12. Notizia p.t.5 (mpreg)

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//Lo so, troppo drammatico, la prossima volta cercherò di contenermi!//

(Continua...)

Derek riposa abbracciando Stiles di spalle, sono distesi a letto e il ragazzo ha bagnato il cuscino con le lacrime, sono due giorni che non esce dal letto se non per andare in bagno, non mangia, non dorme, resta sdraiato senza muoversi, senza parlare e piange versando lacrime infinite. Piange perché suo padre ha mandato la Monroe ad uccidere Derek, piange perché ha messo in pericolo la vita del branco, piange perché per poco Derek non uccideva lo sceriffo, piange perché lui non è morto, vorrebbe essere morto, perché sa che la Monroe non lo voleva veramente uccidere o avrebbe fatto rivoltare un'intero branco contro di lei, lei ha mirato nel punto preciso, dove non ci sono organi vitali, non ha spinto troppo a fondo, ma abbastanza da porre fine ad una vita che nemmeno era cominciata...Per quelle poche ore in cui Stiles ha saputo di aspettare un bambino è stato così felice e così spaventato, ha lottato per lui, ha rinunciato al padre per lui, ha amato, ha odiato e ha perso tutto, non è riuscito a proteggerlo. Deaton gli aveva messo dei punti e la ferita è stata coperta con una grande garza bianca, la ferita si è chiusa, ma non è guarita, quel vuoto dentro, quella voragine resta immortale nel cuore del ragazzo.

