🌲Capitolo 1🌲

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Un nuovo inizio, una nuova città, una nuova casa e una nuova esperienza da incominciare. Questo era ciò a cui pensavo di andare incontro durante il tragitto in macchina verso la mia nuova meta.

"Ti senti nervosa?", disse Stephanie senza distogliere lo sguardo dalla strada.
"Non proprio, no", risposi io con tono calmo e pacato.
"Io lo sono un'pò per te, ma passerà", aggiunse lei guardandomi con la coda dell'occhio.

Sorrisi, poi mi voltai a guardare fuori dal finestrino.
Grandi alberi ovunque, aria di libertà e mistero, boschi fitti che sembravano nascondere ed abbracciare il loro interno.
A vista mi piaceva molto come luogo, Forks, quella sarebbe stata la mia città finché avrei finito la High School.

I miei genitori erano sempre immischiati in affari e perciò stavano sempre lontano da me e mia sorella; con lontano intendo anche a oceani di distanza.
Il loro lavoro era complicato ma ci permetteva una vita semplice e bella, che purtroppo ci faceva sentire sole.

L'unico modo per sentirci era al telefono o comunque sui social e l'unica persona che mi era rimasta in compagnia era Steph,  ed ora se ne stava andando anche lei.

"Eccoci qui", eravamo arrivate.
Scesi dalla macchina e guardai attentamente quella casetta sotto l'ombra del cielo nuvoloso.
Era davvero carina e si trovava al lato della strada come anche altre case sparse a destra e sinistra. Erano poche e la distanza fra ognuna di esse era ben visibile.

"Sage...", la voce di Steph mi fece risvegliare e quando mi girai la vidi aspettare con il portabagagli aperto.
"Sì scusa", dissi andando ad aiutarla con i bagagli. Erano un bel po' ma insieme li portammo dentro.
Appena entrai vidi che era davvero bello e umile, non c'era bisogno di ridecorare poiché i miei genitori si assicurarono che fosse tutto pronto per il mio arrivo.

Di certo sarei dovuta essere emozionata per un nuovo inizio ma ero così abituata al continuo cambiamento di città che ormai non faceva più lo stesso effetto.
"Come ti sembra?", disse mia sorella.
"Bello", risposi brevemente.

"Non sembri molto convinta"
"Lo so, ma abbiamo viaggiato in così tanti posti che non posso più apprezzare allo stesso modo quello che mi viene offerto"
Lei fece un sospiro e mi prese per le spalle guardandomi malinconica.

"Se qualcosa non va, dovrai solo chiamarmi ok?"
"Certo, tranquilla"
"Mi dispiace che tu debba stare sola", disse poi lei sbuffando.
"Non è colpa mia se hai scelto il college in un altro continente", risposi io sarcastica.
"Vuoi farmi pentire?", disse lei sforzando un sorriso.

Io scossi la testa ed uscì di nuovo per prendere le ultime valigie seguita da lei.
Appena finito ci abbracciamo e vidi Steph asciugarsi una lacrima prima che scendesse.
"Steph starò bene!", dissi con un tono di voce rassicurante.
"Lo so...", si calmò un'pò, "ti ho già fatto l'iscrizione alla High School, tra un paio d'ore riceverai un'email dalla scuola. Ricordati di chiamare o scrivere e se hai bisogno di qualcosa-"

"Se avrò bisogno di qualcosa ti chiamerò, lo hai già detto. Sai bene che me la caverò", interruppi io.
"Vabene, allora ti lascio".
Appena lei disse quella frase sentimmo una porta sbattersi ed entrambe guardammo verso il cortile del vicino che aveva casa praticamente attaccata alla mia.

C'era un uomo alto con i baffi, sulla quarantina che era appena sceso da un furgoncino rosso e arrugginito.
"Oh salve, dovete essere le nuove vicine!", disse l'uomo con un grande sorriso in volto.
"Salve, sì beh solo io a dire il vero", dissi io rispondendo con lo stesso calore.
"Piacere io sono Charlie, Charlie Swan", si presentò appoggiandosi alla bassa staccionata che divideva i nostri cortili e prolungando una mano.

"Io mi chiamo Sage e lei è mia sorella Stephanie", dissi io stringendogli la mano.
"Salve", aggiunse Steph impegnata a trattenere le lacrime.
"Scusa la domanda ma quanti anni hai?", chiese Charlie sistemandosi i baffi.
"Ne ho diciassette signore", risposi educatamente.
"Puoi chiamarmi Charlie e ho una figlia che ha più o meno la tua età, magari andrete d'accordo"

"Grazie Charlie, mi farebbe molto piacere conoscerla", sorrisi.
"Scusate l'interruzione...", mia sorella ci impedì di parlare prendendomi per il braccio.
"Ah sì, mi scusi ma devo salutare mia sorella"
"Perdonate la mia intrusione, non me ne ero accorto", disse lui gentilmente.

