Limiti

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"Hoseok, io ho paura che tu ti stia spingendo troppo in là." Sono nel mio ufficio, sia Andrew che Samuel, stanno battibeccando sul da farsi. Mentre Minho ascolta su una poltrona poco più in là. Seduto, calmo e tranquillo.

"In questa situazione non esiste un troppo in là." Ribadisco per l'ennesima volta. Andrew sembra sempre più preoccupato. Da quando hanno ucciso uno degli omega salvati, non smette di dire che prima o poi ci faranno saltare in aria.

"Stiamo pestando i piedi a tutti. Alla mafia, ai grandi imprenditori, adesso ti occupi pure di reali?" Sam ha avanzato l'ipotesi che uno dei nuovi ragazzi salvati sia un reale. Se fosse così mi vergognerei ancora di più per la sua famiglia. Scaricarlo in quella maniera solo perché sterile. Al solo pensarci mi viene da vomitare.

"E continuerò a pestarli finché non la finiranno di creare quei dannati bordelli." Batto il pugno sulla scrivania, spaventando tutti. Ho già usato la mia forza oggi, ma il demone continua a voler uscire. Non mi hanno toccato, non mi hanno nemmeno scalfito, ma questo insiste. Più il fastidio di continuare a ripetere le stesse cose non aiuta. Mi fissano tutti, se serve, non aspetteranno un attimo a rinchiudermi in gabbia.

"Ogni volta parli come se fossi immortale." Andrew sottolinea questa grande stronzata. Provo a respirare, raccolgo le mani sotto al mento e poggio i gomiti sulla scrivania.

"Lo è." Ridacchia Sam, lasciandosi andare nella sedia.

"Comunque sia, noi non lo siamo."

"Andrew, io non so cosa ti stia accadendo. Ma se vuoi tirarti fuori nessuno ti fermerà." Veramente, non riesco a capire cose gli succeda. C'è sempre stato, fin dagli inizi. Cinque minuti fa sembrava tranquillo, più o meno. Adesso viene qua a farmi la solita ramanzina? Non lo sopporto. Hanno tutti una collana, eppure continuano a darmi sguardi preoccupati. Tranne Minho, sembra stia per addormentarsi.

"Io non lascio la squadra. Solo dovremmo darci una calmata. Abbiamo sfondato due bordelli, uno stamattina, l'altro due settimane fa. In più, abbiamo dato fuoco ad uno dei loro covi merdosi. Presto ci faranno una cazzo di sorpresa, grossa come una casa. L'omega era solo un avviso." Il ragazzone inizia ad agitarsi, guarda me, guarda Sam.

"Sai quanti ce ne sono a giro? Devo ricordarti che tuo marito era uno di loro? Finché avrò la possibilità di liberarli, lo farò. Se hai paura, esci. Faremo da soli." Vado dritto al sodo. Sono stanco di vederlo così titubante. Non era così una volta.

"Proprio perché ho un marito e dei figli, ho paura."

"Non iniziate a litigare. Ragazzi è stata una lunga giornata, perché non prepariamo un aperitivo e giochiamo a carte? Devo ancora farti il culo Andrew." Sam prova a fare il pacifista, ma non gli andrò dietro. Le cose vanno chiarite una volta per tutte.

"Proprio perché hai figli e marito dovresti non averne. Sono un motivo in più per combattere e migliorare il cazzo di mondo in cui li hai messi in vita."

"Calmati Hoseok." Sanno che dirmi questo mi fa saltare ancora di più i nervi.

"Parli perché non sai cosa significa. Tu sei solo. Ogni giorno salti da un bordello all'altro come se niente fosse. Ma non tutti abbiamo un demone che ci para il culo, non tutti sono grandi e forti come te." Vederlo andare a parare su certi argomenti, mi fa più male di una lancia nel petto.

"Io non sono solo."

"Tu lo sei e ci stai portando tutti in una missione kamikaze." Mi punta il dito addosso, vorrei spezzarglielo. Io non sono solo e mai lo sarò. Ho la mia squadra, il mio branco e chi mi ama non manca. Nessuno dei qua presenti è obbligato a partecipare.

"Andrew, calmati, santo cielo. Sono venuto qua per parlare, non per vedervi litigare cazzo, la prossima volta torno a casa." Sam si lamenta.

"Esci allora. Vattene. Non capisco perché tu sia ancora qua. Porta il tuo culo in salvo. Nessuno è obbligato a partecipare. Ho tanti altri ragazzi forti come te, non sarà una perdita." Mi alzo, mi metto le mani in tasca e lo guardo dall'alto. Vuole offendere? Offenderò pure io.

"Hoseok, dai."

"Sam, fai la finita, o mando a quel paese pure tu." Andrew si è zittito, mi guarda corrucciato, vorrebbe dire qualcosa ma non lo fa. Si sta trattenendo, un po' meno le vene sulla sua fronte, sembrano star per esplodere.

"Fate come vi pare. Io torno a casa. Quando il vostro culetto da prime donne si sarà calmato, sarò felice di fare una partita a carte. Per adesso buonanotte. Ciao Minho, domani ti porto gli antistaminici per il giovanotto e gli antibiotici per l'altro." Il dottore se ne va, con il solito fare arguto, raccoglie le sue borse, fa un mezzo inchino a tutti e fugge dalla porta. Non è rinomato per essere un grande conversatore, non mi sorprende che se ne sia andato così velocemente. Per quanto riguarda Andrew, sono meravigliato.

"Allora?" Incalzo. Sono pronto a qualsiasi offesa.

"Ne parleremo quando sarai più tranquillo." Ancora. Per loro non sono mai tranquillo.

"Va bene. Vai. Quella è la porta, codardo." La indico, stringendo i denti. Penso proprio che dovrò andare nella gabbia e sfogarmi. Prima ero tranquillo, adesso sono più agitato che mai.

"Io non sono un codardo." Fa subito retromarcia.

"Lo sei più di quanto tu possa immaginare." Si fa avanti, prova a sporgersi sulla scrivania. Io sono pronto. Non aspetto altro.

"Voi due smettetela subito. Tu vai casa e tu esci di qua." Il vecchio Minho interviene, blocca Andrew e lo spinge via, fino alla porta. L'altro mi segue con lo sguardo. Prova a metterci tutta la cattiveria possibile. Ho voglia di prenderlo a schiaffi.

"Posso sapere cosa ti succede?" Chiude la porta Minho, accertandosi che Andrew sia fuori. Non ho voglia di parlare nemmeno con lui. Quindi lo ignoro, ormai è abituato, lo supero e esco fuori dalla porta. Andrew è ancora nel corridoio, si gira a guardarmi, ma io svolto dalla parte opposta. Ho solo bisogno di sfogarmi. Tutto qui. Io non sono solo e mai smetterò di fare quello che faccio, a costo di farmi uccidere.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora