𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚠𝚎𝚗𝚝𝚢-𝚘𝚗𝚎

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  𝘍𝘢𝘮𝘪𝘭𝘺

Erano passati un paio di giorni dall'introduzione di Eren nella squadra e, sfortunatamente, il nostro improvviso trasloco fece sì che mi ritrovassi a condividere la stanza con Luna e Petra

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Erano passati un paio di giorni dall'introduzione di Eren nella squadra e, sfortunatamente, il nostro improvviso trasloco fece sì che mi ritrovassi a condividere la stanza con Luna e Petra.

Nulla di male a prima vista, ero ormai abituata a trascorrere le mie giornate con loro, anche se la rossa sembrava non volermi dare un attimo di pace.

Le mattinate e i pomeriggi, fatta eccezione per i soliti screzi che si creavano tra di noi, passarono abbastanza tranquillamente tra risate e allenamenti, mirati a lavorare sulla nostra atleticità.

Il castano dagli occhi verdi, nel corso di questi ultimi, si era innamorato dell'innovativo quartier generale del corpo di ricerca e, soprattutto, dei suoi nuovi compagni.

Io, dal mio canto, ero molto felice che si fosse inserito nel gruppo con così tanta facilità, ma lo ero ancora di più della fiducia che essi avevano iniziato a riporre in lui.

Anche io, da quando eravamo giunti lì, avevo tentato di fare del mio meglio per andare d'accordo con il resto del team, nonostante il cameratismo non fosse mai stato la mia specialità.

All'interno di quella che noi chiamavamo "Resistenza"mi ero sempre isolata, scambiando qualche parola oltre che con Luna e Aaron solo con poche altre persone, ad esempio Ciara e Tsuki, entrambe ragazze che avevano ancora una vita davanti.

La gente lì aveva capito che non ero una persona con cui scherzare, motivo per cui, anche se ci volevamo tutti un gran bene, la maggior parte di loro provava a mantenere un certo distacco al di fuori delle missioni.

Qui, però, tale mio tratto caratteriale pareva non essere un deterrente, bensì un incoraggiamento per avvicinarsi di più a me.

Se Petra non era impegnata a perseguitarmi o a implorarmi di intrecciarmi i capelli, Oluo metteva a dura prova la mia pazienza, insieme alle sue sciocche imitazioni di Levi, che mi lasciavano sempre uno strano sapore in bocca.

Eld e Gunther, invece, erano dei tipi apposto. Non mi avevano infastidita molto durante la nostra convivenza, ma avevo notato come parlavano a bassa voce ogni volta che ci trovavamo nella stessa stanza, quasi per cercare di leggermi dentro senza successo.

Sebbene quanto mi addolorasse mentalmente, come ho già detto, feci il possibile per integrarmi ancora meglio.
Certo, non avrei mai permesso a Ral di utilizzarmi come manichino, però cominciai a provare piacere a trascorrere qualche momento con lei, mentre fantasticava ad occhi aperti sul nostro capitano.

Con quest'ultimo, a proposito, a differenza di tutti gli altri, non feci nemmeno una parvenza di sforzo in tal senso.

Odiavo il modo con cui mi guardava, che lasciava trapelare in parte curiosità e in parte disprezzo.

Di tanto in tanto, durante alcuni addestramenti, i peli sulla nuca si rizzavano e percepivo un paio di occhi curiosi vagare lungo tutto il mio corpo.

Non ero sicura del perché, ma qualcosa dentro di me mi diceva che si trattasse di lui.

"Meghami! Stai prestando attenzione?" La voce di Ackerman mi risvegliò dalla trance in cui ero caduta, facendomi leggermente sobbalzare.

Mi riscossi dai miei pensieri e, senza esitare, saltai giù dalla sbarra di metallo su cui ero rimasta in equilibrio fino a quel momento.

All'inizio di quella giornata infernale, egli aveva deciso che avessimo bisogno di esercitarci nell' uccidere i titani.

"Sì, non sono un cane, non hai bisogno di chiamarmi all'ordine ogni due secondi"sbottai, infastidita dal fatto che lui avesse sentito il bisogno di riprendermi davanti agli altri.

Oluo e Petra si scambiarono uno sguardo d'intesa, per poi condividere un sorrisetto divertito, mentre Luna, Eld e Gunther alzavano gli occhi al cielo.

Stavamo praticando lo stesso riscaldamento nella palestra interna alla struttura ormai da ore.

All'inizio rimasi meravigliata dall'attrezzatura d'acciaio e dai finti-ma realistici- giganti, anche se il mio stupore venne ben presto sostituito dalla confusione più totale.
Perché dovevamo allenarci per forza durante un temporale?

"Smettila." Ribatté Levi a denti stretti, serrando i pugni.

Non volendo ricominciare un litigio, mi limitai ad alzare le mani in segno di resa, prima di ritornare al mio posto sulla sbarra.

L'allenamento non era una scienza missilistica, eppure il nano era super deciso a volerlo ripetere un milione di volte.

Forse stentava a crederci che ce la sapessimo cavare bene, ma non poteva sottovalutarci così. In fondo eravamo un equipe di alto rango all'interno del corpo di ricerca e, ognuno a modo suo, portava alle spalle anni di esperienza.

Castigarci con un addestramento tanto semplice era davvero noioso.
Esso, fondamentalmente, prevedeva che Oluo e Petra fungessero da distrattori per il fantoccio, mentre Luna e Gunther si sarebbero dovuti occupare delle braccia, dando così l'occasione a Ed per sferrare il colpo finale al finto mostro.

E io? Beh, ero stata messa in disparte, poiché il mio ruolo era quello di perlustrare con lo sguardo la zona, tenendo d'occhio l'arrivo di eventuali titani e intervenendo solo se la situazione lo avesse richiesto necessario.

Avevo passato tre ore intere in piedi su un "ramo" artificiale, in attesa di un'opportunità che non era mai arrivata.

Avrei preferito di gran lunga pulire le stalle insieme ad Eren.

"Ancora!" Ackerman urlò di nuovo, facendo ripartire il noioso attacco.

Ral e Bozado eseguirono-come sempre-il loro compito alla perfezione, tagliarono i talloni del pupazzo con grande precisione.

Luna e Gunther incisero profondi tagli nelle braccia fasulle del grande oggetto, sorrisi alla vista dei miglioramenti compiuti dalla mia migliore amica.

Quando arrivò il turno di Ed, però, notai un velo d'incertezza dietro le sue azioni.

Le migliaia di volte precedenti, lui era sempre stato bravissimo, dimostrando una capacità di cogliere l'attimo strabiliante, ma ora, stranamente, aveva appena compiuto il più banale errore da principiante: si era incastrato nelle sue stesse funi.

Prima che uno degli altri potesse fare qualsiasi cosa per aiutarlo, decisi che finalmente fosse giunto il momento per entrare in azione.

Guidata dall'istinto, lanciai il mio corpo verso quello dell'ammasso di gomma, tirai fuori le lame e, con un colpo secco, gli tranciai la testa, che cadde al suolo con un enorme tonfo.

Per un secondo mi ero dimenticata che non si trattasse di un vero Titano e avevo finito per utilizzare quasi tutta la mia forza.

Dopo essere atterrata, ghignai, orgogliosa della dimostrazione appena data a quell'idiota.

Quando la squadra mi si avvicinò per complimentarsi e darmi leggere pacche sulle spalle, sentii le mie guance arrossarsi.

Era questo che si provava davvero a far parte di una famiglia?

To the one I lovedWhere stories live. Discover now