Clove.

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10 anni, orfana, senza casa; questa potrebbe essere una storia tra le tante nei distretti più poveri come il 10, l'11 e il 12 ma questa, é la mia storia di una bambina del distretto 2, Clove Fuhrman. Nel mio distretto produciamo armi per Capitol City ma in realtà, i pacificatori vengono addestrati qui e per questo siamo, con l'1 e il 4, i distretti favoriti e per questo tutti credono che qui siamo ricchi, che facciamo la bella vita ma non é cosi. Alcuni vivono per la strada, altri nelle grotte tra le montagne ma nella maggior parte dei casi, gli uomini si arruolano nel corpo dei pacificatori pur di sopravvivere. Prima di vivere nelle miniere ormai vuote nella zona dell'Osso, vivevo con la mia famiglia in una casa ai piedi delle montagne. Mio padre era il sindaco del distretto e mia madre faceva parte del consiglio di amministrazione; avevo anche un fratello ma non l'ho mai conosciuto, é morto con i miei genitori, nel grembo di mia madre, si sarebbe chiamato Jack. Ancora ricordo il giorno, in cui il mio mondo andó in pezzi: era un giorno d'estate, 2 anni fa ed eravamo in casa, mia madre stava ricamando, mio padre leggeva il giornale ed io giocavo con la mia bambola quando 7 pacificatori sfondarono la porta di casa ed irruppero nel soggiorno e ci puntarono il fucile addosso. -Signora e Signor Fuhrman?- gridó uno di loro -Si, siamo noi- rispose titubante mia madre -Dovete seguirci immediatamente, ordini del Presidente Snow- i miei genitori si guardarono e iniziarono a camminare verso la porta ed io li seguii. Ci portarono nel palazzo di Giustizia e trascinarono mio padre ed in seguito mia madre in una sala che, a prima vista, sembrava una palestra da allenamento, piena di armi e attrezzi, ma poi capii che quelli non erano semplici armi ma strumenti di tortura quando, i pianti e le grida di terrore dei miei genitori riempirono il palazzo.Passai la notte in una cella, da sola, stringendo la mia bambola di pezza cercando di ignorare gli urli strazianti dei miei genitori, continuando a ripetermi -non é reale, non é reale- ma purtroppo era tutto vero. Mi svegliai la mattina successiva con le lacrime agli occhi, ma non c'era nessuno per asciugarle; la porta della prigione era aperta e corsi subito verso la stanza delle torture per cercare i miei genitori, ma di loro, non c'era altro che una pozza di sangue sul pavimento. Il palazzo era silenzioso, si sentiva solo il rimbombo dei miei passi, c'ero solo io. Uscii dal palazzo di Giustizia, chiamai urlando i miei genitori ma senza ricevere risposta,solo gli sguardi indignati dei passanti, fino a che sentì un grido fin troppo familiare. Terrorizzata, iniziai a correre cercando la mia famiglia, fino a che non li vidi: erano su un palco in una piazza circolare circondata da abitazioni e alberi; mia madre era in ginocchio, ricoperta di sangue e lacrime che guardavano i pacificatori che trascinavano via quel che restava di mio padre. Ricordo ancora i suoi occhi terrorizzati che incrociarono i miei, e le sue labbra tremolanti che mimarono "SCAPPA" prima che un pacificatore le puntasse una pistola alla tempia e premesse il grilletto. Fuggi immediatamente da quella piazza e corsi nell'unico posto sicuro che conoscevo, la mia casa e quando arrivai lì; presi una sacca molto grande e raccolsi il necessario per sopravvivere: un po' di cibo, 2 bottigliette d'acqua, un sacco a pelo e dei vestiti. Stavo per andarmene quando scorsi un bagliore proveniente dall'ufficio dei miei, entrai nella stanza e vidi 4 coltelli, con il manico di legno intagliato con delle pietre incastonate con un biglietto accanto "Per la nostra bambina". Dopo aver preso i coltelli, trattenendo le lacrime, uscii da casa sperando di poterci ritornare per prendere altro ma, ogni traccia della mia famiglia fu spazzata via da un incendio qualche giorno dopo. Erano 2 anni che sopravvivevo a stento, grazie a quei coltelli, esplorando le miniere deserte cercando tracce di minerali da poter vendere alle fabbriche di armi della zona;a volte riuscivo a cacciare qualche raro animale nei dintorni del distretto 2 e, quando il cibo scarseggiava, ero costretta a mendicare nelle strade, davanti ai negozi e la pietà di qualche ricca signora si rivelava fondamentale. Purtroppo, quando avevo 10 anni, le misere tracce di minerali erano ormai svanite, gli animali si erano quasi estinti ed inoltre era un periodo di crisi anche per i più ricchi e, nessuno si poteva più permettere di "buttare soldi per una stracciona" avevo sentito dire. L'unica cosa che mi rimaneva erano i coltelli, sicuramente di gran valore, ma non potevo venderli: erano tutto ciò che mi rimaneva dei miei genitori, il loro ultimo dono.

"Forse c'è la posso fare, posso superare l'inverno" pensavo ma senza esserne convinta per davvero, ero affamata, infreddolita e ammalata; sarebbe stato un miracolo anche solo superare la notte. Stava nevicando e mi stringevo nel sacco a pelo quando tutto iniziò a diventare buio e, l'ultima cosa che vidi, furono due occhi color ghiaccio e un sorriso meraviglioso quanto letale.

District 2-Clove's Hunger GamesWhere stories live. Discover now