11.

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11.

Mi svegliai per mancanza di sonno, notando di essere ancora sul pavimento. Non pensai che mi avrebbe davvero lasciata qui, ma l'aveva fatto.

Mi alzai piano, cercando di non fare rumore, uscendo dalla sua stanza. Scesi al piano di sotto per bere un pò d'acqua, ma appena vidi il suo cellulare sul tavolo della cucina, i miei occhi si illuminarono.

Non era un tipo dolce, lui. Lo era solo quando voleva qualcosa. Il vero Zayn era cattivo, era quel ragazzo che provava piacere nell'infliggermi dolore.

Presi cautamente il suo cellulare, guardando alle mie spalle, con la paura di trovarmelo dietro di me.

Lo sbloccai ma vidi la password, così cliccai sulla scritta 'Chiamata d'emergenza'. Digitai il 911 e pregai che rispondessero in fritta.

"911, qual è l'emergenza?" chiese un uomo, dall'altra parte del telefono.

"Sono Chloe Jones, la ragazza rapita qualche giorno fa" iniziai, non sapendo che dire.

"Oh mio Dio, signorina, sta bene? Dove si trova?" chiese subito l'uomo.

"Non lo so. Penso di essere a mezz'ora da casa mia. I poliziotti sono venuti ieri a perlustrare casa, il rapitore si chiama Zayn" dissi a bassissima voce.

"Questo è il cellulare del rapitore?" chiese l'uomo.

"Sì"

"Mi descriva il rapitore, noi intanto rintracciamo il telefono" disse l'uomo.

"Alto, moro, occhi scuri. Ha la barba" dissi, cercando di ricordarmi qualche dettaglio in più.

"Ha qualche segno particolare?" chiese l'uomo.

"Tatuaggi. Molti. Sulle braccia. E ha i capelli rasati in entrambi i lati della testa" dissi, guardando di nuovo dietro di me.

"L'abbiamo localizzata, arriviamo subito. Lei intanto, non si muova da dov'è e non dia al rapitore un motivo per farla andare via da lì" disse, prima di attaccare.

Posai subito il telefono sul tavolino, nella stessa posizione in cui l'avevo trovato, prima di sedermi sulla sedia.

Se Zayn si sarebbe svegliato, avrei potuto fingere di essere qui da poco, solo perchè non avevo sonno.

Sperai davvero che tutto filasse liscio. Che Zayn continuasse a dormire e che la polizia arrivasse in fretta.

Ma sappiamo benissimo tutti che la fortuna non è mai dalla nostra parte quando dovrebbe esserlo.

"Con te facciamo i conti dopo" mi disse Zayn, facendomi sobbalzare.

Mi prese il polso, stringendolo, e uscimmo da casa.

Lasciò il cellulare sul tavolino, sbattendo poi la porta della casa dietro di lui. Aprì lo sportello inferiore della sua macchina e buttò una borsa dentro, prima di buttare anche me.

Iniziai a piangere, sapendo che mi avrebbe come minimo ucciso per quello che avevo fatto. Continuai soltanto a sperare che la polizia lo avrebbe preso prima che lui potesse partire.

Stockholm Syndrome [Z.M.]Where stories live. Discover now