"Bene, io vado ok?"
"Sì, guida con attenzione e appena arrivi all'areoporto scrivimi", dissi io abbracciandola un'altra volta.
La guardai salire in macchina ed allontanarsi finché non riuscì più a vederla.
"Come mai ti trasferisci da sola?", Charlie rimase a guardare prima di parlare ancora. Aveva voglia di chiacchierare, era chiaro.

"I miei genitori lavorano in affari e al momento sono oltre oceano mentre mia sorella sta andando all'aeroporto proprio ora per il college"
"Capisco e non è la prima volta che rimani sola vero?"
"Sì esatto, sono abituata ormai e fino a due anni fa avevo qualcuno che veniva a controllarmi sempre ma ora non ne ho più bisogno", spiegai.

"Beh se hai bisogno di aiuto o compagnia puoi chiedere, insomma viviamo a un metro di distanza!"
"Grazie mille", dissi prima di ritirarmi.
Ci dividemmo ed io rientrai in casa mia.

Andai ad esplorarla ed analizzai ogni stanza finché arrivai alla mia camera da letto. Era spaziosa e carina e cosa mi piaceva di più era la finestra rivolta verso il bosco.
Tutti quegli alberi mi facevano sentire viva e il tempo nuvoloso era al quanto piacevole.

Ovviamente avrei sperato in qualche giornata di sole ma nuvoloso era più di mio gradimento.
Decisi di cominciare a sistemare i vestiti nell'armadio ed accomodarmi, poi pensando fra me e me mi accorsi che era la prima volta in cui i miei genitori trovarono un luogo in cui sarei rimasta per più di un anno.
Volevano che finissi le superiori a Forks perché essendo una piccola cittadina senza troppe persone sarebbe stato più sicuro per me.

Un sospiro annoiato uscì dalla mia bocca una volta che finì di sistemare i vestiti nell'armadio, portai le mani ai fianchi guardandomi intorno finché decisi di scendere al piano di sotto e guardare la televisione.
Quel silenzio era al quanto piacevole ma stare lì a fare nulla mi faceva solo sentire sola.

Accesi la televisione e cambiavo canale di continuo non trovando interesse in alcun programma.
Il cellulare vibrò accanto a me e subito lo presi e controllai le notifiche, Steph mi avvisò che era arrivata all'aeroporto e che si sarebbe imbarcata da un momento all'altro.
Pensai alle ore che erano passate da quando mi aveva lasciata e calcolai la distanza fra Forks e l'aeroporto a caso. Sapete la noia fa sempre pensare o fare cose insolite.

Mi ripresi dai miei calcoli quando ricevetti un'altra notifica da lei con un indirizzo.
Scrisse "prova ad andare a questa libreria, magari trovi qualcosa di interessante". 
La mia risata divertita riecheggiò per la stanza e poi le risposi dicendo "sai anche tu che i libri che cerco io sono introvabili"

Lei insistette nel farmi andare a quella libreria ed io cercai in tutti i modi di non farlo perché non mi andava molto. Allo stesso tempo però ricordai che mi stavo annoiando e che quello sarebbe stato un modo per visitare un'pò la cittadina, quindi confermai a mia sorella che sarei uscita e che le avrei fatto sapere.

Non era molto tardi quindi si poteva ancora fare, indossai le scarpe e presi la mia felpa nera per poi uscire sbattendo la porta con noncuranza.
Digitai l'indirizzo sul telefono e così mi apparse il tragitto che avrei dovuto proseguire per un paio di minuti.

Non ci volle molto e nel frattempo il cielo nuvoloso faceva sembrare che fossero circa le otto di sera quando invece erano ancora le sei. Certo stavamo agli inizi dell'autunno e perciò faceva buio prima, ma quella volta furono le nuvole a farmi preoccupare dell'arrivo della notte.

Faceva freschino fuori e l'umidità era percepibile ma la vista della piccola libreria a pochi metri da me, mi fece rallegrare vedendo che era ben illuminata.
Se non aveste capito, io e il buio non siamo mai andati molto d'accordo e la paura fu aumentata quando da piccola venni trascinata svenuta, da un cane randagio che per qualche motivo mi attaccò.

Ebbi appena sette oppure otto anni ma ricordo ancora bene quando mi svegliai e non capivo cosa mi stesse trascinando e dove.

Jacob Black ~ Bloody RealityWhere stories live. Discover now