Black eyes

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Passano giorni, settimane o forse mesi. Ho smesso di contare i giorni da quando sono stata rinchiusa in questo ospedale psichiatrico . Le giornate ti risucchiano, completamente, in un tunnel di sola andata verso la pazzia. Le pillole che le suore e gli infermieri ci costringono a mandare giù aumentano giorno dopo giorno. A volte non ricordo il mio nome. Mi sembra di sentire la testa girare, vorticosamente. Non riesco a distinguere la realtà dalla fantasia. Vedo e sento cose che non ho mai visto o sentito prima.
Diventerò pazza. Se non lo sono già diventata.
Sbatto le palpebre e fisso il vuoto mentre sono costretta ad ascoltare Dominique ancora una volta. Un paziente continua ad urlare mentre viene trasportato via dagli infermieri, non guardo mentre lo sedano.
Porto lo sguardo alla suora che meno sopporto in quel posto: Suor Jude, che continua a girare tra i tavoli fissando un punto indefinito davanti a sè.
La pelle candida e le labbra rosee rendono quel viso anziano ugualmente affascinante.
Mi porto la sigaretta alle labbra mentre vedo Louise arrivare. Si siede sul divano di fronte al mio e prende una sigaretta. Ci fissiamo per alcuni secondi, poi distolgo lo sguardo.
Louise era una dei pochi pazienti ancora sani di mente, o almeno non completamente pazzi. Era l'unica con cui potevo parlare.
-Sai quello che devi fare?- sussurra, portandosi la sigaretta alle labbra carnose.
I suoi occhi verdi mi guardano dentro, giuro che ha notato la mia insicurezza in quel momento.
-Non credo dovremmo farlo- dico a bassa voce, sentendomi maledettamente stupida in quel momento.
-Arianne- dice Louise serrando i denti -Vuoi rimanere qui dentro fin quando questo posto ti risucchierà l'ultimo pezzo di sanità mentale che ti rimane?-
I suoi occhi si riducono a due fessure mentre parla. Deglutisco, annuendo con la testa.
-Okay- dico infine.
Okay.
L'avremmo fatto.
Saremmo scappate da questo posto, l'avremmo fatto. Maledizione, noi non eravamo pazze. Questo posto è la pazzia, non noi.
Pensare di poter vivere in questo modo è pazzia.

Sono seduta nel letto della mia cella mentre aspetto il cigolio della porta aprirsi. Louise sarebbe venuta a prendermi da un momento all'altro. Ricordavo perfettamente il suo piano: avrebbe sedotto un infermiere e mentre questo era distratto gli avrebbe rubato le chiavi per aprire la serratura delle celle de pazienti, infine sarebbe venuta a prendermi e insieme avremmo attraversato un tunnel sotterraneo che portava direttamente fuori il manicomio.
Se tutto andava come previsto, saremmo riuscite a scappare nell'arco di tempo di quindici minuti. Tempo in cui nessuno avrebbe notato la nostra mancanza. Gli infermieri dell'ala nord, dove si trovavano le scale per il tunnel, ci avrebbero messo almeno cinque minuti per chiudere tutti i pazienti nelle celle e a noi quel tempo bastava per arrivare al tunnel. Una volta arrivate lì sarebbe andato tutto nel verso giusto.
O almeno credo.
I lamenti dei pazienti aumentano quando vedono arrivare Louise con un mazzo di chiavi in mano. Io salto dal letto e sento l'adrenalina attraversarmi il corpo. Stiamo infrangendo le due regole più importanti che ci sono state imposte: scappare dal manicomio e camminare nei corridoi durante la notte.
Vedo Louise infilare le chiavi nella serratura e appena questa si apre sento il cuore saltarmi fuori dal petto.
-Veloce!- Mi intima Louise strattonandomi dal braccio.
Faccio quello che mi dice e iniziamo a camminare per i corridoi con il passo veloce ma silenzioso.
Vediamo delle guardie attraversare il corridoio e ci nascondiamo in un vicolo.
Sento le gambe diventare sempre più pensanti ad ogni passo che compio. Invidio Louise che in quel momento sembra la persone più tranquilla del mondo.
-Allora- Louise si gira verso di me -Adesso dobbiamo solo attraversare quel corridoio e siamo nell'ala Nord-
Annuisco con freddezza, anche se dentro sento il fuoco.
Avanziamo svelte verso un corridoio buio con una sola lampadina ad illuminarlo. Ci sono scritte sui muri e una sedie a rotelle è riposta di lato.
Mi si blocca il respiro quando entrambe sentiamo i passi di qualcuno dietro di noi, i passi di qualcosa di pesante che corre.
Che corre verso di noi.
-Scappa!- mi urla Louise mentre inizia a correre.
Immediatamente, con l'adrenalina fin sotto la pelle, inizio a correre.
Sento il suolo crollarmi sotto i piedi, cado e sento la testa girare. L'ultima cosa che vedo è un ombra scura infondo al corridoio che corre all'impazzata, zoppicando e sibilando parole di cui non riesco a coglierne il significato, sembrano lamenti. Infine vengo trascinata dentro una stanza.
E non so se esserne felice o meno.
Chiudo gli occhi quando vengo sbattuta al muro. La stanza è completamente buia e l'unica cosa che sento è il respiro di qualcuno sul mio collo.
-Non avere paura- sussurra al mio orecchio. -Fiutano la paura-
La voce della persona che mi sta parlando è cauta, roca e terribilmente ammaliante. Non riesco a vedere il suo viso, ma la sua voce riesce in qualche modo a calmarmi.
Nel buio riesco ad intravedere i suoi occhi, sono neri come tutto il resto.
Piango silenziosamente mentre cerco di dimenarmi dalla sua presa stretta. Mi tiene ferma con le braccia flesse al muro e sento il suo sguardo sul mio collo scoperto. Adesso mi regge entrambe le mani sopra la testa con una sola mano, l'altra sta sfiorando il mio collo con le dita. Sento dei brividi percorrermi il perimetro della spina dorsale e sento l'esigenza di alzare la testa.
Infine un lampo di luce proveniente dalla finestra gli illumina il volto e mi sento morire sotto il suo sguardo. Due occhi neri mi penetrano dentro, le labbra serrate, le sopracciglia aggrottate in un cipiglio arrabbiato, ha un graffio sul labbro inferiore e i capelli biondi disordinati gli incorniciano il viso pallido illuminato dalla luce della luna.
Quando nota che lo sto fissando mi lascia immediatamente, bruscamente, facendomi cadere a terra. Il suo viso ritorna scuro e si allontana.
-Non devi guardarmi. Non farlo- sibila a denti stretti.
Io annuisco freneticamente strisciando al muro cercando di trovare un appoggio per allontanarmi il più possibile da quel ragazzo.
Sento il suo sguardo su di me ad ogni passo che faccio. Mi alzo dal pavimento e decido di avvicinarmi alla porta.
Non so perché mi trovo in questa cella, non so nemmeno come ha fatto questo ragazzo ad aprila. Ha rubato anche lui la chiave ad un infermiere?
-Dove credi di andare?- ride il ragazzo inchiodandomi al muro, di nuovo.
Resto zitta per un attimo, non posso di certo dirgli che sto cercando di scappare con Louise. Non mi fido di lui.
Cavolo, Louise!
-Devo tornare nella mia stanza- mento fissando il suo torace e solo adesso mi rendo conto che è a petto nudo.
La sua pelle è ricoperta di graffi, segni violacei e cicatrici. Chi è questo ragazzo?
Lui ride ancora e infastidita lo colpisco sul petto cercando invana di allontanarlo.
Mi prende di nuovo i polsi e unisce il suo corpo al mio. Adesso sento la sua pelle nuda e calda su di me.
-La tua amica è probabilmente morta, bambolina. Non ti hanno mai detto che non si cammina nei corridoi durante notte?- mi dice all'orecchio, intuendo i miei pensieri.
Sento gli occhi pizzicarmi e il ricordo di quell'essere che correva verso di me mi fa rabbrividire. Cos'era quella cosa?
-Chi c'era la fuori?- chiedo guardando il muro di fronte a me.
Il ragazzo porta le mie mani dietro la schiena e con la mano libera mi sfiora la guancia infiammata.
-Sei molto curiosa, sai?-
Infine, guardandomi profondamente mi lascia entrambe le braccia. Rimane sempre vicinissimo a me, chissà se riesce a sentire il battito del mio cuore urlare nel petto.
-Ti porto nella tua camera- dice e mi afferra la mano.
-No, le guardie ci puniranno- balbetto come una stupida bambina impaurita.
Il ragazzi ride. I suoi occhi neri incontrano i miei.
-Non dovresti avere paura delle guardie. Ma non preoccuparti, di notte comando io qui dentro- dice e una luce nuova attraversa i suoi occhi. Un brutto presentimento mi accarezza lo stomaco.
Quando usciamo mi pento immediatamente di averlo fatto.
Louise è sdraiata a terra, in una pozza di sangue. Il petto è aperto e un profondo buco si cela all'interno. Mi porto due mani alla bocca e gli occhi mi si inondavo di lacrime mentre guardo lo stato in cui la mia amica è ridotta. Sono in ginocchio, mentre prego il Signore che quello che ho visto non è reale. Prego che quella vista è solo un fottuto incubo.
Il ragazzo mi trascina lontano da Louise e io cerco di urlare ma la voce mi rimane intrappolata in gola.
-Shh- Il ragazzo mi abbraccia, mi stringe a sè come nessuno aveva mai fatto prima di allora. Desidero morire nel sul abbraccio, mentre sprofondo in un buco senza fine. Sento le gambe molli e cado a terra.
-Non avere paura, ci sono io con te. Adesso-

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