Cap.5 Sogno o realtà?

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"Stai tremando per me"

"Non è vero, ho solo freddo" in realtà non lo sapevo nemmeno io.

"Non mentire a me e a te stessa" sembrava che potesse leggermi dentro.
Siamo soli io e Jonathan, la terrazza è deserta, con Los Angeles come unica testimone di quest'incontro.

Mi ha dato appuntamento in questo locale, ma è vuoto non so se l'ha prenotato tutto per poter rimanere soli o è il loro giorno di riposo.
Nessuno è venuto a disturbarci, solo il cameriere che mi ha accolto per accompagnarmi quassù.
Appena sono salita, la vista mi ha lasciato subito senza fiato, domina la città dall'alto e la fa sembrare sospesa.
Jonathan era di spalle, poggiato alla balaustra, per qualche minuto l'ho osservato senza che se ne accorgesse e mi è apparso bello in maniera esagerata. Un fisico perfetto sull'abito dal taglio sartoriale impeccabile, non poteva essere diversamente, è uno degli avvocati più bravi di tutta Los Angeles, molto richiesto nel suo campo, con una fila interminabile di ragazze che farebbero a gara per un po' delle sue attenzioni.
Il cameriere che pensavo fosse andato via, invece era dietro di me, fa un colpo di tosse per attirare la sua attenzione
"Avvocato Morgan la signorina è arrivata "
Si gira e di colpo il suo viso mi colpisce, i capelli scuri pettinati all'indietro, le labbra morbide, il profilo perfetto, una leggera barba appena accennata, mi guarda in un modo che mi sconvolge, i suoi occhi sono nei miei e sembra che riesca a leggere tutto quello che provo.

Ero ancora arrabbiata, cercavo una spiegazione al suo comportamento degli ultimi giorni, gli ho chiesto d'incontrarci da soli per sapere le sue intenzioni.
Non avevo mai pensato di doverlo incontrare da solo.

Ma adesso che sono qui e l'ho visto, non voglio più sapere, ho paura di quello che potrebbe dirmi, non voglio sapere cosa è successo con Azuelia, e perché l'altra sera si è comportato in quel modo con me.
Lo sto leggendo adesso nei suoi occhi, quello che potrebbe dirmi non mi piacerebbe.
Non lo vorrei ascoltare, ma resto incantata dalla sua voce.
"Ciao piccola" mi saluta avvicinandosi, ha gli occhi fissi nei miei e non sono per niente tranquilla.

"Penso che non sia stata una buona idea venire qui" gli dico tutto d'un fiato.

"Mi hai dato appuntamento perché volevi delle spiegazioni, e ora siamo qui, chiedimi quello che vuoi"
"Non ti voglio ascoltare e vedere, ho cambiato idea" gli dico in maniera convinta.

"Non negare quello che hai provato l'altra sera, lo hai sentito anche tu quello che c'è tra noi"
Si avvicina sempre di più, ma con le mani in tasca, senza avere l'intenzione di fare nulla.
Ma allo stesso tempo mi sento minacciata nel corpo e nell'anima.

"Non c'è niente tra noi, allontanati da me, io amo Paul"

"Lo ami o forse credi di amarlo"

"Ma cosa ne sai tu dell'amore? Sei solo e rimarrai solo per sempre.
Ti circondi di donne solo per riempire il vuoto che hai nel cuore, se ce l'hai pure un cuore"

Appena pronunciate quelle parole mi pentì subito, pensai ai suoi genitori, era cresciuto solo con la nonna ma anche lei l'aveva lasciato presto, non avrei dovuto dire quelle cattiverie.
Non volevo ferirlo o offenderlo, ma non sapevo nemmeno cosa volevo più.
Non volevo che avesse quel sorriso negli occhi quando mi guardava, non volevo sentire quelle emozioni che avevo provato quando mi aveva toccata.

Era cresciuto nella famiglia di Paul, che lo aveva trattato come un figlio, ma quel vuoto non lo aveva mai colmato.

Per questo conduceva la sua vita al limite, agli eccessi, si spingeva sempre oltre le sue possibilità, voleva dimostrare di essere forte e che il destino o il fato che la vita ha scelto per te, nessuno lo può cambiare.

Non ci credevoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora