Rinascita

114 10 2
                                    

Una frenata brusca e l’automobile si ferma ad un centimetro dai miei piedi. Il finestrino scende e Fabio si sporge verso di me.
“Sali, e per favore, le domande dopo!”
Sono confusa, apro la portiera e siedo dietro di lui.
L'auto parte in quarta.
Mi guarda dallo specchietto. I suoi occhi sono freddi e impassibili, non un solo cenno espressivo. Resto per qualche minuto in un silenzio tombale mentre osservo la strada e il percorso che sta seguendo. Sono ancora sotto shock, tutto questo è decisamente impossibile.
Ero presente al suo funerale, in prima fila,  tra mia madre e mio padre, lì a sorreggerli mentre piangevano il loro adorato secondo genito. Il figlio perfetto,  quello impossibile da eguagliare. Ero presente, schiacciata da un dolore lancinante,  nel corpo ferito e nella mente impazzita.
Come può essere lui? Come diavolo è possibile?
Adesso un urlo esce strozzato dal mio petto, un urlo di dolore e di rabbia. Lui ferma immediatamente l’auto e si gira verso di me.
“Smettila per favore!”
Ma come si fa a chiedere per favore? Come,  in un momento come questo? Ora il mondo sembra essere crollato, e tutta la fatica per uscire dal senso di colpa, da quel tormento che mi ha scavata dentro,  si è rivelata inutile!
Urlo ancora di più, sono un corpo convulso.
Lui a questo punto scende e mi apre la portiera, corro fuori, cado a terra e mi rialzo, l’aria sembra non arrivarmi ai polmoni, mi sento soffocare, non respiro…svengo.
Quando apro gli occhi sono avvolta da uno spettacolare cielo azzurro. Per un attimo penso di essere al parco, durante un pic nic con mamma e papà.  Loro ridono e io e Fabio mastichiamo fili d'erba cercando figure tra le nuvole soffici e bianche . È come se fossi in una bolla, fluttuo in attesa che un evento qualsiasi mi faccia esplodere e… “Fede,  alzati dobbiamo andare!” Sento, mentre due mani mi cingono le spalle scuotendomi con vigore. Fabio mi ributta in auto e riparte.
Adesso comincio a razionalizzare quanto sta accadendo. “Chi sei?” gli chiedo. “Dimmi chi cazzo sei!”
“Lo sai chi sono, SQUITTY, anche se è difficile da accettare. “Squitty? Come fai a sapere che solo mio fratello mi chiamava così,  come fai? Questo era il nostro segreto?”
“Ti sei risposta da sola” concluse, mentre in lontananza cominciavo a scorgere una villa settecentesca immersa in un parco verde. Dopo aver parcheggiato l’auto, Fabio scende. Un maggiordomo stile inglese lo accoglie sulla soglia. “Bentornato Dott. ROSSI” esclama in tono serio, ma affettuoso. Dott. Rossi? Ma se ci chiamiamo Sartori! La mia mente è sempre più confusa.
Non posso che farmi sorreggere, la scalinata all’ingresso sembra infinita. La villa è pazzesca, sembra di essere in un film, lusso senza sfarzo, eleganza pura. Mi accompagna in una stanza da letto al piano superiore e mi chiede di sedermi. Siamo uno di fronte all’altro, così vicini seppure così lontani.
Non mi guarda negli occhi, fissa il vuoto,  come se io nemmeno sia qui. Poi comincia. “ Dodici anni fa ho cominciato a frodare banche, ho messo in piedi un programma per intercettare le commissioni e accreditarle su un conto corrente criptato. Sembrava tutto così perfetto, ero così ingenuo. Un giorno, un analista assunto per cercare di capire cosa stava accadendo, riuscì a scoprire la frode, ma fortunatamente non a risalire a me. Pensavo di essermela cavata, ma sbagliavo di grosso “
“Ma.. Fabio..” “Ssshhh” mi risponde poggiando il dito indice sulle labbra.
“Ti prego Squitty, è già abbastanza difficile… insomma un pezzo grosso della mafia, con talpe in ogni dove,  si accorse di me e cominciò a ricattarmi. Non solo voleva i soldi, ma anche i miei servizi. Per lui ho cominciato a spiare, a rubare informazioni prima a potenti uomini d’affari, poi di Stato fino ad ottenere i segreti più terribili di ogni nazione. E in quel momento persone cominciavano a morire, guerre sono sorte per colpa mia, donne e bambini in pozze di sangue per colpa mia!”
Urla mentre lo dice, lacrime scendono sul mio volto mentre lo ascolto. Non so cosa fare, questo non può essere lui… ripenso a quel giorno in auto, all’incidente e a quel corpo sfigurato che mi sedeva accanto.
“tutte stronzate!” urlo “Tu sei morto!! Ti ho ucciso io e ho pagato per questo! Dieci anni di inferno! Chi sei?,”
“Dovevo morire, dovevo! Non potevo più sopportare quello che mi stava obbligando a fare e.. tu eri l’unica che avrebbe potuto sopportare il mio piano per la salvezza! Scusami Squitty ti prego“ Piange disperato adesso, io sono paralizzata. “ ti ho drogata, ho messo nella tua coca zero un potente intruglio che lascia piccoli traumi cerebrali,  e che provoca una specie di ictus. L’ho fatto calcolando perfettamente quando avrebbe avuto effetto. Così cademmo nel burrone. La botta fu brutta, ma io scesi e misi al mio posto il cadavere di un senzatetto che avevo ucciso la mattina stessa e portato proprio sul fondo della statale “
Non smette di piangere… “ma ora sono venuto a prenderti, a scusarmi,  vivremo come dei re, tu ed io, con altri nomi e dove vorremo. Coi soldi si compra tutto Squitty,  tutto…”
Non mi accorgo di quello che sta accadendo, flash mi stanno entrando nel cervello come chiodi conficcati con violenza. Vedo l’auto, le mie ferite, vedo sangue.  Poi vedo la prigione,  il mio analista e ancora sangue.
Lui piange,  ma adesso quelle lacrime sono rosse. Ho afferrato un candelabro d’argento e…
“Fabio,  la prigione mi ha cambiata,  la pazzia mi ha cambiata,  ho ucciso per superare l’orrore di quello che pensavo di averti fatto, ho massacrato per cercare di cancellare quel senso di colpa…ho giurato a me stessa che avrei trovato un senso a tutto ciò.. “
Esco dalla stanza, prendo le chiavi della macchina, e ancora con gli schizzi di sangue sul vestito, mi lancio verso un futuro che non finirà mai di saziare questa folle voglia di vendetta

EDS7 MISTERYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora