Capitolo VI.

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Il giorno successivo ero pronta per una nuova avventura piena di avvenimenti stravaganti, ma entrando dentro l'aula di Letteratura il mio viso si sciupò. Non ero mai stata una brava alunna. Alla scuola materna mi definivano la "dolce e sensibile Lizzie", alla scuola elementare ero il "diavolo della Tasmania", alle medie credo che io sia stata la "ragazza matta", mentre alle superiori era ancora peggio, tutti, e dico proprio tutti, mi chiamavano "l'incarnazione del diavolo". Adesso non so neanche che cosa sono, so solo che conosco tre persone in questo posto: Jennifer, Bradley e Steve, anche se non so se ci conosciamo davvero, abbiamo passato solo due giorni insieme. Si, siamo degli sconosciuti...
Tornando alla lezione di letteratura... Il professore non ha ancora capito che l'unica persona che sta seguendo il suo discorso é lui. Giro lo sguardo verso la classe e sorrido divertita, c'é chi guarda il soffito, chi dorme russando beatamente, c'é addirittura una ragazza che singhiozza. E il professore cosa fa? Parla senza fermarsi, é diventato viola, dovrebbe prendere un po' di aria altrimenti potrebbe svenire da un momento all'altro.
Be', non sarebbe male, pensai.
Appoggiai la testa sul banco freddo e chiusi gli occhi. Due iridi di un verde selvaggio si immersero tra i miei sogni, alzai la testa di scatto e strizzai gli occhi, maledicendo lui e i suoi stupidi occhi.
Si, sconosciuti, però te lo sogni durante l'ora di Letteratura. Me lo sogno perché... Non so il perché!
Oh Dio, sto di nuovo parlando da sola!
Mi risvegliai dai miei pensieri sentendo il professore dire che la lezione era ufficialmente finita. Tirai un sospiro di sollievo e mi alzai prendendo la borsa.
«La prossima volta vorrei che qualcuno si degnasse di ascoltare almeno un quarto della mia lezione. Comunque l'argomento era Leopardi e la sua vita.» Sorrisi e guardai il professore mettersi comodo nella sedia verde vicino alla cattedra. Allora se n'era accorto!
Uscita dalla classe andai verso il mio armadietto. Appena arrivai di fronte ad esso sbadigliai e mi stiracchiai assonnata, appoggiai la fronte sul metallo freddo dell'armadietto e sperai che le ore di scuola si riducessero in una sola, così poi sarei andata a letto. La voglia di fare un'altra stravagante avventura era scappata via dalle mie mani come la voglia di stare sveglia. Aprendo gli occhi mi accorsi che qualcuno si era appostato vicino a me, spostai lo sguardo verso la figura e sollevai gli occhi stanchi al cielo.
«Chi si rivede...» Dissi con una smorfia in faccia. Steve era di fronte a me, e quei pantaloni neri sportivi e quella maglietta grigia aderente mi fecero pensare cose vietate ai minori di cento anni.
Andiamo, Lizzie! Stai scherzando?! Da quando in qua ti piacciono i playboy? Sei sempre stata amante del ragazzo con occhi dolci e uno sguardo tenero! Questo di tenero ha solo... Lui é tenero solo quando dorme, tutto l'altro é una specie di perfezione perversa! E poi sto di nuovo parlando da sola! Ogni volta che penso a lui parlo da sola!
«Porca miseria...» Bofonchiai arrabbiata con quel bestione che mi stava davanti.
«Grazie, lo so che sono bello.» Santo cielo, ci voleva pure la sua parte da gay oggi!
«Sei bello come mia nonna quando si mette il rossetto fucsia intorno alle labbra per renderle più grandi.» Dissi facendo una faccia disgustata.
«A me sta benissimo il rossetto fucsia.» Ammise.
Aiutami Dio! Ho bisogno che tu mi dia la forza per non dargli un pugno sulla sua meravigliosa faccia.
«Steve.» Lo guardai esasperata. Lui si voltò verso di me, dopo aver guardato il fondoschiena di due ragazze bionde.
«Perché stai facendo quella faccia così dolce?» Chiese sorridendo e allungando una mano verso il mio mento. Quando arrivò vicino alla mia guancia in mio cuore impazzi. Ei amico, rallenta!
Tolsi la sua mano dalla mia guancia e lo guardai stanca morta. «Perché sei qui?»
«Non posso parlarti? Adesso se ti parlo potresti pugnalarmi i gioielli?» Chiese divertito.
Sorrisi guardandolo, «Potrebbe succedere, ma non oggi, sono troppo giù.» Ammisi. Aprì l'alta dell'armadietto con un colpo e presi i libri di Filosofia. Lui nel mentre continuò a guardarmi come se volesse capire che cosa c'era dentro la mia testa.
«Perché sei giù? É successo qualcosa?» Chiese, la sua voce sembrava preoccupata. Alzai lo sguardo verso il suo e chiusi l'armadietto con un colpo secco. «Sono stanca.» Stavo diventando così bugiarda!
Il motivo, signorino Steve, é che non riesco a togliermi dalla testa la tua voce, i tuoi occhi, la tua risata e la tua bocca!
«Distrutta sarebbe il termine più corretto.» Disse lui sorridendo.
«Tu, come stai?» Chiesi cambiando discorso.
Sollevò le sopracciglia e guardò altrove. Che mi stai nascondendo? «Sto da Dio! Poi con tutte le ragazze nuove che sono arrivate quest'anno mi diverto.» Sorrise. Ingoiai l'amaro che avevo in bocca. Già, dimenticavo che era il playboy della scuola. «Tu, come ti stai muovendo tra la folla di maschi che ti stanno dietro?»
Di qualcosa di intelligente! Di qualcosa...
«Be', bene. Cioè diciamo che me la cavo.» Guardai l'orario del grande orologio blu sopra gli armadietti e poi guardai Steve che continuava a fissarmi. Dopo quella chiacchierata sarei andata in bagno a vedere se avevo qualcosa in faccia.
«Dovrei andare.» Indicai l'andito ancora pieno di studenti. «Ci si vede.» Camminai all'indietro guardando mentre si sistemava il ciuffo biondo castano. Mi girai ma dovetti fermarmi e rigirarmi perché Steve mi chiamò.
«Stasera hai da fare qualcosa?» Chiese ad alta voce.
Risucchiai un respiro e lo guardai con occhi spalancati. «Dovrei controllare l'agenda!» Dissi insicura. Da quando in qua avevo un'agenda?
«Ah, allora...» Si grattò la pancia e mi venne da sorridere.
«Sono libera!» Mi scappò e mi tappai la bocca con una mano. Lui scoppiò a ridere e si appoggiò sui poveri armadietti.
«Ti passo a prendere sette, andiamo a mangiare in città.» Disse sorridendo. Feci il saluto da capitano e corsi verso il bagno. Arrivata dentro cominciai a ridere e a saltare, subito dopo inciampai su qualcosa e mi ritrovai con la faccia contro il pavimento ghiacciato del bagno.
«Oh cavolo!» Sussurrai sia con malessere, sia entusiasta.
Mi rialzai zoppicando e incominciai a ballare la Macarena.
Questo ragazzo mi farà diventare così pazza che nessuno potrà più darmi un secondo nome.

Hello, I'm queen of disaster! (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora