mio ragazzo era fantastico. Jude Sharp era il migliore, in tutto.
"Jude, sei il migliore! Te lo meriti davvero! Sono così fiera di te! Accidenti che occasione meravigliosa!" Mi avvinghiai a lui e iniziai a riempirgli la faccia di baci, mentre lui ridacchiava compiaciuto.
"Sono molto felice che tu sia così entusiasta." Mi sorrise fermandomi per un attimo "E detesto rovinare il momento, davvero. E' meraviglioso vederti così." il luccichio dei suoi occhi si spense del tutto e il suo tono serio mi riportò immediatamente con i piedi per terra.
"Oh... Harvard. Giusto." commentai senza una punta di emozione io.
"Non solo Harvard. Anche il ritiro estivo." aggiunse lui con lo stesso tono.
"Cosa c'entra il ritiro?"
"Beh, il ritiro dura una settimana. La nazionale giovanile non si riunisce quasi mai, ma a breve ci saranno i mondiali, quindi questo ritiro potrebbe essere una buona occasione per selezionare la formazione da portare ai mondiali. O addirittura le riserve per la prima squadra." mi spiegò con calma il regista.
"Si, certo e?"
"E inizierà dieci giorni prima che io parta per Boston." rispose senza incrociare il mio sguardo.
La realtà iniziava a farsi sempre più concreta e più dolorosa.
"Capisco." risposi io senza in realtà capire niente di quello che mi stava passando per la testa.
'Cosa vorrà fare Jude? Harvard è una delle migliori Università del mondo, ha un'ottima squadra di calcio, potrà continuare a fare quello che ama e nello stesso tempo laurearsi per poter portare avanti l'azienda di famiglia... e poi, che occasione la Nazionale Giovanile! Ma... io dove sono in tutto ciò? Le vacanze estive non sono molto lunghe, con il ritiro di mezzo, e la partenza di Jude... ci resta davvero poco tempo per stare insieme. E dopo?'
Sentivo già le lacrime pizzicarmi dietro gli occhi, ma non volevo aggiungere questo peso alle spalle di Jude. Mi decisi di aspettare almeno la fine della conversazione, e di essere sola prima di lasciarmi andare in un pianto liberatorio.
Sembrava che Jude avesse letto il mio treno di pensieri, perchè mi aveva preso la mano e aveva iniziato ad accarezzarmi il palmo dolcemente, come per cercare di farmi rilassare.
"Non voglio essere quel tipo di ragazzo che dice che se solo me lo chiedessi potrei mollare tutto e potrei stare qui per te. Non posso esserlo." Mi disse serio. Le lacrime premevano sempre di più per uscire.
Io schioccai la lingua. "Non te lo permetterei mai. E non lo vorrei neanche un ragazzo così. Stiamo parlando del tuo futuro Jude, lo capisco e ti appoggio." poi inspirai prima di continuare, sperando vivamente che non mi tremasse la voce: "Prima di creare un eventuale futuro con qualcuno, bisogna prima essere soddisfatti di quello che si è creati per sè stessi."
"Wow non ti facevo così saggia e matura." mi canzonò lui.
"Ma vaffanculo!" 
"Ecco appunto."
"Senti non sto dicendo di essere felice che il mio ragazzo super sexy stia andando dall'altra parte del mondo per chissà quanto tempo, sia chiaro. Però so che è una cosa che devi fare. Per te stesso. Questo non mi impedirà di piangere tra poco, quindi scusami, lasciami andare adesso." dissi con tono risoluto scrollandomi di dosso la sua mano e cercando di evitare il più possibile i suoi occhi mentre mi allontanavo.
"Ei, ei, ei. Non abbiamo finito." Disse afferrandomi per il polso dolcemente ma con fermezza.
Sentii la prima lacrima scendere lungo la mia guancia, e tentai di asciugarmela velocemente prima che Jude potesse vederla. Ma purtroppo il mio intento fallì, dato che sentii un dito sollevarmi delicatamente il viso e mi ritrovai a fissare i meravigliosi occhi del regista.
A quel punto persi del tutto il controllo dei miei dotti lacrimali e senza che io potessi farci nulla le lacrime iniziarono a scendermi copiose sul viso.
Lo sguardo di Jude sembrava addolorato e quasi ferito, era esattamente quello che volevo evitare.  Sapevo che si sentiva in colpa e questo non fece che peggiorare la mia situazione, perchè iniziai a piangere ancora di più.
Eravamo entrati in un fottuto circolo vizioso: io piangevo, Jude si sentiva in colpa perchè piangevo, io piangevo di più perchè Jude si sentiva in colpa e Jude si sentiva ancora più in colpa.
"Sharp" cercai di distaccarmi emotivamente in qualche modo chiamandolo per cognome sperando di  riguadagnare in qualche modo il controllo su me stessa, ma lo sguardo glaciale che mi rivolse mi fece capire che forse era stato un grande errore.
"Jude" mi corressi subito "Scusa, non volevo piangere davanti a te. Non riesco a smettere, è più forte di me. E' che è... è troppo ok? Dammi un minuto devo... metabolizzare, pensare, è tutto... troppo. E' tanto."
Lui sembrava amareggiato "Non è un problema se piangi davanti a me." rispose freddo.
"Non è vero, perchè adesso tu ti senti in colpa." continuai io tra i singhiozzi.
Lui abbassò la testa "Perchè è colpa mia."
"Ci sono cose che non puoi controllare! E io sono super emotiva piango letteralmente per ogni fottutissima cosa! Dannazione Sharp, come puoi pensare di non farmi piangere mai!?!?! Io piango anche quando sono arrabbiata!" sbraitai io.
Finalmente Jude alzò la testa, ma nei suoi occhi ora non c'era più tristezza, e sul suo volto era dipinto il suo ghigno calcolatore che terrorizzava gli avversari.
Smisi di piangere all'istante. E indietreggiai inavvertitamente.
"Smettila di chiamarmi per cognome, Blaze." mi ammonì serio.
"Sc-scusa, Jude. Sono sopraffatta dalle emozioni in questo momento." sospirai asciugandomi le ultime lacrime dal viso.
"Beh ho trovato un modo efficace per farti smettere di piangere almeno. Stava diventando fastidioso parlare con te in quello stato. " la sua espressione tornò neutrale.
Rimanemmo in silenzio qualche secondo, che Jude decise di occupare rinfilandosi la giacca.
Una volta certo che tutti i bottoni della divisa fossero perfetti, "Vuoi lasciarmi?" mi chiese passandosi con nonchalance una mano tra i rasta.
Io sgranai gli occhi. "COSA?!?!"
"Ti ho chiesto se vuoi lasciarmi, Nikki." rispose lui calmo. Non vedevo niente del mio Jude nella persona che avevo davanti in quel momento. Assomigliava terribilmente al Jude di Dark, come se stesse cercando di proteggersi nascondendo le sue emozioni dietro ad una facciata gelida. "Non ci vedrei nulla di strano, sto per trasferirmi oltreoceano. La tua reazione sarebbe più che comprensibile. Le relazioni a distanza non sono facili. Tu sei ancora una liceale, ti mancano due anni alla Royal Academy. Quando ti sarai diplomata io sarò ancora a studiare all'estero. Non ci saranno appuntamenti, non ci saranno allenamenti insieme, non ci saranno passeggiate, giri in moto, niente. Solo videochiamate e messaggi. Niente sesso. Al massimo possiamo comprare uno di quei vibratori Bluetooth se ti piace quel genere di cose, ma posso assicurarti che non è la stessa cosa, d'altra parte niente e nessuno può eguagliare Jude Sharp." concluse con un ghigno.
Io rimasi a bocca aperta per tutto il suo discorso.
"Perchè dovrei lasciarti scusa?" chiesi esterrefatta. "Non ci abbiamo neanche provato, lo so anche io che non sarà facile, ma diamoci una chance almeno!"
Lui scrollò le spalle "Non so, dici che ne vale la pena? Avermi fuori dai giochi significherebbe avere tutta la Royal Academy ai tuoi piedi, e probabilmente grazie ai tuoi agganci anche la Raymond. Saresti più felice con un ragazzo che sia fisicamente al tuo fianco."  Mi avvicinai a lui e senza troppe cerimonie gli mollai uno schiaffo così forte che lo feci indietreggiare di un passo.

Questo sembrò risvegliarlo dal suo stato di folle speculazione sulla mia eventuale vita amorosa senza di lui. E sembrò anche aiutarlo a riacquistare il controllo delle sue emozioni, facendogli abbandonare il Jude Sharp apatico e insopportabile con cui avevo avuto la sfortuna di conversare negli ultimi minuti.
"Se posso, vorrei decidere IO con chi sarei più felice, grazie Sharp. A meno che non sia TU a volerla chiudere qui." commentai arrabbiata mentre lui si portava una mano sulla guancia che riportava una perfetta impronta della mia mano destra.
"No Nikki, aspetta mi hai frainteso io non-" cercò di giustificarsi ma io lo interruppi subito.
"Lo so cosa volevi dire. Hai paura. Beh, notiziona: ho paura anche io. Ma sicuramente fare il bastardo per farti lasciare per farmi sentire meno in colpa non è la soluzione migliore. Non lo so come andrà questa storia, perchè non sei ancora partito. Ma non ha senso ragionare sui se e sui ma. Quindi risparmiami i tuoi giochetti da regista del cazzo, perchè io sono la tua ragazza non un tuo avversario." poi guardai il telefono che non aveva smesso di vibrare un secondo nella mia tasca. Avevo una decina di messaggi da Celia e altrettanti dal gruppo delle Ladies. La partita stava per iniziare. "Se vuoi parlare lo faremo dopo la partita. Adesso devi andare a prepararti."

Mi allontanai di qualche passo, poi tornai indietro e appoggiai una mano sul suo petto, strappando senza troppe cerimonie il secondo bottone della sua giacca, e infilandomelo in tasca. Poi mi alzai sulle punte dei piedi e gli diedi un veloce bacio sulla bocca. Jude strinse immediatamente le mani sui miei fianchi senza permettermi di staccarmi da lui e approfittò della mia reazione di stupore per approfondire il bacio.
Non capivo se fosse disperato o appassionato, l'unica cosa che percepivo in quel momento con ogni cellula del mio corpo era tutto l'affetto che Jude Sharp mi stava comunicando con quel bacio.
Quando alla fine l'aria divenne una necessità, e noi ci separammo, staccai delicatamente le mani del regista dai miei fianchi.
"Spero che questo ti chiarisca le idee, non voglio lasciarti, stupido idiota. E mettiti del ghiaccio sulla faccia, o ti resterà il segno nei prossimi giorni. Già così sei ridicolo. David e Joe rideranno tantissimo!" gli dissi allontanandomi senza  più degnarlo di uno sguardo e lasciandolo lí con un sorrisetto da idiota, le labbra arrossate e una cinquina ancora stampata in faccia.

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