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Non riesco a chiudere occhio, stanotte.

Perché? Lo so, e non voglio ammetterlo. Ma lo sento, non posso ignorare il suo fiato sul collo e i gradi celsius del suo corpo. Marco sta dormendo come un sasso, steso al mio fianco. Mentre io... sto mettendo seriamente in dubbio la mia sessualità.

Partiamo dal presupposto che ho voglia; una voglia matta di masturbarmi, anzi, di essere masturbato. Dovrei vergognarmene? Per anni la mia unica compagnia è stata 'Federica, la mano amica' e ne ho piene le palle, letteralmente. Sono un uomo, ho del bestiale in me anche se ho la faccia da angioletto con tanto di occhioni azzurri. Mi mancano terribilmente delle mani di donna, dei seni, la vagina in generale. Questa è la premessa.

Che faccio? Vado in bagno e mi tocco sulla tazza del cesso? Che tristezza. Non so quante volte ho desiderato di trovare una ragazza e accoppiarmi con lei in tutti i modi, luoghi e laghi possibili immaginabili. Ho passato anni a immaginare di avere un altro corpo con me, da poter toccare, penetrare, qualsiasi cosa, insomma.

Ma c'è Marco, qua, che è grosso e peloso.

Ha un grande pacco in mezzo alle gambe e che il cielo mi fulmini se continuo a pensare e ripensare cose strane. Sono stanco e ansioso, sempre agitato, stressato. Ho bisogno di un abbraccio, anche casuale. Ho bisogno di avere un orgasmo contro una pelle umana, che mi sostenga e mi rassicuri. Anche se significasse mandare al diavolo la mia 'etica sessuale'.

Struscio come un serpente lungo il materasso, fino ad avvicinare il mio viso al suo. Sento il respiro bollente di Marco e mi abbasso per appoggiare la testa al suo petto. Rimango avvinghiato ma immobile. Non è così male.

Sento il suo cuore battere, e mi sento... immensamente grato, per questo. Marco è un miracolo. Anche io lo sono, dato che entrambi ci siamo rivelati immuni dal batterio letale che ha eradicato la razza umana dal pianeta.

Sto anche abbastanza comodo; i suoi pettorali sono gonfi come gusci di cocco convessi, mi sento strano a sentire il profumo della sua pelle nelle mie narici. Oltremodo strano, non ho mai pensato a un uomo in modo così ossessivo. Sa di bue muschiato, dopobarba e un lontano retrogusto di birra. Decido che mi piace. Dio, sto seriamente correndo il rischio di rovinare tutto. Se si svegliasse ora, mi picchierebbe. Marco ha tutta l'aria di essere il tipico torero straight, virile e inflessibile. Ho avuto il mio abbraccio? Bene, posso anche staccarmi.

No, troppo tardi.

Lo sento muoversi pericolosamente e non faccio in tempo a spostarmi. I suoi occhi da pesce palla si aprono sulla mia faccia.

"Che... stai facendo, Alex?"

No, non mi arrampico sugli specchi. "A-ehm, morivo di freddo. Mi si stava gelando il culo, senza la stufa a carbone. Così ti ho abbracciato."

Esatto, non mi sono ancora districato da lui. Il mio ginocchio destro è scivolato tra le sue tibie, e ho le braccia allacciate alla sua schiena nuda e rovente come un termosifone. Sto pregando che non si agiti troppo.

Lo sento sospirare appena. Marco pensa che ci sta; ringrazio qualche santo random di non essere passato per un ambiguo molestatore. "Fai come vuoi" sussurra.

Quando sento le sue dita sfiorare la pelle esposta della mia nuca, mi mordo le labbra. Il bello è che non l'ha fatto apposta, sono io ad essere ipersensibile a tutto questo. Chiudo gli occhi, lottando contro me stesso.

Non può essere.

Il fuoco tra le mie gambe non può essere vero. Non con un uomo, per giunta etero e mezzo sconosciuto. Sono bigotto? Forse sì, fatto sta che non mi sento più me.

L'eterosessualità era l'unica certezza rimasta. Invece no. Devo mettere in discussione anche questo, oltre al senso della mia sopravvivenza in generale dopo la pandemia. Mi viene da piangere, cazzo: ho un'erezione per il nulla, mentre questo qui si è beatamente riaddormentato.

Non posso tradire la fiducia di Marco. Non devo...




"Gesù, hai del viola sotto agli occhi. Ma hai dormito sì o no, stanotte?"

Come dargli torto. Marco è il solito orso amichevole, stamattina. Io sono nervoso, molto. La suddetta presa di coscienza mi ha a dir poco destabilizzato. Lui è tranquillo, grazie al cielo. Mi sentirei una merda se cominciasse a dirmi cose del tipo: 'Hey, amico, sei frocio, per caso? Tieni le mani a posto! Da oggi le regole cambiano: niente più carinerie'. Già me lo immagino e fremo dalla vergogna.

"Soffro d'ansia, poi... l'insonnia" biascico, e con questo ho detto un paio di verità.

Marco annuisce, comprensivo. Afferra del vecchio zucchero nella dispensa e se ne versa un cucchiaino nel caffè. "Potevi dirlo prima. La prossima volta vedo di recuperare qualche stregoneria in negozio."

Sorrido debolmente. Qualcosa in me bolle e batte come una rana non morta nella pentola della strega. A meno che Marco non mi procuri dei sonniferi, non riuscirò a dormire neanche stanotte.

"Dobbiamo cambiare zona, Al" annuncia, cominciando già i preparativi. "Un'ora fa ho avvistato due infetti gironzolare qua sotto ai portici. So come si muovono quei bastardi, sentono il nostro odore. A breve ne arriveranno altri e cominceranno a setacciare l'intero condominio."

Mi massaggio le tempie e mi tiro in piedi, cominciando a racimolare i pochi panni e oggetti che ho. "Sì, sono d'accordo."

"Bene, cammineremo fino al bosco della Spina verde e ci accamperemo. Io porto la tenda, tu i sacchi a pelo."

Fame di carneWhere stories live. Discover now