34. Tutto questo sei tu

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Cause you're the reason I believe in fate, you're my paradise

Mattia

Ho perso il conto delle ore. Mi sembra sia passata un'eternità da quando é scappata via, eppure, se chiudo gli occhi, ritorno a quel momento e capisco che questa intera giornata é durata non più di una manciata di secondi.
Perché lei mi é sfuggita dalle mani nel giro di pochi attimi, ed io, come un idiota, non sono riuscito a fare niente per impedirlo.

Quando l'ho vista correre via, lontano da quell'ascensore, una morsa mi ha attanagliato lo stomaco.
Mi sono sentito svuotato.
Il mondo mi é crollato davanti agli occhi ed io non ero altro che uno spettatore impotente di quella catastrofe.
Fermo, paralizzato dalla paura.

A casa di Viola, lì, dietro quella porta, so che c'era lei.
E no, non lo dico per qualche strano senso che ci accomuna e cazzate del genere; e neanche per lo strambo e sospetto comportamento di Viola.
Vorrei dire di essere stato così lucido da accorgermene da solo.

<<Ciao zio Mattia>> Giacomo mi ha abbracciato non appena uscito dalla porta <<Zia Vanessa é dentro>> ha rivelato lasciandomi un rapido bacio sulla guancia e cominciando a correre, per poi entrare nella macchina del suo amico.

Quanto detto da quel bambino avrebbe dovuto tranquillizzarmi, ma in realtà mi ha messo ancora più ansia.
Lei non voleva parlarmi, l'ho capito che Viola cercava una sua conferma.
Ho capito che lei non voleva vedermi.

"Dalle il suo tempo, Mattia" mi sono detto "Magari lasciando che si calmi un po', sarà più facile affrontare l'argomento". Era con sua sorella, sapevo, dunque, che era al sicuro e non a piangere su qualche panchina desolata.
Me ne sono andato.

Ho guidato più che potevo per le strade di questo paese. Non mi andava di tornare a casa, lo sento un luogo nostro. E qualsiasi cosa qui dentro mi ricorda lei: le scarpe ammucchiate sul pavimento della sua stanza, i trucchi alla rinfusa sul lavello del bagno, persino quei pesanti orecchini poggiati sul tavolino di fronte ai divani, che toglie appena arriva perché dopo una giornata intera le danno troppo fastidio.

Non pensavo sarebbe passato così tanto tempo senza avere sue notizie.
Cosa diavolo stai combinando Vanessa?

Sbuffo, tiro disperatamente per l'ennesima volta i miei capelli e penso che, continuando di questo passo, mi resteranno tutti tra le mani.
Non riesco a fare niente, ho bisogno di fare qualcosa che mi permetta di sbollire.

Opto per una doccia ghiacciata e lascio che l'acqua e il sapone portino via tutti i brutti pensieri che la mia testa sta generando.
Una volta conclusa, dopo aver compreso l'inutilità del mio gesto, indosso un pantaloncino grigio e una maglia blu scuro e decido di fare due passi nel giardino.

Cammino per un po'. Ammiro inizialmente il cielo, faccio una carezza a Baffo e mi fermo nei paraggi della piscina.
Non possiamo tornare a quando, dopo il ballo, mi sono tuffato in piscina portandomi insieme lei tra le mie braccia?

Anche se non è passato troppo tempo, era così bello.
I suoi occhi così arrabbiati, le guance rosse e gonfie per l'imbarazzo.
E quello strano desiderio di stringerla ogni volta che ne avevo l'occasione...

Sospiro, poi riprendo a camminare.
Quante cose sono successe in così poco tempo!
Quando arrivo nei pressi del cancello principale, lo stupore si impadronisce del mio corpo.
E lei cosa ci fa qui?
Man mano che si avvicina, ho la conferma che quella misteriosa figura sia proprio lei, allora anch'io mi faccio avanti.

<<Ciao>> sussurra visibilmente in difficoltà.

<<Ciao>> rispondo io quasi meccanicamente. Questa situazione mi confonde.

(Re)TurningWhere stories live. Discover now