12. Cocci

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Duecentosettantanove giorni prima.




"E siete stati coinquilini?" domandò Midoriya interessato, ridacchiando insieme a tutti gli altri al tavolo della mensa dell'Università.

"Puoi scommetterci, bro!" rispose arzillo Kaminari, ed io mi preparai mentalmente a riascoltare e rivivere per la centesima volta quella storia, che mi faceva sempre piegare in due dalle risate.
A posteriori, ovviamente.
Lì per lì avevo scansato l'infarto per un pelo.

Infatti, proprio come previsto, il Biondo iniziò con l'esilarante racconto.

Ci fu un periodo della mia vita in cui condivisi l'appartamento con Denki e Sero, dal momento in cui ci trasferimmo a nord della Nazione per prendere parte ad un lungo festival artistico.

Proprio allora si svolse il misfatto.

"Allora, era il giorno di Carnevale, ed io volevo travestirmi, ma i signorini qui a fianco hanno preferito continuare a lavorare ad un progetto che avrebbero dovuto esporre il giorno dopo".

"Che razza di stronzi." commentò Mina sarcastica, divertita nonostante conoscesse anche lei tutto il racconto a memoria.

"Le dirimpettaie di appartamento però decisero di festeggiare tutta la cazzo di notte, con addosso dei costumi bellissimi, per giunta!"

"Così te le sei scopate in gruppo mentre Capelli di Merda e Faccia Piatta lavoravano al posto tuo?"

"K-KACCHAN!"

"Dannazione, perché non l'ho fatto?"

"Ti avrebbero preso a calci, va' avanti." lo rimproverò secca Yaoyorozu, senza nemmeno alzare gli occhi dall'enorme tomo all'interno del quale aveva immerso il nasino.

"Vabbè, insomma, non dico che fossi geloso, ma-"

"Eri geloso. Prosegui".

"Okay, forse un pochino, ecco, tanto così. Dunque mi sono seduto a cavalcioni sulla finestra, rischiando pure la vita con il 70% di corpo a penzoloni nel vuoto, e ho guardato Kiribro diritto nelle palle degli occhi".

"Le palle degli occhi?" Mina soffocò una risatina.

"Le palle degli occhi." s'infiammò quello, indicandosi le pupille e ficcandosi irrimediabilmente un dito nell'occhio.

"Vai avanti tu, Sero, me ne sono appena fottuta una".

L'amico ridacchiò di gusto, prendendo le redini in mano e proseguendo.

"Beh, ha guardato Kiribro e ha detto:
-Se non ci travestiamo, io mi butto-.
E a quel punto, che altra scelta avevamo, insomma?"

"Farlo buttare".

"Kacchan, piantala!"

Sorrisi.

Non piantarla mai.

"Soltanto che ovviamente non avevamo portato niente in vista dell'occasione, a parte i nostri vestiti".

"Così ebbi un'idea!" ricominciò il Biondo, tappandosi  l'occhio infortunato con la mano e poggiando la forchetta sul piatto oramai vuoto.

Una risatina soffocata mi uscì dalle labbra.

"Ci travestimmo da... Noi!"

"Noi?! Cioè, voi? In che senso, Denki-kun?"

"Ti domandi anche il senso, MerDeku, davanti a questi?"

Kaminari sorrise, per poi proseguire trionfante.
"Nel senso che io mi vestii da Kiribro, Kiribro da Serobro, e Serobro dal sottoscritto!"

Taxi Cab - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora