1. Mani sul collo

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« Why struggle to run a business that is rigged against you, when you can partner up with me and kill the unkillable? Starting with the one that treats you like a plaything. We can be the most dangerous beings in Hell »

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Mani sul collo, schiena contro la parete.
Ti stringono feroci, impedendoti di respirare.
Non importa quanto ti dimeni, quanta forza impieghi per liberarti.
Loro restano lì, immobili, assettate del tuo sangue.
Del tuo stesso respiro.

Chiedere aiuto è inutile.
Sperare in un miracolo... impossibile.
Questo è l'inferno e tu... ci sei dentro.

Davvero deve finire così?
È davvero possibile cessare di esistere?
Cosa resterà di te, se non l'eco delle tue malefatte?
Tutti si dimenticheranno dei peccati che hai compiuto per arrivare in alto, per essere considerato uno dei pochi che ce l'ha fatta.

E allora ...
A cosa è servito arrivare fin lì?
Per cosa stai rischiando davvero la vita?
Per salvare chi ami, oppure per gonfiare quel pizzico di ego che serve per nascondere una personalità nata insicura?

È questo ciò che pensi, mentre occhi giallastri brillano nell'oscurità.

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Blitzø si svegliò di soprassalto, con il fiato corto e le mani madide di sudore.
Si passò gli artigli rossi all'altezza delle tempie doloranti per massaggiarle, l'alcol che aveva ingerito non era stato sufficiente per salvarlo dall'incubo che lo tormentava da più di una settimana. La solita scena si ripeteva all'infinito, una cantilena agrodolce che si presentava negli istanti in cui chiudeva gli occhi.
Percepiva un brivido lungo la schiena durante i momenti di solitudine, gli angoli oscuri erano diventati i nemici peggiori, nemmeno l'appartamento tappezzato di poster aveva l'aria di essere un luogo sicuro. Spesso udiva passi invisibili irrompere nel corridoio silenzioso, sibili improvvisi lo costringevano a sobbalzare.
E la causa di quei mali era un unico Imp.

Striker.

Blitzø digrignò i denti affilati quando pensò di essersi fatto scappare quel serpente, quel traditore, un nemico così infimo e viscido che l'inferno gli aveva sputato addosso senza un motivo apparente.
Sospirò profondamente prima di ricadere sul cuscino del letto, mantenendo gli occhi fissi sul soffitto, posando il braccio sulla fronte sudaticcia. La posta in gioco diventava sempre più alta, le responsabilità crescevano così come i sentimenti. Chiunque aveva un buon motivo per mirare alla vita del principe, ma quella era la prima volta che la faccenda prendeva una piega personale.

Non era più una questione d'affari.

Blitzø aveva scelto di proteggere Stolas, non era stato l'intervento di Moxxie a cambiare le carte in tavola. Davanti gli si era presentata la grande occasione, la possibilità di ottenere una vita priva di catene e dedita al peccato.
Accanto a Striker aveva davvero la possibilità di farsi spazio tra la gerarchia, su questo il rivale non aveva mentito, diventare un Overlord era il desiderio che stuzzicava il palato dei molti.

Ma il prezzo da pagare era troppo alto.

Blitzø non era pronto a rinunciare a ciò che aveva creato, né alla IMP, né al legame che lo costringeva ad infilarsi nel letto di quel pomposo riccone.

Abbandonò il morbido giaciglio con quei pensieri nella mente, avvicinandosi alla finestra spalancata. Si fermò davanti ad essa per permettere alla brezza notturna di accarezzargli il corpo nudo, spronandolo a lasciarsi scappare un sospiro di sollievo.
Si trascinò subito nel piccolo bagno, aprendo il rubinetto dell'acqua corrente per cominciare a rimuovere di dosso le prime tracce di sudore. Osservò il riflesso nello specchio, soffermandosi ad esaminare le occhiaie e l'aspetto di chi non dorme da giorni.
Iniziò a stringere i pugni per controllare la rabbia, etichettandosi nei peggiori dei modi.
Si sentiva un incompetente, un perdente, un Imp privo di spina dorsale.
Continuava a dannarsi per essere stato così debole, così distratto da farsi sfuggire un bersaglio facile.
... così ...
Attratto da quel maledetto serpente a sonagli.

L'idea di poterlo incontrare di nuovo, di avere uno scontro diretto con lui.
La possibilità di percepire quel corpo perfetto vicino al proprio, il fiato caldo ed invitante, il sorriso beffardo di chi vuole prendersi gioco del più debole.
Nelle fantasie più recondite immaginava quelle mani ruvide che gli scivolavano sul petto, poi fianchi, poi le gambe. Voleva sentire quelle labbra calde sulla spalla, quei piccoli denti affilati perforargli la pelle. Poteva continuare a negarlo a sé stesso, ma ogni notte ...
Teneva la finestra aperta nella speranza di vederlo entrare.

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