2 - Riflessi oscuri

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  Dopo tre giorni passati come ospiti di riguardo, gli emissari del papa ripresero il viaggio verso la Valacchia, e come promesso re Corvinus offrì loro una piccola scorta per attraversare il territorio più selvaggio e pericoloso del suo regno, la Transilvania, il grande altopiano boscoso racchiuso tra le due catene montuose dei Carpazi.  

   «Rammentate il mio ammonimento, signori», disse loro Mathias la sera prima, quando si erano congedati dal re. «Vlad resta dov'è.»

  «Abbiamo inteso, Mathias», assicurò Andreàs al giovane sovrano. «Neppure noi vogliamo che il nostro fianco orientale, il vostro soprattutto, resti scoperto. Speriamo che il voivoda di Valacchia capisca la gravità della situazione.»

  «Vi auguro un buon viaggio, amici miei, e soprattutto di riuscire nella vostra impresa, per quanto ardua e pericolosa.» Si diedero la mano in segno di saluto, ma quando Mathias strinse quella di Johan, la trattenne e vi posò sopra l'altra, in segno di amicizia. «Sono stato davvero felice di conoscerti, Johan Van Helsing. Per quanto poco abbiamo potuto conversare, ho scoperto che abbiamo molte cose in comune, e ho apprezzato la tua sincerità.» Nei due giorni passati insieme, Mathias e Johan avevano abbandonato ogni forma di cortesia e parlavano tra di loro come vecchi amici. L'olandese immaginava che il re non ne avesse molti e anche lui gradiva la sua compagnia.

  «E io la tua, Mathias. Spero di poterti far visita ancora, e non per missione, ma per ritrovare un amico.»

  «Lo spero davvero.»

  La scorta che Mathias aveva fornito loro era composta da cinque uomini armati che li avrebbero guidati fino a Bran, sul confine valacco. Lì, ai piedi di una fortezza che dominava il valico tra i Carpazi, c'era la vecchia stazione di scambio di cui aveva parlato il re, dove speravano di trovare altre guide per arrivare a Targoviste. I cinque soldati erano tutti di origine sassone, originari proprio della Transilvania, e si rivelarono una compagnia piacevole per il viaggio.

  Anche i Van Helsing erano tornati ad armarsi con le loro spade, due schiavone veneziane con l'elsa a cesto, che proteggeva per intero la mano che impugnava l'arma. Johan la trovava un'arma perfetta per il suo modo di combattere. Abbastanza leggera e maneggevole per portare colpi rapidi e precisi, ma non così sottile da spezzarsi contro lame più grandi. Suo padre gliel'aveva regalata quando compì quattordici anni, di ritorno da un viaggio a Venezia, ed era la copia quasi identica di quella che portava lui. Aveva avuto modo di usarla in combattimento solo una volta, quando portando dei documenti importanti da Venezia a Firenze erano stati aggrediti lungo la strada da dei briganti in cerca di danaro facile. I banditi trovarono solo una cocente umiliazione. Johan si era dimostrato talmente abile da disarmare i suoi avversari e farli scappare a gambe levate, mentre suo padre, messo alle strette, dovette ucciderne due. Johan ne rimase un po' colpito perché non immaginava che suo padre fosse capace di togliere la vita ad altri esseri umani, ma riflettendo sulla situazione ne comprese la necessità. In quell'occasione, fu confortato dal fatto che suo padre se la cavò solo con un graffio, e anche lui ammise che uccidere doveva essere sempre la soluzione più remota, soprattutto per un diplomatico.   

  «Che ne pensi del re?» domandò Andreàs al figlio dopo alcune ore dalla partenza, mentre attraversavano a passo sostenuto una piatta pianura imbiancata dalla neve. Il freddo era pungente ma il sole splendeva e dava loro un po' di sollievo. «Ci hai passato molto tempo. Mi piacerebbe conoscere il tuo giudizio.»

  Johan rimase sorpreso. Era la prima volta che suo padre chiedeva la sua opinione su qualcosa di importante per il loro lavoro, e questo lo riempì di orgoglio.

  «E' un ragazzo solo, in un mondo enorme», disse dopo aver soppesato le parole, «ma è molto intelligente, e scaltro.»

  «Già. Sono stato troppo superficiale a giudicarlo, all'inizio. Tu eri fin da subito la persona più indicata per parlare con lui», ammise suo padre con una smorfia del viso. Parlavano in Olandese, sicuri che i loro compagni magiari non potessero comprenderli. I cinque soldati si erano posizionati tre davanti e due dietro agli emissari papali, per proteggerli in caso di guai. «Non sono abituato a trattare con sovrani così giovani nel pieno del loro potere. Di solito i marmocchi messi su di un trono hanno un tutore, o un reggente.»

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⏰ Last updated: Aug 13, 2022 ⏰

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