Capitolo 26 - Vendetta

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Alexandra Woods's  P. O. V.

Feci un respiro profondo mentre i miei pensieri vagavano verso l'immagine di Clarke con Keana. Mi sentivo tradita, non dall'agente ma da me stessa. Per tanti anni avevo mantenuto il controllo completo dei miei sentimenti e delle mie azioni, e poi dal nulla è apparsa una donna e mi ha mostrato che non potevo controllare tutto intorno a me. Ciò mi corrodeva, cellula per cellula; era come perdere il controllo del mio essere. Dannata agente. 

"Stai bene, tesoro?"

Sentì la voce profonda di mio marito in sottofondo mentre osservava come le persone camminavano per i marciapiedi con i loro enormi ombrelli e altri con le giacche a vento. Dal cielo grigio cadeva una leggera pioggia su New York, che presto sarebbe aumentata diventando una tormenta. Guardai gli occhi nocciola di Christopher appena sentì il leggero tocco della sua mano sulla mia. Indossava una grande giacca e mi guardava in modo curioso. 

"Sì, caro. Sto solo riflettendo su tutto questo."

"Non preoccuparti. Si risolverà tutto."  Disse e intrecciò le dita con le mie. 

Gli mostrai un sorriso debole, ricevendone un altro in cambio. Sembrava stesse meglio; magari tutti gli effetti delle medicine stavano cominciando a ridursi. Nonostante la giornata molto occupata e piena di eventi, sembrava tranquillo. 

"Lo spero."

"Fidati di me, Lexa."

Non molto tempo dopo il grande cancello di ferro della mansione si aprì per farci entrare con l'auto. Il veicolo era parcheggiato davanti alla parte frontale della casa, quando uno dei dipendenti si avvicinò aprendo la portiera per farmi uscire. Corremmo verso casa evitando di bagnarci con la pioggia. Io e Christopher andammo in camera nostra, lui da un lato col suo portatile e io dall'altro con un libro. Restammo così per ore, senza scambiarci una parola. I miei pensieri erano molto lontani da me stessa per fare la brava moglie. Essi erano circondati dalla donna dagli occhi azzurri che presto sarebbe arrivata. Per qualche istante pensai che fosse un errore aver ordinato a Clarke di venire qui stasera. Non era un orario appropriato. Per la sua rimozione dal caso e per il mio stato emotivo visibilmente colpito. Agire per Christopher era diventata una cosa neutrale, era come essere un personaggio creato da me stessa per completare una storia che non finiva mai. Ma con Clarke non era così, non più. Mi ero persa, avevo perso me stessa nei miei sentimenti, nelle mie azioni e nei miei piani. Tutto di me era sincero per lei, e non potevo semplicemente agire in modo diverso. Era esasperante non avere il controllo su di me quando si trattava di Clarke Griffin. 

"Hai fatto tutto male, Lexa."  Sussurrai. 

"Hai detto qualcosa?"  Chiese lui. 

Alzai la testa e lo guardai in faccia. Christopher spostò il suo portatile guardandomi tranquillamente.

"Stavo pensando ad alta voce, tesoro. Vuoi che dica alla cuoca di servirti la cena qui?"

"No, non c'è bisogno, possiamo cenare giù."

"Grande idea."  Dissi alzandomi per avvicinarmi a lui.
"Penso che dopo tutto questo stress dovremmo stare un po' insieme."  Mi sedetti insieme a lui ricevendo un sorriso. 

"Penso sia un'idea meravigliosa. Mi manchi."

"Si?"

"Non sai quanto."  Disse mettendo una mano sulla mia coscia. 

Guardai la sua mano che scivolò piano sulla mia pelle e dopo osservai il suo sguardo gentile. Non ricordavo l'ultima volta che io e Christopher avevamo fatto sesso. Da quando avevo cominciato a uscire con Clarke mi ero sempre negata alle sue carezze e a tutto il resto. L'avevo drogato e gli avevo fatto credere che avevamo passato notti e notti di sesso selvaggio che non era mai esistito, non dopo averlo fatto con Clarke. Era come se lei potesse darmi tutto quello di cui avevo bisogno, così facendo la presenza di mio marito era totalmente innecessaria. Ma non poteva continuare così la cosa, non dopo oggi. Se Clarke era così distante e libera di fare quello che voleva, perché io non potevo fare lo stesso? Stavamo parlando di me, sarei sempre stata un passo avanti. Sempre. 

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