capitolo 37

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[ Clarke ]





Oggi quando mi sono alzata per grazia divina Stefan non c'era e io non potevo esserne più felice, chi avrebbe mai detto che per regalarmi un po' di tranquillità mi bastava tastare la ruvida coperta ancora non ripiegata che giaceva ormai da un paio di ore sul lenzuolo freddo e vuoto?
Gli ho lasciato un messaggio in segreteria per dirgli che sarei andata a trovare Jenna, la favoletta che stava migliorando è crollata miseramente dato che in realtà è ancora in coma e non ha dato alcun segno di uscirne ma lui stranamente non ha detto nulla a riguardo.
Mi ha richiamato un po' di tempo dopo quando ero intenta a prepararmi il discorso che avrei fatto a Lexa, con scarso successo dato che non sono riuscita a trovare le parole giuste e continuavo a impallarmi, dicendomi che sarebbe stato fuori quasi tutto il giorno per "questioni urgenti", più perfetto di così non poteva andare nulla, così senza esitare una volta appreso che avrei avuto la giornata libera sono corsa da lei.
Quante volte mi sono trovata a bussare a questa porta? Davvero tante, eppure tutte quelle precedenti sapevo di essere gradita ma adesso...non mi scrive da un po' e non ci parliamo da altrettanto tempo quindi non ho idea di come potrebbe reagire nel vedermi.
Poche pare Clarke, bussa e falla finita.
Lexa sembra sorpresa di vedermi ma riesce a preservaree le sue buone maniere.
Indossa una camicia leggera di jeans, pantaloni Lisi e stivali borchiati, inutile che vi dica il colore, mi fa cenno di entrare dirigendosi verso la cucina che si intravede dietro alla penisola.
< Scusa > dice come prima cosa dopo giorni < devo girare i pancakes >
< Pancake > le faccio eco < sul serio a quest'ora? >
< non è mai troppo tardi o troppo presto per i pancakes, se non sei d'accordo puoi andartene >
È una cosa strana e spiritosa da dire e mi ritrovo a ridere mentre chiudo la porta alle mie spalle, la risata mi si spegne sulle labbra quando realizzo il motivo per cui sono qui.
< Volevo parlarti Lexa > in genere si irrigidisce se introduco un discorso con questa frase ma oggi sembra perfettamente rilassata.
< Ti piacciono i pancakes ai mirtilli? > mi chiede ignorandomi completamente ma rivolgendomi il più bel sorriso che abbia mai visto.
< Sicuro > rispondo perché è vero, non per via del suo sorriso, io sono immune a quel sorriso < se i pancakes sono una mossa per la negoziazione potrebbero non funzionare > aggiungo riportando la conversazione sulla giusta strada.
< Ma come no? Sono come piacciono a te e inoltre guarda un po' l'orologio...>
< che devo guardare? >
< sono le quattro >
Improvvisamente un flash di quando, i primi giorni che stavamo insieme, mi ero dimenticata di mangiare per pranzo dato che ero troppo impegnata a dipingere e avevo fatto dei pancake convinta che fosse ora di colazione quando invece era ormai pomeriggio inoltrato, lei era arrivata per il nostro appuntamento e davanti a quella scena non si era trattenuta dal ridere.
Tutto bellissimo. Ma perché li sta cucinando ora dei pancake? Un vampiro come lei?
< Ti volevo parlare > rimarco e finalmente pare prestarmi attenzione incrociando le braccia e appoggiandosi alla penisola con la schiena.
< Perché sei sparita? > chiedo senza girarci intorno < non una chiamata, non un messaggio...niente. Perché? >
I capelli castani le incorniciano il viso, il mento alto e fiero come al solito, la spatola che tiene in mano sembra quasi un coltello scintillante alla luce del sole che filtra dalle immense finestre. Perché riesce a sfoggiare autorità e essere minacciosa anche stando semplicemente appoggiata a un bancone di marmo mentre una padella colma di burro sfrigola dietro di lei?
< Non sono andata da nessuna parte, cioè in realtà ti ho sempre osservato, per tutta la settimana >
< Scusa? > chiedo confusa < Non ti ho mai vista >
< Ovviamente no, se mi avessi visto tu mi avrebbe vista anche anche lui e diciamo che era l'ultima cosa che volevo accadesse >
< Cosa stavi facendo allora? >
< Molto semplicemente stavo appostata dietro la finestra della vostra camera la maggior parte del tempo ad ascoltare le dinamiche della vostra relazione...credo anche di aver rotto un vetro ieri. >
Non dovrei ma arrossisco, pensare che Lexa ha sentito ogni parola che Stefan mi ha rivolto, ogni minaccia, ogni intimidazione e mi ha visto inerme davanti a lui a non reagire mi provoca una profonda vergogna.
< Perché? >
Osserva il pancake nella padella e lo rimuove quando è dorato al punto giusto, lo aggiunge a una pila di altri tre e mi porge il piatto.
< oh no, no, li hai fatti per te >
< ne farò altri, mangia, tanto si raffredderebbero mentre preparo i prossimi >
Uso il burro e lo sciroppo d'acero che trovo sul tavolo e con il suo permesso mi servo una tazza di caffè dalla brocca tenuta in caldo, è forte, ci aggiungerei una spolverata di zucchero ma so che Lexa non lo tiene in casa.
Sono a metà dei miei pancakes e cavolo se sono caldi, soffici e saporiti con esplosioni di sapore aspro e dolce appena mi imbatto nei mirtilli freschi, quando mi ricordo che non mi ha ancora risposto.
< Lexa? >
< Perché l'ultima volta che ci siamo viste ho capito che non potevo semplicemente stare lì ad ascoltare cosa ti faceva e non fare nulla per rimediare a questa situazione > risponde come se le avessi appena posto la domanda.
< Non c'è nulla da fare > sussurro.
< E sinceramente è anche per questo che ho preso una settimana di pausa! > dice alzando il tono di voce.
< Cosa? >
< Perché è come se non volessi che si possa risolvere questa cosa >
< Stai scherzando vero? Io c...>
Mi interrompe con un gesto della mano < non sto dicendo questo, ovvio che non lo vuoi, mi sono immersa solo un po' di ore in quella che è la tua vita, solo da spettatore, e posso confermare che nessuno lo vorrebbe >
< Qual'è il punto? > dico stizzita lasciando cadere la forchetta < Volevi vedere di persona cosa mi faceva perché non ti fidavi di me? Di quello che raccontavo? >
< Non fare la stupida, certo che mi fidavo di te, vi ho spiato tutta la settimana perché volevo trovare un punto debole in Stefan per affrontar...>
< È troppo forte Lexa > lei alza gli occhi al cielo, effettivamente é vero, visto fa fuori potrebbe davvero sembrare che io stia cercando ogni scusa per non far finire questa storia malata con Stefan ma ovviamente non è cosi.
< Se lo dico é solo per proteggerti > sussurro rivelando il mio vero intento.
< Lo so, ed è bellissimo Klarke, davvero te ne sono grata, è stupendo sapere di avere qualcuno che tiene a me in questo modo > dice avvicinandosi e appoggiando le mani sul tavolo < ma dimmi, chi protegge te? >
Deglutisco quel poco di saliva che mi è rimasta e la fisso sperando che riprenda a parlare perché io non saprei cosa dire < Sono un vampiro di quasi 200 anni, tu sei una ragazza di appena 18, certo sei una delle persone più intelligenti e affidabili che conosca ma queste qualità non ti salveranno da quel mostro >
Mi scende una lacrima forse perché mi sono accorta solo ora la verità, verità che esce dalla sua bocca pochi secondi dopo < Non puoi passare la tua vita a sacrificarti Klarke, prima per il giudizio degli altri, poi per tua zia, poi per me...devi fare quello che realmente ti senti per almeno una volta >
Ha ragione, ha perfettamente ragione.
Così lo faccio.
Con ancora la bocca che sa di sciroppo d'acero la bacio cogliendola di sorpresa, cosa c'è Lexa non ti aspettavi che lo volessi fare dopo tutto questo tempo passate distanti?
Se all'inizio era sorpresa piano piano che la mia lingua approfondisce la questione lei si scioglie contraccambiando, non voglio solo un bacio oggi però e pare averlo capito.
Riprendiamo un attimo fiato prima di guardarci negli occhi, cavolo quel verde. Boschi, alberi dal fusto infinito, cespugli colmi di frutti, foreste ancora non esplorate, edera che cresce sulle rocce.
Guardare quegli occhi non mi trasmette delle sensazioni mia provate prima, guardare quegli occhi mi fa pensare di essere sempre stata con lei, di conoscerla da molto più tempo di quanto in realtà io e lei ci conosciamo, di avere...di avere avuto....di avere avuto un'altra vita nella quale, come in questa, non eravamo libere.
< Cose c'è? > chiede accorgendosi probabilmente del mio spaesamento ma la mia risposta non arriva se non con le mie labbra che scorrono sulle sue ancora una volta.
Adesso basta però, la prendo per mano girandomi di spalle e la conduco in camera sua, mi segue senza dire una parola, senza emettere alcun suono e soprattuto senza resistenza.
Mi piace la semplicità che ha scelto nell'arredamento, un semplice letto a due piazze posto al centro della stanza appoggiato al muro, enormi vetrate che compongono la parete esterna dalle quali filtra la luce, un comodino in acciaio con sopra nient'altro che una bottiglia di vino e un enorme armadio grigio, come tutta la stanza, elegante, moderno, che occupa tutta un'altra parete e se lo aprissi sicuro troverei solo vestiti neri.
La luce del tardo pomeriggio filtra dalle finestre illuminando il letto, al tatto le coperte calde a causa del sole risultano estremamente piacevoli ma ovviamente meno delle sua mani che mi scorrono lungo il corpo.
