伍 (go)

31 2 0
                                    

C'è quell'attimo in cui apri gli occhi dopo aver dormito profondamente in cui non riesci a capire cosa ti circonda, chi sei o cosa sia successo prima di addormentarti.

Ecco il motivo per cui non mi accorgo subito di essere finita in un posto che non è neanche lontanamente l'appartamento in cui vivo con Shoto.
Mi stropiccio le palpebre con movimenti meccanici, cercando di mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda. Le pareti scure - tappezzate da poster di rock band, foto ricordo e una chitarra di lacca nera - non mi sono per niente familiari, così come l'ampio letto a due piazze con la testiera di pelle, l'armadio di legno scuro ai piedi di questo o il sacco da boxe abbandonato in un angolo.

Mi trascino giù dal materasso, rabbrividisco per il contatto con il pavimento di marmo gelido, anch'esso nero, ma con delle venature dorate e azzurre. Poggio i palmi delle mani sull'enorme vetrata che ricopre l'intera parete sul fondo della camera, dal lato opposto alla porta: gli edifici della città sembrano meno imponenti da quassù, e la calda luce del sole mattutino li fa risplendere come se fossero fatti di metallo.

Guardo interrogativa le bende che mi ricoprono le braccia dai polsi fino ai gomiti, solo allora i ricordi della notte precedente si rifanno nitidi.

Lo avevo morso.

Ma poi... cosa è successo?

Mi porto una mano sulla bocca, il corpo scosso da violenti brividi. Il suo quirk mi ha annientata nel giro di qualche secondo, non credo di aver mai provato un dolore simile. L'odore di carne bruciata ritorna a farsi vivo nella mia mente, così come la sensazione della pelle che si carbonizzava e staccava dall'osso come carta.

Mi chiedo come lui abbia imparato a gestire tutto quel potere.

Ho perso i sensi subito dopo aver cercato di colpirlo con il suo stesso fuoco e, a quanto pare, Touya deve avermi portata nella sua casa.

Cado sulle ginocchia, la fronte premuta contro il vetro per cercare un po' di conforto nel calore che esso emana a causa del sole. Sono stata una stupida, come al solito non ho ascoltato i consigli di Shoto e mi sono buttata nell'ennesima pessima scelta.

"Dovresti riposarti."

Sussulto, non mi ero accorta che qualcuno fosse entrato nella stanza.

"Perché non sono in una cella, o meglio, in una bara?"

Ecco la seconda domanda senza risposta: perché non mi ha consegnata alla giustizia?

Lo sento avvicinarsi alle mie spalle, non mi muovo neanche quando il suo respiro mi scompiglia i capelli. Le sue braccia mi circondano improvvisamente, stringendomi contro di sè, la mia schiena premuta sul suo petto; in quel momento il mio cuore manca un battito.

"Dev'essere stato spaventoso."

Ci metto un po' a capire il senso delle sue parole, un calore inspiegabile mi riscalda il petto.
Era preoccupato per me.

"Come ci riesci?" sussurro. "Come fai a sopportare tutto quel calore?"

Allenta di poco la presa su di me e solleva un braccio davanti al mio viso, per poi alzare la manica della semplice maglia scura che indossa.
La pelle del suo avambraccio è ricoperta da estese cicatrici dalla forma irregolare, sotto la luce appaiono lucide e bianche come madreperla.

Sollevo un dito e lo passo sopra quei segni, ho paura a chiedergli quante volte si siano riaperti. Alcuni quirk sono davvero ingiusti.

"Ci ho messo un po' a capire come usare il mio potere senza andarci di mezzo anche io." Inclino la testa da un lato per scorgere la sua espressione, si sta fissando il braccio come se questo appartenesse a qualcun'altro. "Non che io abbia avuto scelta."

Mi volto completamente nella sua direzione, ora siamo in ginocchio l'uno di fronte all'altro, il suo braccio libero ancora mi stringe.

"Cosa intendi dire?"

Fa un sorriso triste. "Odiavo il mio quirk. Lo odiavo perché mi faceva paura, perché non riuscivo a controllarlo e finivo sempre per ferirmi da solo. Ma per mio padre questo era un dono, era quel qualcosa che gli avrebbe permesso di raggiungere il suo più grande obiettivo: diventare l'Hero più forte di tutti, il numero Uno. O almeno, farlo attraverso di me."

Conoscevo questa storia, Shoto me l'aveva raccontata fin troppe volte. Ma sentirla dalle labbra di un'altra persona che aveva passato le stesse sofferenze era sempre doloroso.

"Perché non ti sei ribellato? Perché ora sei un Eroe...?"
La mia voce va pian piano affievolendosi sulle ultime parole.

"Dovevo proteggere i miei fratelli, poi non volevo rinunciare al mio sogno per colpa di mio padre. Sapevo di essere nato per fare altro e che il mio quirk, per quanto doloroso, doveva essere usato per costruire qualcosa di buono. Così non mi sono arreso e ho scelto di andare avanti, ho scelto di mettere da parte l'odio."

Mi posa una mano sulla guancia, lasciandomi lente carezze con il pollice. "Ed ora eccomi qui. I miei sforzi sono stati ricompensati... - il suo sguardo si incupisce improvvisamente - l'unico mio rimpianto è stato quello di non riuscire a salvare mio fratello."

Shoto aveva infatti scelto la mia stessa strada.

"Non sei arrabbiato con me?"

Scuote la testa. "Più che altro sono deluso, credevo davvero che saresti stata più forte, che avresti continuato a lottare come ho fatto io. Quando ti ho conosciuta mi sono detto che un giorno avremmo potuto lavorare fianco a fianco, avevi lo sguardo di una guerriera. Ora, invece, leggo solo il vuoto nei tuoi occhi."

Quell'esclamazione non avrebbe dovuto ferirmi, ormai credevo di aver superato la paura di deludere le altre persone.

"Non hai il diritto di farmi la predica!" ringhio, colpendolo al petto per allontanarlo.

Ecco come reagisco quando provo dolore: cerco di provocarne ancora di più a mia volta.

"Io invece credo di sì." Non vi è più traccia di gentilezza nel suo viso. "Forse non ti rendi conto che ti sto offrendo tutto quello che le altre persone ti hanno negato: la fiducia."

Incrocia le braccia al petto.

"Mi hai chiesto perché non ti abbia gettata in una cella. La risposta è semplice: io credo in te, credo che tu possa fare molto meglio di così."

Lo guardo con gli occhi fiammeggianti.
"Sarà solo uno spreco di tempo."

"Il tempo non è mai sprecato per aiutare le persone importanti" obbietta, sostenendo il mio sguardo.

"Ma se mi conosci a malapena."

"So per certo che mio fratello teneva molto a te." Solleva l'angolo della bocca. "E questo mi basta."

𝕽𝖊𝖜𝖗𝖎𝖙𝖊 𝖙𝖍𝖊 𝖘𝖙𝖆𝖗𝖘 // Hero Dabi x readerWhere stories live. Discover now