22 ELISA. Non deve scoprirlo

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CARLOS

Il dolore alle costole mi sta devastando, forse dovrei rivalutare la scelta di non assumere altri antidolorifici ma la voglia di essere sempre vigile non mi abbandona. Inoltre non voglio assumere nessuna sostanza che anche solo si avvicini a quella che mi ha reso ricco. Io la droga la devo vendere, non la devo assumere. È stato lo strumento che mi ha permesso di distruggere Dillon.

Il solo pensiero di quell'essere mi fa contorcere ma ora non posso, non mi posso muovere perché lei è qui. La protagonista di tutti i miei sogni, il mio più grande rimpianto, l'essere più fragile e più forte mai conosciuto in vita mia mi sta abbracciando mentre dorme ed io sono in estasi. Ebro del suo profumo di rose fresche, macchiate dalla rugiada del mattino. Non posso che tenerla stretta a me.

Pensavo che non l'avrei mai più rivista. La immaginavo perduta, rovinata, ogni giorno l'ho pensata negli ultimi 15 anni circa. Un pensiero ed un rimpianto fisso. Quando l'ho rivista, a quel matrimonio, è come se avessi visto una raggio di luce che ha illuminato le tenebre del mio profondo. La mia seconda possibilità di liberarmi dal senso di colpa e dal dolore.

Anche ora, il solo fatto di averla qui, di inalare il suo profumo, ha l'effetto del più forte anestetizzante esistente al mondo.

Fortunatamente lei non si ricorda di me. Sembra non ricordare nulla, anzi sicuramente non ricorda, altrimenti non sarebbe qui ad abbracciarmi, di questo ne sono certo.

La mia missione ora è una ed una sola. Proteggerla ed evitare che lei ricordi il passato in modo da poterla tenere con me, questo sempre se lei vorrà, ma io farò di tutto perché lei scelga questa strada. Di tutto!

Inizia a svegliarsi. Mi sta abbracciando e ha una gamba sopra la mia. Mentre si muove inizia a strusciarsi involontariamente sul mio cazz* che già era all'erta. I miei scagnozzi le hanno comprato dei vestiti da squillo, forse pensando lo fosse davvero, ed ora me la ritrovo a girarmi intorno per tutto il giorno con le tette che le esplodono da striminziti top. Un'alza bandiera costante.

Non che mi lamento di tutto questo ma devo fare il bravo, non voglio rovinare la mia unica possibilità di averla nella mia vita.

Diciamo però che ora lei, strusciandosi così, non mi sta rendendo la vita facile.
Da quando l'ho rivista non ho più voluto nessuna delle tro*e che circola nel mio ufficio. Quando Marco mi ha detto che è vergine ho capito che doveva essere mia e che nessun'altra avrebbe retto il confronto.

Il sangue, che fino ad ora circolava in tutto il mio corpo, in particolare nei pressi del cervello, si è spostato tutto al basso ventre. Le sue tette premute su parte del mio torace mi stanno facendo impazzire. Si accoccola ancora di più, come se stesse abbracciando il suo cuscino di notte ma poi apre lentamente gli occhi e mi guarda.

I primi secondi sono di chiaro smarrimento, starà facendo mente locale su dove si trova? Poi subentra l'imbarazzo, il viso le si arrossa immediatamente e subito abbassa gli occhi, si inumidisce le labbra e solo Dio sa come io resista dal prenderle a morsi quelle labbra carnose.

Devo resistere, a meno che lei non mi lasci intendere di volere che la baci!

"Buongiorno" le dico dolcemente. Con difficoltà sposto il braccio sulla sua spalla e l'abbraccio anch'io. Le sfiorò lentamente la schiena con le dita. Il gesto è involontario, le mani stanno andando da sole come calamitate dalla sua pelle vellutata.

Le vorrei baciare ogni centimetro di pelle se solo lei volesse e poi tuffarmi su quel seno così prosperoso, la vorrei far urlare di piacere, farle sentire quanto può essere bello fare l'amore.

Ma mi limito alle carezze, per il momento, fin quando almeno riuscirò a mantenere la mia sanità mentale.

Lei sta in silenzio e la sento ad un tratto fremere, si morde quel maledetto labbro, la mia ossessione degli ultimi giorni e mi sento perduto.

La devo baciare o tra poco morirò. Dopo, se si arrabbierà, le spiegherò che ne andava della mia sanità mentale ma ora basta!

Con uno scatto, come se fossi nel pieno delle miei condizioni fisiche le catturo le labbra e la trovo stranamente pronta.

È come se non aspettasse altre. Tutti i miei sensi vanno in allerta e subito approfondisco il bacio. Il sapore di menta mista a cioccolato si sente ancora di più appena le nostre lingue si incontrano ed iniziano a muoversi in totale sintonia.

Le mie mani, come se vivessero di vita propria, vanno dritte sul suo sedere e la spingono a me.

Non esiste più dolore, non esiste nulla intono a no. Siamo rimasti io, lei ed il rumore dei nostri baci, dei nostri sospiro.

Abbandono la sua bocca meravigliosa e passo al collo vellutato scendo sul suo seno e dopo aver spostato il suo intimo inizio a succhiarle un capezzolo.
Mi dedico ad ogni parte di quel seno con calma ma ad un certo punto sento un gemito venire dal profondo del suo petto e perdo totalmente il controllo.

Le slaccio i pantaloni e scendo ancora con il viso verso il centro del suo piacere mentre lei si contorce tra le mie braccia. 

Un colpo alla porta mi fa saltare in piedi.
Prendo immediatamente la pistola che tenevo sotto il cuscino per sicurezza, la nascondo dentro i pantaloni, sotto la cinta.

Sento di nuovo un'altra botta fortissima, stanno cercando di sfondare la porta. Io so chi è, non serve vederlo per capire ma aspetto che entri. 

Dopo pochi minuti la porta viene sfondata con un calcio, appare Dillon, la persona che più odio al mondo.

"Eccoti qui, vedo che ti sei trovato una traiett* infermiera" dice guardando con disprezzo Elisa.

Mi basta quello per sentire il sangue che ribolle. Non voglio che la guardi mai più. Non voglio che sappia nemmeno che volto ha.

Mi giro verso Elisa e leggo subito la paura nel suo sguardo. Non sembra ci sia traccia di altro. La spingo dietro le mie spalle.

"Hai un minuto di tempo per andare via e non tornare più, altrimenti giuro che ti ammazzo! Lo dovevo fare prima ma c'è sempre tempo per recuperare" il mi tono di voce è calmo ma fermo. Come se stessi dicendo finalmente la cosa giusta da fare.

Mi osserva come se stesse valutando il da farsi. Poi sposta lo sguardo su di lei e sorride.

Non posso tollerare che la scruti così!

Fa un leggero movimento, con uno scatto estrae una pistola, vuole spararle! Sono pochi i secondi tra un evento e l'altro, ma c'è solo una chiara conferma nel mio cervello: devo essere più veloce di lui o lei morirà! Ecco perché è tornato qui!

Tiro fuori la mia pistola ad una velocità mia vista e sparo.

Il ruote di due colpi di arma da fuoco rimbomba nelle mie orecchie e poi per tutte le scalinate in marmo dell'albergo e poi silenzio assordante.

Andiamo a guardare l'albaWhere stories live. Discover now