Litigi

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Quella sera ero in camera mia, sdraiata sul letto a fissare il soffitto, quando iniziarono a bussare ripetutamente alla mia porta.

<è aperto!> esclamai.
dalla porta entrò Nat, con un espressione tutt'altro che felice.
Era sull'orlo del pianto.

Lentamente si avvicinò, si sedette sul letto, e si buttò su di me, immersa tra le lacrime.

<Hei, hei, hei! Che succede?> le chiesi carezzandole delicatamente i capelli.

In cuor mio sapevo già cosa la stesse turbando, ma non dissi nulla.

<Steve si sposa> rispose tra un singhiozzo e l'altro.

<tu lo sapevi?> aggiunse alzando la testa verso di me.

Rimasi in silenzio per qualche attimo, pensando a cosa rispondere.

Lei sgranò gli occhi, si alzò in piedi ed esclamò:
<tu lo sapevi!>

<Si ma l'ho scoperto per caso!> iniziai, alzandomi anche io dal letto. <mi ero svegliata presto e ho origliato la conversazione tra Steve e il resto dei ragazzi!> conclusi.

<e perché non me l'hai detto!?> chiese alzando la voce, mentre si asciugava le lacrime.

<non volevo ferirti ulteriormente...>

<quindi mi stai dicendo che ero l'unica a non saperlo?!> gridò.

<Nat ascoltami, non è colpa mia, non ho creato io tutto ciò! Non puoi arrabbiarti con me solo perché non ti ho detto una cosa che non spettava a me dirti!> iniziai anche io ad alzare il tono della voce.

<ti spettava come mia sorella!>

Non sapevo che dire. Forse avevo sbagliato a tenerle tutto nascosto, ma ora stava esagerando.

<senti, stai esagerando ora. Questo non è il problema principale. Che ti piaccia o no l'amore della tua vita si sta per sposare e tu non puoi farci niente! Se lo amassi davvero saresti contenta per lui, dato che ora è veramente felice!> urlai senza pensare. Le parole erano uscite dalla mia bocca come un fiume incontrollato. Non so perché ci fossimo innervosite così tanto in pochi minuti, per così poco.

Mi misi una mano davanti alla bocca per bloccare quell'orribile frase che avevo appena rivolto a mia sorella.

Ormai entrambe avevamo gli occhi lucidi.

Lei continuava a fissarmi senza dire niente. Non riuscivo a decifrare il suo sguardo.

Rimanemmo in quella situazione per un minuto pieno, fino a quando la porta della camera non si aprì, e in stanza entrò l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento: Steve.

Mia sorella si voltò, e silenziosamente corse via.

Steve la seguì con lo sguardo per poi dire con un filo di voce: <Nat...io...>

Io posai lo sguardo su di lui. <lascia stare, hai già fatto abbastanza>.

Feci per uscire dalla stanza, ma quando stavo per mettere un piede fuori la porta, la sua mano mi bloccò.
<non puoi farmene una colpa. Io con quella donna sono felice!> disse.

<Steve...tu l'hai illusa...avete passato una notte insieme e tu le hai fatto credere che tra voi potesse esserci qualcosa...si vede da un miglio di distanza che ti ama, l'unico a non capirlo qui sembri tu> detto questo, mi liberai dalla sua presa e corsi via, diretta chissà in quale parte della torre, lasciando Steve imbambolato sul luscio della porta della mia camera.

Alla fine, mi ritrovai in cucina a sorseggiare un calice di vino, in preda alla disperazione. Non avevo voglia di vedere nessuno.

In un solo giorno avevo litigato con il mio ragazzo, mia sorella, e con un mio caro amico... fortunatamente con Bucky si era chiarito tutto, ma quella mattina tra noi si era creato un muro, che purtroppo non avevo ancora abbattuto.

Una lacrima rigò la mia guancia sinistra, mentre il mio sguardo era diretto in un punto vuoto della cucina.

Sentii un rumore provenire da dietro di me: era Thor, che si stava riempendo un bicchiere d'acqua. Ero talmente presa dai miei pensieri, da non rendermi conto che era entrato in cucina.

Quest'ultimo notò che stavo piangendo e subito si preoccupò per me. Mi avvolse il busto con le sue braccia muscolose e mi abbracciò, in silenzio. Sembrava sapesse già tutto.

||Emma Romanoff||Where stories live. Discover now