Capitolo III

1K 59 84
                                    

Il sole non era ancora apparso all'orizzonte quando Gabriele depositò Virgilio sulla spiaggia del Purgatorio: dopo secoli di lontananza quello sarebbe stato il giorno in cui il poeta avrebbe rivisto finalmente il suo Dante. Aveva passato le ore precedenti in preda ad un entusiasmo che non aveva mai provato e più di una volta aveva dovuto chiedere conferma ai suoi amici per assicurarsi di aver capito bene: un mese insieme sulla Terra, alla luce del sole, in un corpo fatto di carne e ossa. Marzia lo aveva, ovviamente, informato dei termini dell'accordo e del tacito divieto che Gabriele aveva lasciato intendere a Beatrice, ma non gli importava: tutto ciò che voleva era stringerlo a sé, sentire la sua voce e incontrare con lo sguardo quei suoi occhi meravigliosi. Per di più il suo problema principale era un altro: il suo amore era ricambiato?

Il cielo si stava iniziando a tingere di rosa e il sole sbucò timidamente ad oriente, illuminando la distesa d'acqua sottostante: era ora. Virgilio camminava avanti e indietro, lasciando le sue impronte sulla sabbia bagnata, i nervi tesi per l'attesa stressante.

"Duce mio!" gridò una voce alle sue spalle.

Virgilio si voltò di scatto e vide una figura correre verso di lui: i suoi piedi affondavano ad ogni passo e teneva leggermente alzato con le mani l'orlo della tunica rossa.

"Figliuolo!" esclamò di rimando correndogli incontro.

Ad ogni metro in meno che li separava, il mantovano sentiva il suo cuore sempre più leggero e battergli in petto sempre più veloce, finché Dante non gli si gettò tra le braccia.

"Maestro, mi sei mancato così tanto!" disse il fiorentino con le lacrime agli occhi stringendolo forte.

"Anche tu!" gli rispose l'altro.

Virgilio lo abbracciò forte, beandosi di quel momento che aveva atteso per un tempo lunghissimo. I due rimasero fermi l'uno nelle braccia dell'altro per qualche minuto, finché Gabriele non si schiarì rumorosamente la voce.

"Il traghetto arriva tra un minuto, quindi ascoltatemi un attimo, poi potrete tornare alle vostre manifestazioni d'affetto", li richiamò all'ordine l'angelo, "le regole le sapete, i bagagli sono stati già mandati sulla Terra e Virgilio ha già l'elenco delle esperienze che il Boss vorrebbe che voi faceste: cambiatevi d'abito non appena ne avete l'occasione, non morite prima del previsto e ricordatevi che siete in missione, non in vacanza".

"Statte carmo, Gabrie': me sembra che avemo sempre seguito gli ordini, no?" lo rassicurò Virgilio.

Gabriele sospirò e alzò gli occhi al cielo.

"Per ora" pensò pessimisticamente.

"Un nuovo viaggio! Chissà come sarà la Terra! Ho saputo che sono stati compiuti grandi passi in avanti dal punto di vista culturale e tecnologico e che..." iniziò a ciarlare Dante entusiasta.

Virgilio non aveva né la voglia né il coraggio di fermarlo: troppi secoli aveva trascorso nel Limbo con il desiderio di sentire ancora una volta la sua voce e ascoltava con immenso piacere gli sproloqui del suo compagno, cercando di non far trasparire troppo palesemente l'immensa gioia che stava provando. Il fiorentino continuava a parlare e a parlare, dicendo tutto quello che gli passava per la testa: troppo a lungo aveva aspettato per poter vedere il suo maestro e, sapendo che molto probabilmente quella starebbe stata l'ultima occasione per stare insieme, aveva intenzione di fare tutto ciò che avrebbe potuto rimpiangere in un secondo momento. La parlantina serviva, però, anche a celare l'imbarazzo e l'agitazione: temeva, in fondo, il mese che aveva dinanzi a sé, quattro settimane da solo con lui. Non era la prima volta che viaggiavano insieme, ma stavolta era diverso: non erano solo pochi giorni, non era un posto in cui si avvertiva la presenza del divino e, soprattutto, all'epoca non aveva ancora compreso del tutto di provare per la sua guida un affetto molto più profondo di quello che si nutre per un padre o per un amico. Aveva paura di essere rifiutato, di compiere un gesto di troppo che lo avrebbe reso fastidioso ai suoi occhi, di svelare i suoi sentimenti e dover portare a termine la missione con un Virgilio diverso da quello che conosceva, diffidente, distante, forse perfino disgustato.

Il sole era ormai sorto e si stagliava tra le nuvole poco sopra la linea dell'orizzonte, quando un bagliore apparve in lontananza e iniziò ad avvicinarsi sempre di più alla costa.

"E' er nostro, immagino" disse Virgilio.

"Sì. Mi raccomando: non morite, non andate in giro a terrorizzare i vivi con le storie dell'aldilà e non dite a nessuno chi siete realmente, intesi?" ricapitolò l'angelo con aria ansiosa.

"Mado', Gabrie', eh fidate!" esclamò il mantovano.

Dante si accostò alla sua guida e le loro mani si sfiorarono per un secondo: l'uno aveva chiaramente percepito l'estrema vicinanza dell'altro, entrambi avevano avuto voglia di allungare la mano e stringere quella dell'amato, ma nessuno dei due aveva osato, un po' per vergogna e un po' per timore. La barca raggiunse presto la spiaggia del Purgatorio e gli spiriti purganti si riversarono sulla terraferma, smaniosi di incominciare la loro purificazione. Una volta scesi tutti, Virgilio salì per primo sul traghetto, poi aiutò Dante a fare altrettanto, visto che l'agilità non era mai stata una sua dote. Il mantovano gli porse il braccio perché si reggesse e si teneva pronto con l'altro a prenderlo al volo nel caso in cui perdesse l'equilibrio.

"Nun te casca', te prego!" commentò sarcastico, anche se in fondo sperava di avere un'altra buona occasione per averlo tra le braccia.

"No, no, tranquillo!" gli rispose l'altro, che voleva assolutamente evitare di fare una figura di merda dopo appena cinque minuti dal loro incontro.

Una volta a bordo, i due si sedettero l'uno di fronte all'altro.

"Tutti gli arti sono dentro? Va bene, allora andiamo" annunciò l'angelo traghettatore iniziando a prendere il largo.

Gabriele li vide allontanarsi sempre di più, finché non rimase che un bagliore in lontananza che, ben presto, sparì nel nulla.

"Speriamo che vada tutto bene" sospirò l'angelo alzando gli occhi al cielo prima di spiccare il volo verso l'Empireo.

Il mio Paradiso sei tu - DantilioWhere stories live. Discover now