7. Compromessi

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Trecentotrenta giorni prima.



"Come se non fosse successo niente!" esclamò Capelli di Merda, pulendosi soddisfatto le mani dopo aver rimesso per la seconda volta a posto la moto.

La gara era finita, avevo fatto mangiare la polvere al fottuto MerDeku, e potevo anche smettere di trascorrere i miei pomeriggi in quell'officina del cazzo.

Avevo smezzato la mia parte col Rosso, gli avevo offerto un maledetto dolce in caffetteria, e avevo ripagato profumatamente tutti i miei debiti.
Nulla più mi avrebbe ancorato a quel ragazzo.
Nulla.
Assolutamente nulla.

Un dubbio mi balenò a quel punto per la testa, ripensando al maledetto Awase, il mio meccanico, e al suo fottuto braccio rotto.
Mi sarebbe andato bene il suo ritorno in crew?
Mi sarebbe andato bene tornare a gareggiare senza Kirishima Eijiro?

Quel cagasotto era stato chiaro, non avrei dovuto domandargli più di presenziare ad un torneo.
Eppure avevamo fatto maledette scintille su quella pista, e le sue mani ruvide avevano aggiustato quello che il cazzo di Awase, quello che tutto il maledetto pianeta, non sarebbe mai riuscito ad aggiustare.

Io però ero Bakugo Katsuki.
E non avrei supplicato proprio nessuno.
Nemmeno per il miglior meccanico della città.
Nemmeno per l'unica persona al mondo che aveva deciso di entrare a far parte del mio team, senza chiedere nulla in cambio.

Ma che cazzo vai a pensare, Katsuki?!

"Dunque direi che siamo a posto così, giusto, Capelli di Merda?" ringhiai, allungandogli l'ultima banconota, per l'ultima volta.

Quello la rifiutò con un gesto della mano.
Improvvisamente, il suo sorriso onnipresente si spense lento.

"So che non vuoi debiti, Biondino. Però non voglio altri soldi, sul serio".

Alzai gli occhi al cielo infastidito.
Perché cazzò aveva sempre da ridire?!

"Sono tuoi. Li hai lavorati. Te li prendi e non rompi i coglioni. È un ordine".

Ma quella testa di cazzo tornò a ridacchiare, allontanando chissà quale pensiero con un gesto della mano.

"Ascolta, Bakugo, probabilmente non puoi capirlo, ma portandomi in pista, credimi, mi hai fatto un enorme regalo. Mi sentirei in colpa ad accettare altri soldi. Hai diviso con me il premio, e adesso ho soltanto fatto ripartire la centralina e levato lo zucchero dal serbatoio, non serve che tu paghi questo intervento".

Per un momento rimasi in silenzio.

Che cazzo devo fare adesso?

Ritirai quatto la banconota, indeciso se parlare o insistere per far sì che si facesse come volevo io.

Il Rosso approfittò del momento per lasciar cadere un gomito amico sulla mia spalla, infastidendomi più che mai.

"Beh, sicuramente da oggi in poi berremo il caffè amaro, giusto, biondino?" trillò sghignazzando e illuminando l'intera fottuta stanza con il suo inestinguibile sorriso.

"Io lo bevevo amaro già da prima, Capelli di Merda".

"Chi diavolo ti costringe a bere il caffè senza zucchero?" domandò ancora ridendo.

"Il 34% della popolazione, Testa di Merda. Con i denti cariati a causa dello zucchero. Per non parlare del sangue, del diabete e tutte quelle cazzate lì".

Come al solito, il Rosso scoppiò a ridere fragoroso, accompagnandomi allegro verso l'uscita, ancora col maledetto gomito sulla mia spalla.

Eravamo agli sgoccioli.

Taxi Cab - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora