3.4 - Gelosy

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Non era successo niente di che, a parte il tenersi per mano...

E un attentato all'integrità delle mura della scuola quando, una volta usciti dall'edificio, mi aveva spinto sul muro per elargirmi un altro "dolce" bacio di arrivederci. Senza chiarire niente però.

Che dovevo pensare? Che prima mi baciava e poi nemmeno salutava. E nemmeno mi sorrideva. Continuava a fare l'imbronciato in silenzio. E nemmeno scriveva. E sul gruppo mi trattava come prima, come se non fosse successo nulla.

WHAT. Cosa dovevo pensare e da cosa avrei dovuto fare delle deduzioni secondo lui?

Urgeva un intervento.

Infatti chiamai Deku per invitarlo a studiare con noi.

Gli avevo dato appuntamento 3 ore prima degli altri 2 senza dirgli nulla... E senza dire nulla nemmeno a loro... però l'avevo invitato a studiare con noi!

Lo aspettavo per le prime ore della mattina; verso le 8... fortunatamente avevo un Aizawa a un piano da me, che gli avrebbe aperto e gli avrebbe mostrato l'entrata della mia stanza. Non sapevo se vivesse già a scuola... ma da quando c'ero era sempre stato al piano di sotto. Purtroppo né io né Aizawa eravamo molto mattinieri. E anche se non eravamo parenti... sotto sotto eravamo uguali.

Avevo avuto giusto il tempo di preparare il porridge per entrambi, mettermi dei pantaloncini corti e un top (era estate faceva caldo oh) e di lavarmi i denti, quando un professor Aizawa versione sacco a pelo aprì la porta sbadigliando ad un fin troppo sveglio Deku. Io ero nelle stesse condizioni del mio tutore, capelli scompigliati e il corpo avvolto nelle coperte del futon.

«Ciao Deku...» bisbigliai assonnata, trascinandomi fino al tavolo al centro della stanza (che potevo usare solo dopo aver ripiegato il futon). «Scusa il casino... la stanza è piccola...»

«Ma cosa dici? È bellissima!» Mi guardai intorno per trovare tutta quella bellezza: era una stanza completamente impersonale. Senza decorazioni. Un armadio ad ante scorrevoli dove avevo ammucchiato i miei vestiti, una libreria e l'angolo cucina. Una porta che dava nel bagno... e basta. Non avevo neanche la televisione, né una vera cabina armadio, o degli abiti costosi, o decorazioni... ero abituata a un certo stile di vita. E avevo dovuto cambiare in quattro e quattr'otto.

«Sarà meglio! Appena avrò tempo di comprarmi qualcosa di decente...» Come facevo spesso, passai la mano sui vestiti ben riposti e piegati su uno scaffale della libreria: sandali rotti, calze e rete nere, jeans strappati neri, maglia dell'Hard Rock Cafe di Lisbona e un giacchetto dell'Adidas sbruciacchiato. Il mio piccolo santuario.

«Quelli li indossavi quando sei arrivata, giusto?» mi chiese, riferendosi ai vestiti.

«Mhm?» mi voltai; avevo sonno, non connettevo. I need più time. «Sì, sono quelli! Il giacchetto ha avuto un incontro ravvicinato con Katsuki... però il resto è a posto.» Sorrisi al ricordo, abbassando lo sguardo sulla stoffa rosa. «Oh ma siedi! Non ho rimesso dentro il futon per nulla, broccoletto.» Da brava padrona di casa... insultavo i miei ospiti. Gud. Presi il suo zaino e il giacchetto, e così rimase in una t-shirt bianca con scritto "maglietta da studio" e pantaloncini azzurri. «Eeee ti ho fatto la colazione.» Annunciai porgendogli il porridge con i mirtilli e cioccolato fondente. «Ci sono le fibre, proteine e altre cazzate varie che ti fanno venire i muscoli.»

E detto ciò mi tolsi di dosso la coperta infilandola a forza nell'armadio e chiudendolo con violenza prima che risputasse tutto fuori, mostrandogli così le mie gambe formose, coperte da lunghi calzettoni bianchi a strisce rosse fin sopra le ginocchia. I pantaloncini a metà coscia lasciavano tranquillamente intravedere la bruciatura causata dalla mano di Katsuki, così come si sarebbe visto il succhiotto creato durante la seconda ondata di baci. Invece no, perché mi infilai il giacchetto rosa che mi aveva regalato Bakugou. Mi stava grande, ma lo amavo uguale.

Not a Love Story ||Bakugou x oc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora