Capitolo 21

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Apro gli occhi e sbatto le palpebre, la luce mi ferisce. Mi fa male la testa. Ho un saporaccio amaro in bocca, deglutisco ma non se ne va. Ho la gola secca.

Corrugo la fronte e metto a fuoco la mia lampada e la sveglia. Come sono tornata a casa? Addosso ho ancora il vestito di ieri, si è arrotolato attorno ai fianchi.

Cavolo, che mal di testa!

Accanto a me sul letto c'è un ragazzo, mi rivolge le spalle e dal ritmo del suo respiro deduco che sta dormendo. Oddio! Mi chino per guardarlo in faccia: i lineamenti perfetti di Enea, rilassati nel sonno, mi fanno balzare il cuore nel petto. Che ci fa qui?

Indossa ancora la camicia a maniche lunghe di ieri e i suoi jeans aderenti. Il suo addome si alza e si abbassa, il respiro lento e regolare.

Il suo cellulare si illumina e vibra, abbandonato sul materasso vicino a sé. Sullo schermo appare il nome di Ramona. Che faccio lo sveglio?

Mi passo una mano sulla fronte, una cappa di dolore mi si è fermata proprio sopra le sopracciglia, arriva fino alle tempie e fa il giro. Devo prendere qualcosa.

Mi volto per scendere dal letto ma Enea fa un grosso respiro, tira sul col naso e si stira nel letto. Mi volto a fissarlo, immobile. Lui sbadiglia allargando le braccia, mi colpisce in faccia. Con gli occhi annebbiati dal sonno si volta e mi fissa.

Scatta all'indietro sul materasso e si tira su a mezzo busto. Ci fissiamo in silenzio.

Ho il cuore nelle orecchie, la testa che mi scoppia e non capisco niente. «Che ci fai qui?»

Lui sbatte le palpebre e si guarda attorno. «Ah, già...» Si porta una mano sull'occhio e se lo sfrega, si scompiglia i capelli. «Quello di ieri sera... A proposito, come stai?»

«B-bene... Mi hai riportata a casa anche ieri sera?»

I suoi occhi girano confusi attorno alla stanza. «Ehm... sì. E poi devo essermi addormentato.»

Corrugo la fronte. «Perché? Non ero ubriaca. O sì?»

«Davvero non ti ricordi niente?»

«Cosa dovrei ricordare?»

«Quel tizio, ieri sera, in discoteca...»

Mi sorreggo la fronte con la mano e chiudo gli occhi. «Ah... ho la testa che mi scoppia, fammi prendere qualcosa...»

Butto le gambe giù dal letto e mi alzo in piedi. La stanza inizia a vorticare attorno a me, non riesco a mantenere l'equilibrio e cado a peso morto sul pavimento.

«Ehi!» I passi frettolosi di Enea mi raggiungono, mi afferra per le spalle e mi tira a sedere. «Stai bene?»

«Mi gira la testa...» Vedo tutto annebbiato.

Lui sbuffa dal naso. «Ti rimetto nel letto.» Mi avvolge le spalle con un braccio e con l'altro afferra entrambe le mie ginocchia, mi alza di peso e mi riadagia sul materasso.

Chiudo gli occhi e mi rilasso contro il cuscino. «Perché sto così male?»

«Un tizio, ieri sera, ti stava portando fuori dalla discoteca, e ho ragione di credere senza il tuo consenso.»

Riapro gli occhi. «Che?»

«Hai bevuto qualcosa?»

«Solo un analcolico che mi ha dato Serena e...» Sgrano gli occhi. Cavolo...

«E...?»

«Quel tipo, Alberto, mi ha dato lui un altro bicchiere...»

«Quindi non sai che c'era dentro?» Enea torreggia su di me, lo sguardo indagatore e preoccupato.

Anch'io ti aspetterò sempre.Where stories live. Discover now