Capitolo 9

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Tyler stava studiando degli spartiti quando sentì squillare il telefono di casa, e dopo poco sua nonna lo chiamò da fuori la porta:

"Tyler c'è una telefonata per te."

Lui si alzò svogliatamente dalla sedia, aprì la porta di camera sua e gentilmente ringraziò la nonna, e andò a rispondere sapendo già chi fosse.
Prese la cornetta e rispose:

"Pronto?"

"Tyler McCormick?" chiese la voce femminile dall'altra parte della cornetta.

Quella voce ormai la conosceva da parecchio tempo, ed era un motivo di rabbia, sentirla.

"Sì sono io" rispose seccato.

E lei ripetè sempre la stessa frase:

"C'è una telefonata dalla prigione di Stato, da parte di James McCormick, accetta l'addebito? Accetta la chiamata?"

"Sì signorina accetto" disse Tyler sospirando.

"Bene, attenda in linea" gli disse infine.

Ci fu il solito click per poi sentire quella voce tanto amata quanto odiata, che gli diceva:

"Ciao figliolo come stai?"

"Ciao, io bene tu come stai?" chiese sbuffando.

"Bene, è tanto che non vieni a trovarmi" disse il padre avvilito.

"Ho avuto da fare" rispose seccato.

"Tyler ho bisogno di vederti, per favore" lo pregò il padre.

"Che ti serve?" domandò diretto.

"Niente, non mi serve niente solo vederti" gli rispose tristemente.

Tyler sbuffò di nuovo, mentre la nonna gli passava accanto sostenendolo con lo sguardo.

"Va bene vengo, venerdì" gli rispose  riattaccando mentre il padre lo ringraziava.

                                ~•~

Il venerdì pomeriggio Tyler parcheggiò la sua auto in quel triste parcheggio, scese lentamente come se avesse da incamerare aria prima di entrare tra quelle mura scure e prive di vita. Quelle mura che odiava con tutto sé stesso, quelle mura che emanavano un odore sporco che sembrava entrargli nella pelle tutte le volte che usciva di lì.
Arrivò al cancello suonò, si presentò come tutte le volte e come tutte le volte appena varcò la porta venne perquisito.
Una guardia lo scortò nella sala visitatori, lo fece accomodare ad un tavolo logoro da graffi e scritture, e gli disse:

"Siediti, arriva subito James."

Lui annuì guardandosi attorno, c'erano altri visitatori, maggior parte mogli e fidanzate dei detenuti, c'era chi parlava sottovoce, chi piangeva e chi come lui aspettava che arrivasse il loro caro.
La piccola porta di ferro si aprì e apparve James, suo padre, ammanettato come sempre.
La guardia lo spinse leggermente e lui si avviò verso il tavolo dove Tyler stava seduto con il volto serio, sorridendogli James si mise seduto, lo guardò e gli disse:

"Dio... Tyler, ti fai sempre più uomo."

"Che ti è successo al viso?" chiese guardando quell'uomo che stentava a riconoscere sotto la folta barba, aveva due profondi tagli, uno sopra il sopracciglio e l'altro sotto la guancia.

"Niente, alcune divergenze con un ex amico" spiegò brevemente.

"Ex amico o un ex spacciatore a cui devi dei soldi?" chiese in tono strafottente.

"Semmai era lui che doveva dei soldi a me" rispose in tono duro e freddo.

"Ah già ultimamente eri il boss, dimenticavo" gli disse beffardo guardandolo duramente.

"Falla finita Tyler. Non siamo qui per litigare" ribadì James.

"Non ci dovremmo neanche essere, qui, papà" rispose duramente.

Si guardarono negli occhi freddamente, poi il padre cambiò espressione e gli disse:

"Figliolo ho sbagliato lo so, ma vedrai che quando sarò fuori da qui, tutto cambierà. Sono cambiato" gli disse sorridendogli.

"Sì lo hai detto anche cinque anni fa" gli fece presente Tyler.

"Dai dimmi di te. Ti trovi bene a lavoro? Hai la ragazza?" chiese curioso cambiando discorso.

Tyler sospirò, si appoggiò con la schiena alla sedia e rispose:

"Sì mi trovo bene mi piace quello che faccio."

Poi pensò a Stella, al suo raggio di luce.
Quel raggio di luce che si spense appena tornò con lo sguardo sul padre.
Quel padre a cui lui aveva voluto tanto bene, fino all'età di sei anni, quando tutto era cambiato.
Non era stato un padre violento, questo no, lo doveva ammettere, neanche quando tornava ubriaco o strafatto, ma era un padre di cui lui si vergognava. Non aveva saputo reagire alla morte della moglie, aveva preferito diventare un ubriacone, un tossico e poi per finire uno spacciatore, tra l'altro uno dei meglio, che prendersi cura del suo piccolo figlio di sei anni a cui lui aveva sempre detto di adorare.

Tyler lo aveva visto in tutte le versioni e il suo amore per lui era diventato piano, piano odio, rabbia e vergogna.
Quella vergogna che logorava il suo interno, la sua anima, facendo sì che pensasse di non essere degno di avere una persona accanto che lo potesse amare, scoprendo che tipo di genitore avesse.
Ritornò alla realtà e rispose:

"Non c'è nessuna... non ci sarà mai, ho altro a cui pensare."

Rimase a parlare o meglio ad ascoltare il padre per un'altra mezz'ora, poi si salutarono promettendogli che sarebbe tornato a trovarlo presto.
Cosa che non avrebbe fatto.
Appena il cancello si chiuse dietro le sue spalle, Tyler si avviò alla macchina, si appoggiò ad essa e urlò con tutte le sue forze, liberandosi leggermente da quel macigno che si portava sullo stomaco.

Salì in macchina e nel mentre gli squillò il cellulare, senza guardare chi fosse dalla rabbia che ancora gli scorreva nelle vene rispose rabbioso:

"Pronto!"

"Tyler" lo chiamò la dolce voce di Stella.

"Che vuoi" rispose a brutto muso.

Stella rimase un attimo in silenzio, poi gli disse:

"Che hai è successo qualcosa?"

"Non ho niente, non è successo niente ho solo bisogno di stare da solo."

Rispose nero dalla rabbia che gli scorreva nelle vene.
In quel momento era come un leone in gabbia, ce l'aveva con il mondo intero.

"Tyler perché fai così?" gli chiese lei non capendo.

"CAZZO Stella cosa non hai capito quando ti ho detto che ho bisogno di stare da solo" le urlò contro.

"Tyler io ti ho solo..."

"Ascoltami bene, mi sono sbagliato. Non siamo fatti per stare insieme. Non sono l'uomo per te Stella" le disse serio.

"Tyler io..."

Ma non la fece finire che le riattaccò, buttò il telefono sul sedile della macchina e prese a pugni lo sterzo.

"CAZZO! CAZZO! CAZZO!" urlò dentro l'abitacolo.

Non poteva averla, ma la voleva.
Lei era tutto per lui, ma lui non era degno di lei.
Questo era il problema...

Angolo autrici

In questo capitolo avete scoperto il dolore che Tyler porta dentro di sé

Si è sfogato con Stella nel peggiore dei modi, credete che tornerà sui propri passi?

Se la storia vi piace ricordare la ⭐

Tra passione e lacrime.  (Completa)Where stories live. Discover now