24

261 6 0
                                    

Finalmente ho finito le lezioni. Sospiro di sollievo non appena esco dall'antico edificio e mi faccio baciare dall'aria tiepida ma ancora tagliente di marzo e dal suo sole, ancora freddo. Una figura vestita di nero e incappucciata viene verso di me, mentre i miei colleghi, allegri, escono dall'edificio.
<Clori', vieni qui: sono Lauro> sussurra. Sorrido, mentre mi porta in un vicolo, togliendosi il cappuccio e baciandomi rapido, per poi guardarsi intorno e rimetterselo. <Il manager ha un po' calmato i toni. Volevo chiederti: ci vieni stasera da me?> borbotta imbarazzato. <Certo! Che ore?> chiedo, mandando un messaggio a Lucia per chiederle come stesse e del fatto che non sarei tornata né a pranzo né a cena. <All'ora che vuoi. Ah emh> dice, grattandosi la nuca. <Porta il cambio per la notte> arrossisce impercettibilmente. Allargo il mio sorriso, lasciandogli un bacio all'angolo della bocca e tornando dagli altri.
***
Osservo i passanti che sfiorano il tavolo mio e di Flavia, pieno di tazzine da caffè, le due borracce dell'acqua, i vocabolari di greco e i libri. Sono le 18.30 e stiamo studiando da dopo pranzo, quando decido di staccare gli occhi dal foglio e guardare Roma tinta di rosa e arancio: mi perdo a guardare i tavoli accanto, i ragazzi che sorseggiando gli spritz e ridono. Mi volto verso la mia collega, che a sua volta mi guarda complice e chiude tutto. Ci salutiamo e io taglio per andare a casa di Lauro. Appena entro nel suo appartamento, un profumo di carne e pesto mi investe le narici. Butto la felpa che tenevo sotto braccio sul divano, mentre lo zaino finisce ai suoi piedi. Lauro è di spalle che cucina, non mi ha né vista né sentita entrare. Lo abbraccio da dietro, facendogli scuotere per lo spavento. <Scusa ero troppo concentrato> mi confida ridendo, mentre versa il sale nella pentola che bolle. Accanto, una piastra con due fettine alle spezie. Si gira, mi guarda un attimo e poi mi bacia. <Buonasera comunque. Siediti adesso> quasi mi ordina. Si precipita al tavolo, spostando la sedia e indicandomela. Sorrido e prendo posto, mentre mette il vino in tavola e poi pesa la pasta. <Come è andata la tua giornata?> chiede, mentre sul cellulare attiva il timer. <Faticosa. A te come è andata?> mormoro un po' spenta, sentendo già le palpebre pesanti. <Ho scritto un po'> dice, gettando la pasta nella pentola. <Posso leggere?> chiedo, un po' timorosa: quando scrivo, io non faccio mai leggere nulla a nessuno. <Non ho problemi assolutamente> sorride, mentre prende una forchetta pulita e gira il contenuto della pentola. Sorrido di rimando, poi chiacchieriamo di altro.
***
Stiamo guardando un film quando inizio a sentire le palpebre farsi pesanti. Appoggio la testa sulla spalla di Lauro, che invece lo segue, sveglio ed interessato. <Andiamo a dormire?> chiede, accarezzandomi una guancia. Annuisco, mentre sbadiglio per l'ennesima volta. Ci alziamo e andiamo nella camera, che sa di pulito: è molto ordinata e carina, anche ben arredata. Torno in salotto a recuperare lo zaino con dentro il mio pigiama e lo spazzolino, poi vado in bagno a cambiarmi. Appena torno, Lauro dorme beatamente sotto le coperte bianche: la sua schiena tatuata e le mani fanno da contrasto. Mi accoccolo accanto a lui, spengo la luce e crollo.

Ti rinnamorerai a marzo./ Achille Lauro.Where stories live. Discover now