Si siede sul letto e mi guarda tenendomi le mani, adesso é lei che sta piangendo e tutta l'autorità che aveva prima, tutto quel potere e tutta quella minacciositá ora è velato dalla dolcezza che in questo momento sta esprimendo.
Mi chiama a sé e la raggiungo senza esitare, volevi che facessi qualcosa che desideravo davvero? Bene, allora adesso baciami Lexa perché non chiederei nient'altro.
E lei lo fa, prima da protagonista poi lasciandosi guidare fino a che non le sfilo la giacca, ora c'è solo una maglietta a separarmi dal suo corpo e nell'istante in cui la sollevo rimango come paralizzata dalla bellezza dei tatuaggi che le ricoprono tutto l'addome.
Traccio i contorni di quei segni solcati dall'inchiostro e dei brividi si risvegliano in me, la tentazione di chiederle che significato abbiano è molto forte ma quella di stare con lei ancora di più, per le domande ci sarà tempo dopo.
La mia di maglia poi ci mette poco a raggiungere gli altri vestiti sul pavimento, ci eravamo fermate qui anche l'altra volta, adesso che mi ricordo, ora però il mio telefono é spento e ben chiuso nella tasca dei pantaloni.
Lexa prende il sopravvento ma non è aggressiva, fa tutto con un'estrema gentilezza e grazia che pare averlo già fatto altre mille volte e pensare che nessuna di quelle era con me mi fa infiammare di gelosia, gelosia che smaltisco subito quando prende a baciarmi il collo.
Ho gli occhi chiusi in questo momento perché voglio sentire tutto in modo più amplificato e solo togliendo uno dei cinque sensi posso farlo, piano, molto piano scende fino a raggiungere il mio seno e proprio mentre la sua lingua stava scoprendo una delle mie parti più sensibili la sento fermarsi e aumentare la presa delle dita talmente tanto da farmi male al braccio.
Così apro gli occhi e vedo la sua espressione mutata, la gelosia che prima aveva stupidamente assalito me ora pare aver trovato una nuova ospite che unendola alla rabbia ha iniziato a covare rancore.
< Cosa hai Lexa? > le chiedo accarezzandole gli zigomi alti ancora umidi per le lacrime di prima, non aspetto una sua risposta, semplicemente seguo la direzione del suo sguardo che si fisso sul mio seno sinistro dove un livido troneggia tra il pallore della mia pelle.
Allora la bacio, come se fosse una medicina per scacciare ogni preoccupazione, ogni male, oggi le mie labbra e la mia pelle devono essere questo per lei < lui non è qui adesso > sussurro < non mi può fare male ora >
La sento un'altra lacrime che é caduta sul mio viso ma non proveniva dai miei occhi, bensì dai suoi, la bacio ancora, ancora e ancora finché non sento che i muscoli del suo volto si rilassano tanto da permetterle di accennare un lieve sorriso.
E poi ricomincia il percorso che prima aveva lasciato a metà evitando accuratamente il livido che le mani ,si certamente esperte, ma al contempo indelicate e rudi di Stefan avevano creato, la sua lingua volteggia sulla mia pelle facendola increspare, ho provato mille volte questa sensazione di fuoco mentre la baciavo e ora tutto sembra davvero amplificato e non solo perché ho chiuso gli occhi, ma anche per i suoi movimenti.
Sopratutto per i suoi movimenti.
Le sue mani mi toccano i fianchi e piano piano scendono fino a togliermi l'ultimo indumento che mi separa da lei e mentre la sua lingua continua a volteggiare tra il mio seno e ad esplorare ogni centimetro di pelle che ora sento bruciare le sue dita scorrono lungo il ventre procurandomi invece forti brividi che contrastano la sensazione di calore.
Com'è possibile avere caldo e freddo allo stesso tempo? Com'è possibile provare tutto questo amore per una sola persona? Forse a certe domande le risposte non ci sono proprio e anche io smetto di pensarci quando finalmente le sue dita entrano dentro di me.
Non c'è voluto molto, lo confesso ero già particolarmente eccitata ma voglio dire, guardatela! Chi non lo sarebbe in questo momento?
Le mie mani vanno a cercare il suo viso e si stringono intorno ad alcune ciocche di capelli che lisci e setosi ricadono sul mio corpo nudo solleticandolo appena mentre le sue spinte si fanno sempre più insistenti.
Non c'è dolore, non c'è rimpianto, non c'è amarezza, non c'è ricatto, solo amore, ecco come dovrebbe essere il sesso, ecco come dovrebbe essere qualunque cosa, lei non dice nulla ma con i suoi movimenti e con quelle spinte date nel momento perfetto, esattamente nell'istante in cui sento di averne più bisogno, é come se mi stesse raccontando tutto.
È come se mi stesse rispondendo silenziosamente a un "ti amo" che non faccio altro che pensare ma non le ho mai detto.
E tutto questo é meraviglioso.













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The vampire diaries- ClexaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora