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L'odore di grasso inondò le nostre narici come un oleoso rivestimento. La campanella tintinnò. Un gorgoglio si incuneò nelle viscere ad ogni respiro consunto. Ancora nessuno. Premetti nuovamente il pulsante della campanella sul davanzale.
"Un attimo" gridò una voce carnosa, squillante dietro ad una porticina della hall. Il mio piede istintivamente cominciò a sbattacchiare sulle assi di legno scricchiolanti. Un palmo mi sfiorò la spalla. Mi scostai con una smorfia rabbiosa sulle labbra.
"No" ringhiai sottovoce fissandolo in quelle cavità snocciolate da pizzichi di miele rancido.
"Scusa" mormorò tra sé allontanandosi a passi pesanti per scrutare quei abbellimenti - spruzzi di petali nei vasi, cesellature dorate e marmoree -
con sguardo smorto.
Schiacciai ancora e ancora quella campanella ottenendo solo grida d'attesa. Passarono altri minuti, finché comparì una donna di bassa statura.
"Nuovi ospiti... Ralf" urlò facendomi sussultare. Fuoriuscì dall'ombra un uomo dalle pupille incarnate in un iridiscenza alquanto bizzarra. Sbarrai le labbra per proferire parola, ma lui mi precedette.
"Una camera matrimoniale, perfavore"
Strabuzzai gli occhi agonizzanti. Il respiro affannoso scolava con ira fuori dalle narici. Lo fissai truce. Lui ricambiò con un'occhiataccia avvicinandosi in modo furtivo fino ad arrivarmi ad un centimetro di distanza.
"Non pensare che mi piaccia. Dobbiamo farlo."
Drigrignai i denti.
"Seguitemi" disse Ralf con un sorriso smagliante. Salimmo su per le scale gracchianti, affaticandoci ad ogni rampa.
"Immagino siate in luna di miele" mormorò Ralf.
"Come lo-"
"Esattamente" mi interruppe.
"Sapete qui vengono di rado le coppie come voi, ma quando le vedo, noto immediatamente ogni faccenda riguardante loro. Ma voi... Voi non vi comprendo pienamente. "
Roteai gli occhi. Siamo messi bene, pensai.
"Per questo ho scelto per voi la camera migliore, la 638. Una delle mie preferite. Quindi vi chiedo di occuparvi di lei come una figlia."
Trattenni una risatina, e appena intravidi il volto cupo di Rech, divenni terribilmente seria. Quell'uomo non sa stare ad una battuta, pensai in quel momento, eppure Ralf per quanto sorridente non sembrava scherzasse.
Ralf inserì una chiave sfavillante nella toppa girandola varie volte. Click.
"Buon soggiornamento, e luna di miele. Per qualsiasi cosa, siamo nella hall."
Non percepimmo nemmeno i suoi passi scalpettare via. Dinnanzi a noi si estendeva un templare fatiscente di coltri di nugoli e macchiette d'afa: una cupola celestiale.
"È... " rimase senza parole, quelle gloglottavano.

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