All'inizio era così spaventato dalla notizia e invece alla fine non voleva altro che un'ora in più per godersi la consapevolezza di aver creato un miracolo, Stiles sa che non è riuscito a vivere quei momenti preziosi, li ha passati piangendo e svenendo e litigando, ma pensa anche hai baci, alle parole di Derek, ma sono due lucciole in una tempesta che inevitabilmente smettono di lottare e si spengono. Derek gli sta accanto tutto il tempo e prova a parlargli, ma lui non lo sente mentre rivive come in un loop quel giorno, quel momento. Derek prova a convincere il ragazzo a mangiare, ma ogni volta Stiles chiude gli occhi e caccia un urlo o due, non parla, non più. Ogni tanto alcuni del branco lo vanno a trovare ma lui non li guarda mai negli occhi, non ascolta le loro parole, non registra nemmeno la faccia preoccupata di Scott quando si aspettava una qualche reazione da parte del ragazzo che non arrivò, Scott sperava che Stiles non fosse morto dentro, ma quella era la dimostrazione perché nemmeno il suo discorso lo aveva smosso di un millimetro, nemmeno la grande notizia che doveva almeno risvegliarlo...-Niente, non ha fatto niente, gli ho detto che la Monroe è morta e che i cacciatori si sono dispersi e niente...E' così da più di due settimane ormai, Derek, devi portarlo all'ospedale- Derek sospira mentre chiede incerto: -gli hai detto come?- Scott risponde furente: -certo! Gli ho detto di come la polizia l'abbia trovata e gli abbia sparato, perché non voleva posare l'arma! Gli ho detto che è stato Parrish, ma lui non ha reagito- Derek sospira e dice sconfitto: -se lo faccio parlare resta qui- Scott alza le sopracciglia dicendo acido: -sono due settimane che non parla, non ci riuscirai, devi portarlo in ospedale- Derek si schiarisce la voce per poi dire sicuro: -Noah, puoi entrare- lo sceriffo fa capolino all'interno della stanza, Scott sgrana gli occhi mentre lo sceriffo dice subito teso: -io non volevo, ero...Ero ubriaco quando ho incontrato la Monroe- Scott vorrebbe ribattere, ma capisce cosa Derek abbia in mente, perciò lascia che lo sceriffo entri nella camera da letto. Noah si immobilizza appena nota la figura esile e magra del ragazzo sotto le coperte, il viso pallido e bagnato dalle lacrime, gli occhi fissi in un punto indefinito della stanza, è chiuso a riccio verso un lato del letto, gli zigomi sono più affilati, le ossa più visibili, i capelli sono spenti e secchi, gli occhi vuoti e contornati da grandi linee scure. Lo sceriffo prende una sedia e si mette davanti alla traiettoria dello sguardo del figlio, ma lui non lo vede neanche finché non sente la sua voce: -Stiles, cosa ti è successo- dice con voce spezzata lo sceriffo, gli occhi del ragazzo vacillano mentre si spostano su un altro punto della stanza, altre lacrime solcano il viso pallido mentre il padre riprende la parola: -io volevo Derek morto, ero ubriaco, ma per quello che ti ho detto quando...Non ci sono scuse per quello che ti ho fatto, so che soffri per...Per quello che hai perso. Sono qui per starti accanto, sono tuo padre- gli occhi di Stiles puntano all'improvviso la figura del padre mettendola a fuoco, lo osserva con sguardo accusatorio, i muscoli si sono irrigiditi mentre le lacrime sono cessate, i lupi da dietro la porta sentono il cuore del ragazzo accelerare. Lo sceriffo continua dicendo a capo chino: -Stiles, ti chiedo scusa con tutto me stesso, sono tuo padre e ho lasciato che venissi trascinato in questa guerra, in qualcosa che non ti riguarda, ho lasciato che ti innamorassi di Derek, ho lasciato che ti distruggessi, capisco il tuo dolore figliolo, sono qui per portarti a casa- Stiles adesso potrebbe reagire in due modi, urlare come fa quando non vuole essere toccato, o ritornare a piangere in silenzio, ma resta immobile a guardare negli occhi il padre per capire se stia scherzando, se non pensi veramente quelle cose, si mette a sedere sul letto continuando a guardarlo, lo sceriffo aggiunge: -è stato meglio così, non avresti retto la responsabilità di essere un padre- Stiles scatta sibilandogli in un sussurro: -tu non sai niente- la voce esce fuori roca e rotta, da troppo tempo non veniva utilizzata per formulare parole, ma adesso aveva così tanto da dire. Stiles scende dal letto ondeggiando, trema dalla rabbia mentre dice con più forza: -tu non hai la minima idea di come mi senta- la voce si rafforza mentre Stiles sputa fuori le parole: -non osare dire che è la cosa migliore, tu non sai niente! Tu non sei niente per me, non più! Tu non sei nessuno, tu non fai più parte della mia famiglia, tu hai quasi ucciso l'unica persona che amo, tu mi hai rovinato gli unici momenti in cui sarei dovuto essere felice! TU ti scusi dicendo che non dovevo conoscere Derek, dicendo che dovevo lasciare il mio migliore amico in mezzo a tutta questa merda! La mia vita è migliorata con loro, mille volte meglio che stare con te! Tu ti giustifichi per aver quasi fatto uccidere Derek perché è colpa mia? No, non è colpa mia, è colpa tua, perché non sei in grado di vedermi felice! No, tu non sei mio padre, no...Va via, vattene!- Urla con tutto il fiato che ha per poi prendere una lampada dal comodino e lanciarla addosso al padre che indietreggia per poi uscire di fretta dalla stanza, non guarda nemmeno i due lupi sconcertati mentre esce dal loft di corsa con le lacrime agli occhi e rosso dalla rabbia. Derek si affaccia alla stanza e nota la lampada a pezzi per terra, sospira raccogliendola, Stiles è in piedi davanti a lui e inaspettatamente si avvicina e lo aiuta a raccogliere i pezzi, Stiles sussurra: -scusa- Derek alza lo sguardo sorpreso e risponde subito: -per che cosa? Per due settimane d'inferno, per la lampada o per tuo padre?- Nella sua voce traspare un velo di tristezza, Stiles sospira mentre risponde con nostalgia: -la lampada, era italiana e costosa...E per le due settimane che ti ho lasciato in bianco sia di parole che di...Beh, scusa, io non riuscivo a non pensare a...Ho rivissuto quel momento centinaia di volte e...Ho capito soltanto adesso...Avevo bisogno di tempo per superarla- Derek commenta sereno: -avevi bisogno di sfogare la rabbia che ti tenevi dentro, almeno qualcosa è scattato- Stiles sospira e mormora: -è stato quello, ho capito di cosa avevo bisogno, dovevo guardarlo negli occhi, volevo capire se lui fosse davvero così, dovevo averne la certezza...-Il ragazzo si alza in piedi ma sente le gambe cedere, viene preso prontamente dal lupo che lo fa stendere sul letto per poi dire: -ti vado a prendere qualcosa da mangiare- il ragazzo sta per ribattere ma Derek esce subito lasciandolo da solo, ma non per molto visto che in camera compare Scott che dice subito: -tutto bene?- Stiles sospira per poi dire con voce roca: -la tempesta si è fermata e ho ritrovato la bussola, ma sono comunque in alto mare- Scott accenna un sorriso riscontrando alcuni tratti del carattere del ragazzo riemergere, così dice convinto: -allora non sei morto- Stiles fa una smorfia simile a un sorriso mentre commenta sarcastico: -no, soltanto in coma- Scott chiede con un filo di voce: -ne eri consapevole?- Stiles sospira pesantemente mentre risponde sorprendendosi di trovare subito una risposta, fino a pochi attimi fa non ci sarebbe riuscito: -no, rivivevo quel momento ancora e ancora, non registravo niente di quello che accadeva qui, ma adesso è come se avessi sentito tutto, come se ci fossi stato...Lui mi ha fatto scattare come una molla- Scott annuisce mentre nota che il colorito del ragazzo sta migliorando insieme allo stato emotivo, la tempesta è finita, ma i danni ci sono ancora. Derek entra in stanza con in mano alcune prelibatezze di cui Stiles va matto, ma il ragazzo storce il naso non riuscendo nemmeno a guardare il cibo, Derek sospira dicendo: -Stiles, ti prego, non so nemmeno come tu faccia ad essere ancora vivo- Stiles da una leggera occhiata al cibo, ma l'unica immagine che gli viene in mente è il coltello conficcato nell'addome, il sangue, lei...Le lacrime minacciano di scendere mentre il suo odore si impregna di senso di colpa, paura e rassegnazione, i lupi si guardano preoccupati e Derek dice rassegnato: -va bene, una cosa alla volta, almeno adesso parli e sei presente, almeno sei...Reattivo, ecco- Scott chiede a bassa voce: -chiamo mia madre?- Derek annuisce velocemente, Melissa potrebbe trovare un modo per aiutare Stiles, magari non somministrandogli le energie via flebo come l'ultima volta, Stiles si era strappato via l'ago tagliandosi il braccio e perdendo abbastanza sangue da creare una pozza lucida sul pavimento, Derek scaccia via quel ricordo osservando attentamente il compagno che finalmente lo guarda negli occhi con una scintilla che non vedeva da troppo tempo.

(Continua)


-I don't

know what's

killing me

more; talking

to you or

not talking

to you-

One shot & Humor Sterek/ Teen WolfWhere stories live. Discover now