Ricordi

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Lei sospirò, ma annuì, girandosi verso Martin e strizzandogli l'occhio. "Ci vediamo qui, lupacchiotto."

Poi lei e Conrad sparirono in un turbine di luce.

"Sempre così dannatamente teatrale" sbuffò seccato Agnot, facendo sorridere i presenti.

Quando riaprì gli occhi, Mala si trovò nel Giardino. Davanti a lei, la bellissima donna dai capelli rossi sorrideva triste. "Mi spiace di essere giunti a questo. Non avrei mai voluto mostrarti quella che è la vera forma di parte della tua ascendenza, ma a quando pare, non abbiamo scelta."

Mala annuì. "Io... spero di resistere, non so cosa aspettarmi. Quando mi hanno sfiorato, ciò che ho sentito è stato disgustoso, repellente... oscuro."

Conrad le posò una mano sulla spalla in un gesto di conforto. "Quello che tu hai percepito è nulla, purtroppo, in confronto a quello che realmente sono. Anche io, come il Giardino, vorrei davvero risparmiati questa vista, ma non possiamo rischiare, Mala. In nessun caso, per nessun motivo."

Mala sospirò, ma annuì, consapevole che Conrad stesse dicendole la verità.

"Sei pronta?" chiese ancora il Maestro.

Lei fece un sorriso amareggiato. "Credo che non si possa essere pronti ad una cosa del genere, ma se dobbiamo farla facciamola."

Il Giardino le prese una mano, carezzandole delicatamente il dorso. "Quello che vedrai, non è reale. È una proiezione del passato e, per quanto reale ti potrà sembrare, devi tenere a mente che non è altro che un ricordo. Sarà emotivamente doloroso, ma fisicamente non può nuocerti."

Lei annuì ancora, sempre più spaventata, ma determinata a risolvere la faccenda per sempre. Conrad le afferrò la mano, poi afferrò quella del Giardino.

Le immagini arrivarono improvvise e terribili, travolgendola totalmente. Davanti a lei stavano delle creature informi, o meglio la cui forma rispecchiava la loro deformità interiore, la malattia che ne divorava l'anima. Erano oscure e affamate e lascive e tutto ciò che toccavano moriva o perdeva ogni parvenza di luce.
Lesse la follia nei loro tanti, troppi occhi. Vide la ferocia nelle numerose bocche, piene di denti e dalle forme più disparate. Non erano dotate di arti, quanto più di tentacoli o comunque appendici che li ricordavano e si rese conto ad essere viscidi non erano tanto i tentacoli, tanto ciò che attraverso loro passava: il veleno degli Antichi, la loro stessa essenza, il loro pensiero. Un pensiero che era contagioso, era il preludio di una malattia divorante, prima nell'animo e poi nel fisico.

Mala rabbrividì e strinse più forte la mano di Conrad. È vero, non sentiva dolore fisico, ma la sola vista di quelle cose, le provocava un sentimento di malessere profondo e annichilente. Sentiva quanto la forma rispecchiasse ciò che erano e quindi tanto feriva gli occhi quanto la mente e lo spirito. Sentì le ginocchia cedere.

"Resisti, Mala" sussurrò gentile Conrad, serrando la presa. Lei represse un conato ed annuì. Inspirò a fondo, poi tornò a guardare.

"Dobbiamo cercare Roman" disse cauto il Giardino "per farlo, devo tornare indietro di diversi secoli. Vedremo diversi momenti della vostra vita, tu dovrai dirmi quando coglierai un cambiamento in Roman. D'accordo?"

Ancora insicura della propria voce, Mala annuì. Il Giardino sorrise, presentandole vari scorci della loro infanzia. Lei e Roman erano inseparabili e sembravano davvero felici. Roman aveva sempre un gesto gentile nei suoi confronti, era sempre paziente e passavano tutto il tempo insieme.

Ad un certo punto si erano allontanati, solo per poco tempo, sua mamma lo aveva mandato all'Ordine a seguire non si ricordava quale corso. Trasalì. Si girò verso il Giardino, che la fissava curioso.

Il Tempo dei Guardiani (Sequel di Lyca)Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang