e se l'amore avesse più di una doppia faccia?

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Viviane mi veniva a trovare tutti i giorni, dopo che Carherine se n'era andata non vedevo alcun modo di continuare le mie giornate, scrivevo solo di lei, dei suoi occhi verdi e delle lentiggini scure sulle sue guance arrossate. Lady Orpheline bussò alla porta del mio studio, quella mattina d'ottobre.

-Catherine ti ha spedito una lettera, non l'ho aperta ma c'è scritto che è importante-

-Grazie V-

Mi porse la lettera leggermente stropicciata, la aprii in fretta e iniziai a leggere:

"Caro Abert,

speravo mi scrivessi in queste settimane, ho atteso a lungo che ti facessi vivo in qualche modo. In verità non ho nulla di importante da dirti, volevo solo che la lettera ti arrivasse più velocemente e che nessuno la aprisse al posto tuo. Al momento sono sola in un parco, qui è davvero bello, c'è una fontana che è identica a quella che hai tu in giardino. Devi perdonarmi, non ho fatto altro che pensare a te e al fatto che non ho risposto al tuo saluto. Mi mancano le nostre passeggiate, mi manca prenderti in giro e mi manca indossare i pantaloni, qui non posso fare nulla di diverso se non badare al denaro e tenere a freno il notaio. Volevo raccontarti della mia famiglia, in questi mesi non ne ho mai avuto occasione, forse avevo paura. Sono nata qui, a Londra, da mia madre Terence Blaine, e mio padre, Edmund Foreman. Famiglia benestante, anzi, molto più di questo. Siamo sempre stati agiati ma io non sapevo accontentarmi, litigavamo sempre, io volevo cantare, loro volevano che studiassi e trovassi marito. Un giorno presi le mie cose e me ne andai da quella casa, raggiunsi mia zia Odette, era sposata con mio zio Tony. Fu un errore andare lì, avevo 19 anni, Tony era solito infuriarsi per denaro, non avevano problemi ma lui era tirchio. Si arrabbiava e per sfogarsi mi urlava contro, mi chiudeva in una stanza stretta per ore, mi faceva digiunare per giorni. Me ne andai anche da lì, avevo 25 anni. Arrivata lì in città iniziai a cantare nei locali, il denaro non mi mancava ma volevo vivere delle mie fatiche. Però faticavo anche a respirare. Ho sempre saputo di avere un cuore debole, ama alla follia e si strazia egualmente. Debole, sì, come un battito d'ali. Ti racconto tutto questo perché ho paura che il mio cuore smetta di volare, non capisco però se per mia volontà o per colpa del fato, speravo potessi aiutarmi a scoprirlo.

Caro Albert, mi manca quello che avevamo un mese fa, mi manca la tua mano intrecciata ai miei capelli. Vorrei essere lì per ridere un'ultima volta, per poi sorridere in eterno senza paura di cadere.

p.s. perdona la mia scrittura ma non ho alcun appoggio se non le mie gambe.

La tua regina,

Catherine."

Pensavo che le avrei risposto subito, invece non avevo parole per dirle quanto mi mancasse anche solo il suo respiro. Non ero mai stato con nessuna donna, non avevo mai avuta un'amica come lei. Era doloroso averla trovata e poi persa in soli otto mesi. I più belli della mia vita a dire il vero.

Viviane era lì che mi osservava, studiava la mia espressione, la sentivo avvicinarsi, si sedette sulle mie ginocchia e iniziò ad accarezzarmi i capelli.

-Albert, cosa succede tesoro?-

-Nulla, mi manca Kate-

La sentii sbuffare, era gelosa, lo era sempre stata, dall'inizio. Mi strinse i capelli con entrambe le mani, fu veloce. Avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò, con passione e amarezza, con rabbia e gelosia. Presi a circondarle la vita con le mani, lei si alzò e mi guidò in camera, non ci staccammo nemmeno per aprire la porta. Arrivati al letto iniziò a cercare di togliere il corsetto, non la aiutai, ero preso dal panico. Il respiro si fece affannoso, il cuore mi batteva veloce, ero arrivato a sudare freddo. Lei mi iniziò a baciare ancora e ancora, ma quando fece scendere la mano la bloccai prendendole il polso.

-No-

-Abert, cos'hai? Non dirmi che non ti stai divertendo-

-Non voglio- sussurrai.

Lei mi guardò male, arrabbiata, aggrottò le sopracciglia, non capiva.

-Stai pensando a lei? Ora? Sei qui con me e pensi a lei? Guarda cosa puoi avere- si indicò da sola, non capiva.

-No, io.. non ho mai avuto nessuna. Non voglio- bisbigliavo, me ne vergognavo tremendamente.

Lei non rispose, quel pomeriggio se ne andò stizzita. Non avevo mai desiderato nessuna, aspettavo solo di innamorarmi, anche se provavo dei sentimenti molto forti per Viviane, non era amore quello che sentivo.

Era metà ottobre, la corrispondenza tra me e Kate andava bene, ci scrivevamo ogni tre giorni, il tempo che le lettere arrivassero.

Mi ero ritrovato a riflettere sull'amore. Nei miei libri ne parlavo spesso, i protagonisti avevano sempre una persona amata su cui fare affidamento. Avevo conosciuto l'amore di un'amica e l'amore di una fidanzata, fino a quel momento c'erano state solo queste due facce, ma se invece ne avesse avute di più? E se l'amore avesse più di una doppia faccia?

Stavo leggendo in giardino quando la vidi oltrepassare la soglia del mio cancello, Kate.

Le corsi incontro e lei fece lo stesso, correvo e sentivo delle lacrime che trattenni prontamente. Ci scontrammo in un abbraccio che fece male, strinsi la sua camicia con le mani, la tenni ferma, avevo paura che non fosse davvero lei. Lei intrecciò le sue dita ai miei capelli, con una mano mi teneva il colletto della camicia. Poggiai il viso tra l'incavo dl suo collo e la spalla sinistra. Aveva un profumo dolce, d'estate. I capelli le si erano come sbiaditi, tremava.

-Cosa ci fai qui?- le bisbigliai contro la pelle, rabbrividì.

-Papà è morto- la voce le tremava, le si ruppe sull'ultima parola. pianse sulla mia spalla.

-Ci sono io, calmati piccola, ci sono io- era così minuta tra le mie braccia, la tenevo sollevata da terra perché potesse arrivare ad appoggiarsi con la testa sulla mia spalla.

Pianse così tanto. Aveva delle righe rosse sulle guance, le lacrime che aveva versato in quei giorni erano così tante che aveva che occhiaie scarlatte.

Mi era mancata così tanto, avrei smesso di far battere il mio cuore per lei. Lo avrei fatto senza esitare.

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⏰ Last updated: Jun 12, 2021 ⏰

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