𝟷. croscìo

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ℰra la pioggia la vera protagonista di quella serata. Il ticchettio che si veniva a creare quando essa si infrangeva contro il vetro delle finestre, invece, era la cosiddetta ciliegina sulla torta.

Pioggia voleva dire umidità e oscurità, non più limpidezza. Tutte le nuvole trasportate dal vento a coprire quell'immensa distesa azzurra che era il cielo, e ostacolare la visuale dei cacciatori, già in ginocchio a ringraziare le divinità che gli avevano concesso quel piccolo favore giusto la notte prima che avesse inizio la stagione di caccia.

Quale giorno migliore per andare a cacciare se non quello successivo ad una bella nottata di pioggia? Si pensava non esistesse opportunità migliore di quella.

Come le mattinate fresche e appena umide erano viste come un'ottimo scenario di lunghe e piacevoli passeggiate dalle famiglie del villaggio, anche il cielo dovuto alla pioggia ospitava molti più uccelli di quelli che solitamente abitavano quelle arie.

In particolare, tra tutte vi era una rara specie di volatile a cui tutti aspiravano, pur non conoscendone la provenienza: i tenshi. Creature di tutto rispetto, magnifici e a dir poco maestosi. Col manto del colore della neve e le piume soffici come della morbida seta, i tenshi - chiamati anche angeli del cielo - tendevano a far visita al villaggio quando il cielo non cessava il suo pianto, e la luce del sole veniva oscurata.

Ai tutti loro piaceva giocare a nascondino, e grandi nuvoloni carichi di pioggia erano i loro nascondigli preferiti, mentre la terra pareva essere la loro tana.

La mattinata quel giorno iniziò come al solito: non appena i colori dell'alba presero ad illuminare i tetti del villaggio, filtrando nel bosco attraverso le grandi chiome degli alti alberi, già svegli e coscienti, gli uomini se ne stavano in silenzio ad osservare quello spettacolo di colori, non avendone mai abbastanza.

C'era un ragazzo, in particolare, che tra tutti gli altri si distingueva. Forse per la luce nei suoi occhi, sempre affascinati dalle tante sfumature. Sembrava vedesse il mondo ogni giorno per la prima volta, come un neonato venuto al mondo da pochi istanti, o meglio, come un uccello che per la prima volta impara a volare.

Quel giovane ragazzo era conosciuto da tutti come Lee, e il suo nome era Lee Taesung.

Anche in quel momento, in camera sua, se ne stava con l'alba riflessa negli occhi ad osservare quella grande distesa colorata passare dal blu al rosa, e poi di nuovo all'azzurro del giorno precedente.

«Taesung scendi, è arrivato Ryota!»

Come attratto da una grande calamita quale era il sole nascente, il suo sguardo non vacillò neanche un secondo e rimase immobile, fisso davanti a sé. Non bastò la dolce voce della madre a persuaderlo dai suoi pensieri, così dovette intervenire il pugno del suo insegnante per farlo tornare con i piedi per terra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 22, 2022 ⏰

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