𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 11⚔️

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La scena era orribile. Quell'uomo non aveva alcuno scrupolo. Di fronte al re norreno si ergeva alto sul proprio cavallo il figlio di re Ecbert, Æthelwulf. Il giovane uomo aveva la spada alzata in cielo, pronto a colpire Astrid, Ivar, Ubbe, Hvitserk e Sigurd. I 5 bambini erano immobili, incapaci di muoversi: Sigurd, Ubbe e Hvitserk erano l'uno accanto all'altro, con gli occhi spalancati, che trattenevano il fiato per la paura. Astrid se ne stava dietro il piccolo Ivar, che brandiva un'ascia contro l'uomo. Ragnar corse cercando di arrivare prima del colpo, ma era troppo lontano. Il sole si riflesse sulla lucente lama della spada. Per un attimo sembrò che tutto il campo si era fermato per guardare la scena, con il fiato sospeso. Ragnar continuava a correre, ma... Velocemente la lama saettò nella direzione dei bambini. Ragnar di fermò di scatto. Erano stati feriti? Il re norreno ripartì nella direzione dei figli. Trovò una scena alquanto curiosa: tutti i suoi figli, compresa la piccola bambina, reggevano uno scudo con cui riuscirono a parare il colpo. Ragnar non perse tempo e menò un colpo di spada al cavallo, il quale cadde morente per terra. Anche l'uomo cadde, infangandosi tutto e alzandosi a fatica. Æthelwulf non capiva come 5 ragazzini fossero stati in grado di fermarlo. Lui era un uomo è un guerriero, non accettava quella misera sconfitta. Insieme a suo padre aveva sottomesso molti regni e conquistato numerose terre. Uomini ben più forti di quei 5 mocciosi non erano stati in grado di fermarlo. Davvero non capiva; ma non aveva il tempo di perdersi tra i suoi pensieri. Ragnar era lì di fronte a lui che lo stava per attaccare. Æthelwulf riuscì a parare il colpo per un pelo. I due ingaggiarono una dura battaglia. Ancora confuso dalla scena precedente, Æthelwulf stava per essere battuto. Tuttavia dopo poco si riprese e lo scontro si fece più duro di prima. Astrid osservava la scena con sguardo sempre più timoroso. Lei sapeva che il motivo della battaglia era l'amicizia tra Ragnar per il padre della ragazzina, tuttavia sapeva anche che lei c'entrava. Sapeva che re Ecbert non si sarebbe dato pace finché tutta la famiglia reale del piccolo regno di Lefex, non si sarebbe estinta completamente. Non voleva che tutte quelle persone morissero a causa sua, ma soprattutto non voleva perdere anche Ragnar. Quell'uomo era per lei come un secondo padre. Avrebbe davvero perso tutto, se anche lui fosse morto. Questo non potevo accettarlo così alzò il viso in cielo e disse: "Padre degli Dei ti prego, ascolta la mia preghiera. Guida la letale lama di Ragnar, tuo discendente, nella battaglia. Fa' che colpisca molti nemici, e che la forza di Æthelwulf riesca a sopraffare. Aiutalo nella sua lotta, ti prego." Ivar aveva udito tutto, ma fece finta di niente. Quando vide l'amica abbassare il viso per terra capì che in lei c'era davvero più di quanto lo sguardo lasciasse pensare. Sapeva che era diversa, ma non credeva così simile al suo popolo, a lui. Tuttavia l'orgoglio era già grande in lui, e per nulla al mondo avrebbe detto una cosa del genere. Intanto, accanto allo scontro tra il re e il principino, un'altra lotta avveniva tra Lagherta e i soldati di re Ecbert. Quella donna era davvero meravigliosa, combatteva come guidata da Týr stesso, spedendo molte di quelle anime all'Oltretomba. Era stata proprio lei a lanciare lo scudo ai bambini, non riuscendo ad arrivare in tempo per proteggerli. Fortunatamente questi ultimi erano riusciti a raccogliere lo scudo in tempo, e a sollevarlo prima che la lama li potesse colpire. Ma anche lei non era la sola a lottare contro diversi nemici. Da un lato estremo del campo c'era il padre di Astrid, il quale combatteva abilmente contro diversi soldati. Quante vite tolte e quanti sacrificati per una battaglia che non li riguardava neanche. Uno dopo l'altro si fecero avanti, cercando di uccidere re Alexander. Quell'uomo, con tutta la sua bellezza e forza, schivava colpi e ne menava altri. Tuttavia mentre stava lottando, una forte fitta dalla schiena. Immediatamente sentì il familiare sapore ferroso di sangue in bocca e percepì che qualcosa di caldo sgorgava a fiotti dall'armatura. Si girò, lentamente per la debolezza nelle gambe, per vedere in volto il codardo che aveva trovato il "coraggio" di colpirlo alle spalle. Era proprio lui: suo fratello, re Ecbert. Quell'uomo, la cui ambizione superava di gran lunga l'amore per il fratello o per il figlio, non aveva minimamente preso parte alla battaglia, tranne che per quell'ultimo atto di codardia, seguito da poche parole, velenose come quelle di un serpente: "Ti avevo detto fratello che avrei fatto di tutto per ottenere il tuo regno. Uno dopo l'altro i regni dell'intera Inghilterra apparterranno a me, e chissà, magari prima della mia morte potrò vedere realizzato finalmente il mio sogno." Alexander faceva difficoltà a parlare, ma trovò la forza di dire: "Non riuscirai ad uccidere anche Astrid." Ecbert rise a quell'affermazione e rispose: "Ah ma io non ho intenzione di ucciderla. Non potrà mai fare niente, in fondo è solo una ragazzina. No, quello che ho in mente per lei supera la morte. Lei vivrà con me; io la crescerò e un giorno diventerà regina d'Inghilterra." Alexander rimase scioccato dalle parole del fratello, ma completamente privo di forze si accasciò a terra. Quale grande pena aveva riservato alla figlia, questo solo gli dei potevano saperlo. Per un attimo una morsa di terrore attraversò il cuore dell'ex Re di Lefex: non voleva abbandonare la figlia e temeva che Ragnar non riuscisse a salvarla. Il re del Wessex si abbassò sul corpo morente del fratello e proferì poche parole: "Non volevo questo neanche per te, ma tu mi hai tradito. Riposa in pace fratello, dovunque tu preferisca." E così il sipario si chiuse sul grande e amorevole re di Lefex: Alexander. Intanto, dall'altro lato del campo di battaglia, Ragnar parava gli attacchi del principino sassone, il quale con forza cercava di abbattere il nemico, ma con evidente scarso successo. Un colpo di spada qua e uno là e Ragnar era di nuovo in vantaggio, e questa volta era riuscito a disarmare il figlio di re Ecbert. Stava quasi per tagliarli la gola quando si fermò e ordinò a due suoi uomini di prenderlo: i due lo legarono e lo misero in ginocchio davanti al grande re norreno. Ragnar allora salì su un tronco lì vicino e urlò a tutto il campo: "ORA BASTA!" Immediatamente tutti si immobilizzarono. La battaglia ebbe finalmente termine.

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