I - Come una volpe in una tana

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Passerine

blujamas, thcscus (blujamas)

Estratto:

"Capisco. Hai sentito che il posto che amavi era in pericolo e quindi sei tornato, ma io non- solo che- perché non mi hai portato con te?" Eccolo qui, finalmente. Lo sfogo, o qualcosa di simile. "Gli avrei dato la caccia con te, Philza, alle persone che hanno fatto questo alla tua città. Ti avrei offerto la vendetta su un piatto d'argento. Ti avrei dato il mondo"

Philza non sembrava sentirsi in colpa, sembrava solamente stanco "Non li ho uccisi, però"

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Note:

Technoblade e Philza sono vecchi immortali, Tommy e Wilbur decisamente no. Ne consegue l'angoscia (Vedi fine capitolo per ulteriori note)

Capitolo 1: Come una volpe in una tana (come un'aquila in un nido)

Riepilogo:

Le voci lo portavano in regni, contee e città - non gli importava cosa gli offrissero in cambio; le voci non chiedevano moneta, chiedevano sangue. Aveva combattuto per uomini audaci e uomini stupidi, re avidi e ribelli con occhi stellati. Aveva combattuto per eserciti destinati a fallire e li aveva trascinati alla luce della gloria. Non ricordava più con quanti alleati avesse combattuto - dopo un po', i loro volti ed i loro nomi erano sbiaditi nei meandri della sua nebulosa memoria.

E poi c'era stato l'Angelo della Morte.

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Oppure, l'eternità, gli imperi e gli imperatori che li governavano

Testo del capitolo:

Doveva aver avuto una vita prima di questo. Una madre, un padre, una casa. Forse sorelle o fratelli. Ma era passato così tanto tempo - troppo tempo - e ora tutto ciò che conosceva era questo dannato gioco. Le sue mani non conoscevano altra forma che i pugni stretti attorno a una spada che muoveva eternamente, e che trovava il suo bersaglio attraverso pelle ed ossa.

Avevano provato tutti a scappare, ovviamente. Avevano costruito muri e si erano nascosti negli angoli più bui, ma lui li aveva sempre trovati. A volte, avevano implorato. A volte, avevano scelto di saltare dalle scogliere piuttosto che affrontare la resa dei conti. E a volte lo fissavano con uno sguardo vuoto come il suo e accoglievano la morte a braccia aperte. Erano quelli che invidiava di più.

Technoblade non muore mai, sussurravano intorno ai fuochi da campo e alle pire funerarie.

Pregò che non fosse vero.

Le voci lo portavano in regni, contee e città - non gli importava cosa gli offrissero in cambio; le voci non chiedevano moneta, chiedevano sangue. Aveva combattuto per uomini audaci e uomini stupidi, re avidi e ribelli con occhi stellati. Aveva combattuto per eserciti destinati a fallire e li aveva trascinati alla luce della gloria. Non ricordava più con quanti alleati avesse combattuto - dopo un po', i loro volti ed i loro nomi erano sbiaditi nei meandri della sua nebulosa memoria.

E poi c'era stato l'Angelo della Morte.

Era una di quelle pochissime persone con una reputazione pari a quella di Technoblade. Aveva sentito parlare dell'angelo attraverso storie sussurrate e frammenti di pettegolezzi da taverna. Ho sentito che ha le ali di ossidiana, diceva un cliente ad un altro davanti a una tazza di birra. Ho sentito che una volta ha massacrato un intero esercito, da solo. Fa paura anche al Dio Verde.

Technoblade aveva cominciato ad immaginarsi un uomo spietato, un macellaio immortale con il suo stesso ghigno miserabile. Invece era solo Philza.

Si erano incontrati per caso, in una terra di ghiaccio e di neve. Ne era stato indifferente, ma avevano fatto un rapido lavoro, insieme, prima come alleati e poi come amici. In tutto questo, Philza aveva sorriso invece di ghignare, riso invece di ridacchiare. Nei giorni più tranquilli, passavano il tempo con tè e scacchi, meditazioni silenziose che calmavano le urla nella testa di Techno, anche se per poco.

Passerine - Traduzione ITAWhere stories live. Discover now