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Nel giro di pochi secondi, anche Ty si rese conto delle parole appena uscite dalla sua bocca. I suoi occhi si aprirono di più, la sua faccia assunse un tono colpevole.

"Lauren...io non..." balbettava. Non aveva la minima idea di che cosa dire né di come dirlo.

Nemmeno io avevo parole. In quel momento provavo solo tanto schifo nei confronti della persona a me davanti. Quella frase mi aveva spiazzato come poche altre nella vita. Il punto è che avevo sentito dire così spesso quella frase e mi limitavo a storcere il naso, ma era la prima volta che accadeva su di me.

Le donne sono "puttane", giusto? Sempre. Lo sono se flirtano troppo, se vestono in maniera "troppo provocante". Lo sono anche se sono consapevoli del proprio fascino, se sul loro conto girano voci poco lusinghiere, se sono dialetticamente piacevoli per gli altri uomini. Le donne sono puttane se sono intraprendenti, lo sono se sono sensuali, se sono troppo libere o troppo indipendenti, se sono competitive. Sono puttane anche per molto meno, ovviamente. Lo sono quando provano a dire la loro o quando sostengono le loro idee. Lo sono quando sono sincere, lo sono quando vogliono fare la cosa giusta.

"Non possiamo solo lasciar perdere?" Azzardò lui. Non lo avesse mai fatto.

Una nuova rabbia prese il sopravvento dentro di me. Non ero più spiazzata ormai, avevo solo lo stomaco contorto dal desiderio di rimanere sola e dare un pugno forte ad un cuscino. La rabbia non si sarebbe placata tanto facilmente. Come poteva...

"No. Non posso lasciar correre."

Non avrei potuto lasciar correre. Non solo, facendolo, avrei dimostrato di non avere dignità di fronte a lui, ma avrei perso la stima di me stessa.

"Penso che tu te ne debba andare" continuai freddamente, ignorando il suo sguardo mortificato.

"Non so che cosa mi sia passato per la testa...davvero, mi dispiace"

"Risparmia il fiato" ribattei secca. Incrociai le braccia, non in segno di sfida, ma per far capire che non volevo più saperne né di lui né di quella discussione.

Ecco, è questo ciò che accade nel momento in cui nella vostra brillante testa decidete di chiamare una donna puttana, pompinara, troia: parole che arrivano come delle pugnalate sul viso, che le lasceranno i segni per tutta la vita. Ricordatevelo, quando agite con quel maledetto sorriso idiota per fare gli spiritosi o i maschi alpha, sia che siate conoscenti, sconosciuti, amici, colleghi, datori di lavoro, compagni, mariti, fidanzati. Sminuire la persona che avete di fronte a voi non vi renderà più belli, nemmeno attraenti. L'unica cosa che metterà in luce è il marcio che avete dentro.

"Sei incazzata?"

Feci per alzarmi e andare verso la porta di casa. Una volta arrivata, la aprii e mi misi a fissare il ragazzo, in attesa che si alzasse da quel maledetto divano e se ne andasse da casa mia. Non lo fece.

"Dai, Lauren. Ti prego."

Attesi qualche secondo in quella posizione, ferma, cominciando a sbattere il tacco del piede destro per la perdita progressiva di pazienza. Poi, rendendomi conto che Ty non si sarebbe alzato da lì, richiusi la porta e mi misi a sedere sull'angolo opposto del divano.

Non volevo ascoltare nemmeno una delle sue parole, ma dato che non se ne sarebbe andato tanto facilmente, gli avrei sputato in faccia ogni cosa che pensavo.

"Parla." accavallai le gambe e incrociai le braccia, guardando fisso il muro di fronte a me con espressione annoiata.

Il ragazzo ci mise un po' prima di formulare un discorso di senso compiuto. Dopo due minuti buoni, cominciò finalmente la più patetica arrampicata sugli specchi della sua vita.

"Beh, ecco. Sai che non volevo dire una cosa del genere né la penso sul serio, solo che mi hai spiazzato, Lauren. Ti frequenti con me e poi mi vieni a dire che ti piace un altro..."

"Hai appena cominciato a parlare e hai già commesso due errori. Complimenti per la superficialità, comunque." sbuffai scocciata, non distogliendo lo sguardo dal muro. Non lo facevo per imbarazzo, ma semplicemente non ero interessata a guardarlo.

"Me li puoi spiegare?" mi chiese con tono pacato e ignorando la mia ultima frase, dopo aver respirato profondamente per non perdere la pazienza a sua volta. Quel gesto mi irritò ancora di più.

"Uno dei due è che non mi stavo frequentando con te. Noi due non ci frequentavamo...mi dispiace se ti ho dato false speranze. Ti basti sapere questo."

"Quindi mi stavo frequentando da solo?" ribatté infastidito. Come se avesse avuto il permesso di infastidirsi.

"A quanto pare." roteai gli occhi, sarcastica.

"Qual è l'altro errore?"

Scossi la testa decisa. Io non potevo vederlo, ma lui sicuramente non si perdeva alcun mio gesto, alcuna mia reazione.

"Posso continuare?"

Questa volta non mi mossi, ad eccezione per un sospiro che poteva suonare sia come noia, sia come scocciatura, sia come stanchezza.

"Bene. Sicuramente l'altro errore che credi io abbia commesso è che non penso sul serio ciò che ho detto. Sappi che sono sincero, infatti non lo ripeterò..."  lo sentii parlare.

Fece una pausa prima di continuare "Sono dispiaciuto da impazzire. Lo sai che mi piaci, non direi mai qualcosa per farti soffrire. Lasciami un'altra possibilità. Un'altra, un'ultima per rimanere almeno amici. Non distruggiamo completamente il rapporto che si è crea...-"

Ma Ty non riuscì mai a terminare la frase, a causa del suono del campanello di casa mia. Sciolsi le braccia e mi alzai, sorpresa; non aspettavo nessuno.

"Potresti non andare ad aprire? Ti stavo facendo un discorso importante" pronunciò Ty infastidito.

Accennai ad una risata incredula continuando a non degnarlo nemmeno di uno sguardo, poi aprii la porta.

In un attimo mi dimenticai di Ty, di quello che mi aveva appena detto, delle scuse patetiche che stava accavallando una sopra l'altra. Mi dimenticai della rabbia, mi dimenticai della stretta allo stomaco che mi distruggeva l'anima. Lasciai spazio alla vista del tramonto che col suo rosso non poteva che riempirmi il cuore d'amore. Che poi, quel tramonto faceva solo da sfondo alla persona che in quel momento stavo guardando.

Camilla Cabello.

Era lei, proprio lei che mi faceva perdere la testa come nessun altro era mai stato in grado. Sempre lei che mi aveva fatto cambiare l'umore al solo sguardo. Solo lei che senza fare nulla mi aveva rubato l'anima. I girasoli di Van Gogh al posto degli occhi, che offrono conforto ai cuori turbati. Le ninfee di Monet per le labbra, che escono dalla melma degli stagni in cui crescono, senza sporcare i loro petali.

Dentro di me, il Caos di Guernica.

FINE FLASHBACK

SPAZIO AUTRICE

Scusate, questo capitolo è un po' corto, ma volevo che l'attenzione non venisse distolta da quello che è il tema principale di questa diciottesima parte.

Nelle parole di Lauren, in questo capitolo, si riflette quello che è il mio pensiero riguardo questa tematica.

Non permettete mai, a nessuno, di insultare la vostra persona. E questo non riguarda solo le donne, sia chiaro.

Voi valete. Tantissimo. Sempre.

Bella Come il Mare || LGBTWhere stories live. Discover now