00. Epilogo

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La Musica Non C'è – Coez

"Ti hanno mai detto che sei molto fotogenico?"

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"Ti hanno mai detto che sei molto fotogenico?"

Elia sollevò la testa dal materasso e la guardò con un mezzo sorriso, prima di mettersi in posa sdraiato su un fianco, con solo i pantaloni di una tuta indosso. "Cosa devo dire? Fotografami come le tue ragazze francesi?"

Zaira rise, per poi raggiungerlo e sedersi sul letto a gambe incrociate, proprio lungo la direzione del ventilatore che, imperterrito, compiva la sua triste rotazione per rimescolare l'aria soffocante del sottotetto. Si mise a passare le dita tra i capelli sudati del ragazzo, che nel frattempo si era buttato di nuovo a pancia in giù, e si lasciò cullare dal vuoto dei suoi stessi pensieri – faceva troppo caldo per riuscire a formulare qualcosa di sensato.

"Ricordami perché sono tornato a Milano il 26 agosto" mugugnò Elia immerso nel materasso, per poi spostarsi di nuovo e mettersi supino, appoggiando il capo tra le gambe nude di Zaira.

"Perché tra pochi giorni devi dare il tuo ultimo esame prima della tesi?"

Elia aprì un occhio e fece una smorfia. "L'università non è un buon motivo. Soprattutto se è Brera" le disse, squadrandola con più attenzione. "Perché indossi una mia maglietta?"

"Se tu abbandoni la tua valigia spalancata all'ingresso..." fece lei, lisciando la maglia con sopra una stampa dei Girasoli di Van Gogh, di un giallo sbiadito e così confortevole da farle pensare di non volerla più togliere. "Avevo bisogno qualcosa di pulito dopo essermi fatta la doccia, comunque" aggiunse, per poi dargli un buffetto sulla guancia. "E anche tu dovresti fartene una, tra l'altro."

"Più tardi. Ma non ti eri portata un cambio?"

"Certo, ma è per dopo."

Elia roteò gli occhi. "Ti permetto di usarla solo perché è il tuo compleanno" disse, mettendosi seduto con un sospiro. "Sia chiaro che la rivoglio indietro."

Zaira fece un sorrisetto divertito e annuì, per poi scostarsi e appoggiarsi alla testiera del letto, infastidita dal flusso d'aria che le scuoteva i capelli umidi e li increspava più del dovuto. Rimase in silenzio, mentre Elia si sistemava davanti al ventilatore e buttava la testa all'indietro, respirando piano.

"Mi prometti di non stuzzicare Michele stasera?" gli chiese Zaira, guardandolo sottecchi. "Sarebbe disposto a farsi dare due pugni da te, pur di pareggiare."

"Sempre solo perché è il tuo compleanno." Il ragazzo voltò di nuovo il capo verso di lei. "Chi altro viene?"

"I soliti noti: Ginevra e Davide."

"Ma stanno di nuovo...?" chiese Elia, lasciando aleggiare la domanda nell'aria.

Zaira sospirò, non sapendo come rispondere. Non erano in effetti tornati insieme, nonostante tra loro ci fosse ancora una complicità intima e difficile da sciogliersi, tanto che le era difficile definirli solo come amici quando li vedeva così vicini: c'erano dei momenti, però, delle parole e delle frasi che le ricordavano quanto invece fossero  distanti. Oltretutto, Ginevra stessa le aveva rivelato che non sarebbero mai più riusciti ad avere lo stesso rapporto di prima, per quanto Davide stesse provando con tutte le sue forze a ricostruirlo.

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