VI

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«Che cosa hai da ridere?» Lu venne verso di me, in cucina, per prendere straccio e grassatore.

La fermai subito «Lascia perdere - scoppiai a ridere come una scema, ma cercai comunque di spiegare -, questa mattina dopo essermi svegliata, ho preso una tazza di caffè e mi sono affacciata alla finestra della mia camera per godermi il panorama, peccato che se ne sia aggiunto un ulteriore che mi ha distratta. C'era...beh...Federico senza maglia che si allenava in terrazzo - arrossii lievemente - quando me ne sono accorta mi è andato di traverso il caffè, chissà dove ho mai guardato, e l'ho sputato. Mi sono nascosta prima che potesse vedermi!».

La mia spiegazione fece scoppiare a ridere anche la mia amica, a tal punto che si dovette tenere la pancia, non la smetteva più «No, ma sei un genio! - rise ancora - Quindi spiavi Federico, eh!», quella sua ulteriore frase mi fece arrossire. Non avevo fatto caso che lui si stesse allenando quella mattina, stavo semplicemente osservando il panorama, ma ero stata distratta in breve tempo.

Lu mi passò lo straccio e lo sgrassatore per pulire il danno che avevo fatto, ancora in pigiama mi fiondai sotto alla mia finestra e con olio di gomito pulii le piastrelle.

«Ciao Eli!» una voce attirò la mia attenzione e quando mi voltai mi venne quasi un infarto, era Federico, ma questa volta vestito.

Quando mi aveva chiamata con il mio soprannome il mio stomaco aveva fatto una giravolta, sperai non si trattasse del caffè, ma sapevo benissimo che era per via del ragazzo in questione. Era vicino al divisorio e osservava la scena del crimine di questa mattina con sguardo curioso.

Ancora inginocchiata lo guardai «Ciao!» sorrisi.

Il ragazzo scavalcò il divisorio per venire più vicino a me, «Che cosa è successo?» mi chiese sedendosi sulla sdraio accanto a me.

Dopo la serata precedente avevamo preso maggior confidenza, non avevamo problemi a introdurre discorsi ormai. La sua domanda era molto interessante, che cosa potevo dirgli? Non potevo ammettere che quello schifo era il caffè che avevo sputato poco fa quando lo avevo visto mezzo nudo allenarsi.

Nella mente avevo ancora l'immagine dei suoi muscoli guizzare, dovevo contenermi o sarebbe finita male «Guarda, non so. Penso che qualche gabbiano abbia lasciato un ricordino...» mi inventai la prima cosa che mi venne in mente.

«Effettivamente...mi sembrava di aver sentito qualcosa poco fa mentre mi allenavo!» esclamò ed io quasi mi strozzai con la saliva.

Mi aveva sentita, avevo fatto troppo rumore, ma da come ne parlava non sembrava si fosse accorto che ero stata io e non un gabbiano «Ma guarda te! Che balordo!» proseguii il gioco e lui rise per quello che avevo appena detto.

Il discorso sarebbe mutato nel giro di pochi secondi perché avevo notato che lui volesse rimanere seduto sulla sdraio a chiacchierare con me, cosa che non mi dispiaceva affatto, peccato che Nicolò interruppe il momento «Scusa Fede...ma dove sono l...» non riuscì a terminare la frase che vide il suo amico seduto nel nostro terrazzo ed io china a pulire lo schifo di caffè sputato «Oh, scusate...» si passò una mano fra i capelli imbarazzato, non pensava di trovare il suo amico parlare con me, direttamente nel nostro terrazzo.

«Arrivo Nic!» esclamò guardando il ragazzo che era appena rientrato nel suo appartamento «Devo andare, ci vediamo dopo?» chiese lui alzandosi dalla sdraio ed io alzai lo sguardo verso l'alto per incastrare i suoi occhi nei miei «Non preoccuparti! Sì, a dopo!» sorrisi.

Prima di scavalcare il divisorio si voltò ancora una volta verso di me «Avrei voluto aiutarti a pulirti, ma il dovere chiama...» rise indicando lo schifo sulle piastrelle ed io risposi prontamente «Sarebbe stato un gesto gentile, non far attendere Nicolò!» e detto questo rientrò anche lui nell'appartamento.

Out of timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora