6. 6 Pugnali

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Magari non rischiava di essere incinta, ma di sicuro Hermione avvertiva tutti i sintomi del caso. Nausea, vertigine, dolori muscolari, spossatezza fisica e un'irrefrenabile voglia di piangere. Quanto tempo ci voleva, dopo la consumazione dell'atto, per farsi venire una gravidanza isterica? Bastavano pochi minuti? E quanti secoli erano passati, in quei pochi minuti?

Dall'ultima battuta di Malfoy nessun suono aveva più spezzato il silenzio di morte che era calato su di loro, che morti lo sembravano davvero, pietrificati entrambi nelle loro posizioni, lei ancora sdraiata su quel letto, a fissarlo inebetita, lui in piedi davanti a lei, con la boccetta vuota in mano. La pericolosissima boccetta che aveva contenuto il pericolosissimo succo di zucca. Eppure era stato così evidente. Ricordava un aforisma che le era sempre piaciuto: 'guardate quest'uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma non fatevi ingannare: è veramente un deficiente'. Qui la deficiente era lei. Come aveva fatto a non capirlo? Sembrava succo di zucca, aveva il colore del succo di zucca, l'odore del succo di zucca, il sapore del succo di zucca. Era veramente succo di zucca. Pensò che avrebbe dovuto valersi del rasoio di Occam, poi pensò ad un rasoio qualunque, tra le sue mani, e ai mille modi in cui avrebbe potuto utilizzarlo su se stessa o su di lui. No, decisamente meglio su di lui. Voleva urlargli contro tutto il suo disgusto, sputargli quanto era stato meschino e squallido, truffarla così, farla capitolare con uno stratagemma, togliendole qualsiasi scusante per poi ridere di lei. Voleva gridargli che era un lurido porco, che la stomacava anche solo guardarlo in faccia, dopo che aveva calpestato senza scrupoli persino la sua virtù, strappandole per sempre l'opportunità di donarla a qualcuno più degno di lui, cioè qualunque essere senziente lei conoscesse, escluso forse Grattastinchi. Voleva strillargli che non importava, se non aveva bevuto nessuna pozione, che comunque lei non ci sarebbe mai andata, a letto con lui, se lui non l'avesse abbindolata, e che non doveva vergognarsi se l'aveva trovato attraente senza bisogno di afrodisiaci, perché la forma non ha nulla a che fare con la sostanza, e lui di sostanza non ne aveva fatto, o quella che aveva la ripugnava. Voleva sbraitare un milione di cose, una più spietata e rabbiosa dell'altra.

Perciò si tirò su a sedere e gli disse: «Come mai hai una camera singola col bagno?»

Oh sì, gliele aveva proprio cantate.

Lui la guardò basito, mentre il sorriso sardonico che era rimasto sino ad allora sulle sue labbra le abbandonava, per cedere il passo ad un'espressione circospetta. «Mezzosangue, stai dando di matto?»

Lei non gli rispose, si alzò con tutta la fierezza e l'indifferenza che la sua nudità le permetteva ed iniziò a raccattare e ad indossare i vestiti.

Le mutande, dov'erano finite? Ah, sì, in fondo al letto.

«Cosa stai facendo?»

Il reggiseno... il reggiseno glielo aveva tolto prima e l'aveva buttato per terra.

«Non hai nulla da dire?»

La gonna e la camicetta erano vicine, per fortuna, dove lui le aveva gettate quando gliele aveva stappate di mano.

«Credevo che avessi sempre una parola pronta per tutto.»

Il maglione era caduto dopo. E le scarpe e le calze, quando le aveva perse? Beh, comunque le calze poteva anche solo metterle in tasca, le avrebbe infilate con comodo poi.

«Mezzosangue...»

Ma la bacchetta, non l'aveva nascosta nelle calze? Possibile che fosse stata così preoccupata da quella pozione da entrare nei sotterranei di Serpeverde senza portarla con sé?

«Mezzosangue!»

La ragazza si voltò verso di lui tutta vestita, lisciandosi per bene le pieghe della gonna e sistemandosi il maglione; alzò lo sguardo, lo fissò come se lo vedesse per la prima volta e disse pacata e cordiale:

Succo di zuccaWhere stories live. Discover now