{Bonjour, mon petit.} Parte uno.

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Eccomi qui,
anzi, eccoci qui.

Weed, trasferita in un'altra città.
In realtà, in un altro stato, continente oserei dire.

Cosa poteva inventarsi una stramba ragazzina, ormai divenuta un po' donna, dei bassi fondi di Brooklyn, ora, lì, nella bellissima e mozzafiato Parigi?

Parigi...già!

Perché proprio Parigi?

Ero da sempre un'eterna romantica.
Credevo, ormai vicina ai miei ventidue anni, ancora nel grande amore.

Sognavo una favola.
Sognavo di vivere la mia di favola, il mio lieto fine. Sognavo di non essere più me stessa, ma di essere una nuova persona. Sognavo di diventare migliore; migliore verso me stessa e, migliore con le persone che da lì, al futuro, mi avrebbero circondata.

"Cazzo, ho fame!" Blaterai da sola, in realtà non proprio. Ero alla fermata della metropolitana. Avevo visto, quella mattina, l'offerta della colazione di uno dei tanti bar Parigini. Erano le sette del mattino circa, poco più, poco meno. Ero diretta al lavoro.

Esatto, avevo un lavoro!

Quel giorno, quel fatidico e ormai lontano giorno, quando decisi di lasciare la mia vita a New York, lasciai a casa anche tutte le mie American Express. Avevo portato con me lo stretto necessario, quel tanto che mi avrebbe permesso di mantenermi, almeno per i primi tempi, in una nuova città. Non ci misi molto a trovarmi un lavoro, non oserei dire stabile, poiché lavoravo in una pasticceria.

Come avevo trovato quel lavoro?

Bene...

Quando ero giunta a Parigi, per i primi giorni se non per le prime due settimane, vagavo sempre senza una meta. Va bene, avevo speso i miei soldi in vari ristoranti. Adoravo la cucina Francese. Adoravo quella loro raffinatezza nel cibo. Avevo alloggiato in uno dei migliori hotel a cinque stelle e avevo praticamente il conto al verde neanche poche settimane dopo.

Una sera, mi ritrovai, come sempre, da sola, in un bar della città. Era una fredda notte di febbraio. Ero entrata in quel locale, alla ricerca di qualcosa da bere. Da lì, conobbi quella che ad oggi era divenuta la mia coinquilina, nonché una grandissima amica.

Rachel: ragazza umile, dolcissima, con tendenze mascoline e preferenze sessuali verso le donne. Vorrei precisarlo poiché mi aveva fatto delle avance. Ad oggi, insieme, ci ridiamo su, ma li per lì ne ero imbarazzata e anche un po' lusingata. Rachel è la nipote dei due rimpicoglioni, no, cioè dei due dolcissimi nonnetti con cui lavoro. Esatto. Ho trovato lavoro grazie a lei. Non passò molto da quella sera, che poi ci rivedemmo una seconda e poi una terza. Fino a giungere al momento in cui dovevo tutto a lei.

Mi era stata vicino sin da subito.
Rachel, mi aveva ospitato in casa sua.
Rachel mi aveva, da quella prima sera che la conobbi, cambiato praticamente la vita.

Perché? Beh, lei aveva un coinquilino.
Abitava con un ragazzo; Noël...

Noël è quel tipico ragazzo, uomo, che potrebbe far innamorare chiunque lo guardasse solo negli occhi.

Inizialmente sembrava arrogante, diffidente, stronzo, insomma, bello da togliere il fiato. Biondo, biondo scuro, con occhi magnetici. Uno sguardo ed uno stile che mi ricordavano Harry.

Avevo avuto il coraggio di nominarlo e, di nominare Harry, non ero neanche più degna.

Ritornando a Noël...

Beh, fu lui, da lì a poco, a non riuscire più a togliermi gli occhi di dosso.
Dal momento in cui, grazie a Rachel, vivevamo tutti e tre sotto lo stesso tetto.

Call me Daddy 3.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora