winsor

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La prima volta che lo vidi era seduto sul divanetto dinanzi ad un quadro di Claude Monet.

Sì, quei divanetti posti al centro delle sale o lungo i larghi corridoi dei musei.

Era uno di quei divanetti ove non si può poggiare la schiena e rilassarsi. Sono quelli dove sono i tuoi muscoli a farti d'appoggio.

Mi sono sempre chiesto per chi fossero.

Che senso aveva realizzarli senza schienale per un turista?

Solitamente quando camminiamo, camminiamo e camminiamo, ci stanchiamo e sentiamo il gran bisogno di rilassarci e prenderci una pausa. Insomma, di sicuro non è relax quello che trovi in quei divani.

Perdo troppo tempo a riflettere su questioni inutili e di poco conto. Non fa la differenza se un divanetto ha lo schienale o meno.

Mi piace pensare che non siano realizzati per i visitatori che vogliono riposare e né tanto meno per le mamme stanche che si fermano per porgere la bottiglietta d'acqua al figliolo assetato.

Secondo me sono per quelli come lui, a cui non serve rilassarsi fisicamente perché l'armonia la trova già nelle pennellate del quadro.

Quel giorno lui la stava trovando nella profonda neve bianca dipinta dall'anima del pittore francese. La neve era candida e pura. Una gazza inconsapevolmente assisteva a questo magnifico fenomeno atmosferico.

Assisteva a quella coltre innevata come la gazza con una sola differenza: lui era consapevole della meraviglia naturale che sfoggiava quel paesaggio.

Non vedevo i suoi occhi, ma solamente la sua sagoma piegata.

Probabilmente si teneva il viso con le mani, mentre i gomiti sprofondavano delicatamente nelle cosce.

I capelli erano abbastanza lunghi. Castani. Mossi.

Indossava un abbondante maglione beige.

La gazza era una meraviglia. Ogni quadro ne conteneva un po'.

L'arte era meravigliosa e per questo decisi di propormi come guida in questo museo. Come primo compito mi dettero quello di farmi un giro tranquillo e captare tutte le opere con i loro significati.

Dal vivo era così differente dal vederle stampate su una pagina di un insulso libro universitario. L'arte è da vivere non da studiare.

Non credo di aver mai studiato le didascalie affiancate alle opere. Guardavo ed osservavo quell'immagine dalla scarsa qualità e vedevo dove mi portavano le emozioni.

Ogni quadro mi travolgeva. Qualcuno di più, altri meno ovviamente.

L'arte può piacere e non.

Solo chi nei difetti trova un pregio si sente un tutt'uno con quei pittori nonostante siano vissuti così tanti anni prima.

Quel giorno però, per la prima volta, non mi fermai a guardare quella piccola gazza immersa nella neve. Quel giorno non mi rilassai dinanzi alla calma di quel paesaggio.

Quel giorno un turbine di emozioni mi fece vedere che il quadro era incorniciato e che dinanzi vi era un divanetto.

Quel giorno puntai gli occhi sulla sua schiena chinata.

Li puntai su di lui perché era solo.

Era solo come la gazza.

Potevo dire che era bellissimo? No, assolutamente no.

Potevo affermare che la sua anima era meravigliosa. Era così pura.

Non tutti si fermano ad ammirare la solitudine dipinta in quel quadro. Non tutti cercano di capire Monet, mentre era nel suo mondo con i colori in mano pronti a dipingere quella tela che avrebbe racchiuso la sua anima.

ᴅɪᴘɪɴɢɪᴍɪ ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora