Capitolo 24

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Un giorno in regalo, Chiacchiere col Re & Confusione nel futuro

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Motoki Furuhata, Lord del Regno Argentato e Generale dell'esercito del Re, stringeva a sé la figlia Unazuki. Profumava di fragole e latte, era dolcissima. Aveva solo tre anni, era nata in un periodo felice e, forse, la sua crescita non si sarebbe arrestata come quella dei figli della Regina e della sua Prima Dama, a causa delle nuvole che si erano addensate sul regno e dell'ultima terribile guerra che avevano dovuto affrontare contro forze oscure che avevano sterminato quasi tutto il genere umano e la vita sulla Terra. In tantissimi erano caduti, compresi abitanti che avevano potuto godere del magico influsso che il cristallo d'argento aveva donato loro, assieme a una vita pressoché infinita. La sua adorata sorella Unazuki era tra essi, di Kenzo non aveva più notizie da molto prima. Motoki si era ritrovato da solo, ai vertici del comando di un regno che non aveva saputo proteggere. Unazuki era rimasta congelata sotto la coltre perfida e straziante dell'ultimo attacco, vittima colpevole solo di aver scelto di vivere e di donare amore agli altri. A volte, nelle sere in cui il dolore per la perdita dei suoi fratelli era più pungente, Motoki si avventurava da solo oltre il perimetro di Crystal City, l'unica zona rimasta integra dopo la guerra e cercava nel ghiaccio segni di vita rimasta appesa al sottile filo della speranza. A volte scavava con le sue mani nude, quando il dolore era troppo usava la punta della sua spada. Le Regina Serenity, quella bambina che un tempo si era presa una cotta per lui, ogni settimana si riuniva con le sue guerriere e attingeva a tutto il potere dei pianeti e dell'intero universo per dare più forza al cristallo d'argento, usandolo poi per riversare l'alito di vita fuori dalla città, sperando che raggiungesse qualcuno che ancora era disperso, sospeso tra la vita e la morte in una infinita attesa tra i ghiacci. La chiamavano "la Ricerca". Ne aveva salvati a centinaia di migliaia e ogni sette giorni ci provava ancora e ancora, uscendo stremata dalla sua battaglia personale. Ma Unazuki e Kenzo non erano ancora mai stati trovati e, con la possibilità di ritrovarli, anche le speranze del generale Furuhata si affievolivano.

Si erano unite nella creazione di forza galattica anche nuove guerriere Sailor spuntate da chissà dove, Motoki non ci badava più. Per un lungo periodo il suo amabile temperamento si era spento, non riusciva più a sorridere e usava la sua spada solo come strumento per scavare e punire chiunque compisse sciacallaggi sul pianeta. Si era conquistato così la fama di Cacciatore degli Indegni e, poco a poco, si era allontanato dalla sua Makoto.

Si erano ritrovati un giorno d'inverno, entrambi in alta uniforme, al termine di una delle cerimonie di accrescimento del cristallo sacro, propedeutica alla Ricerca. Era bastato uno sguardo, un lieve cedimento nella barriera eretta dal Generale, che Makoto era riuscita a fare breccia nel suo cuore congelato e a scioglierlo, riportando a sé il suo Moto-Chan. Solo lei lo chiamava ancora così, solo lei e Unazuki. E con Makoto aveva ripreso a sorridere e vivere, era tornato in confidenza con il suo vecchio amico, il Re, e, a volte, passava le serate con lui e Piccola Lady a raccontare quel poco che la memoria riusciva a ricordare del loro passato da ragazzi normali. Poi tornava da Makoto: prima o poi ci sposeremo, pensava, ma non si era mai deciso a fare il grande passo.

Lei era la sua forza e la sua deliziosa condanna tra alti e bassi da quasi mille anni. Avevano fatto un patto di fiducia in un giorno che non riusciva quasi più a ricordare, un patto d'amore che aveva cancellato dal suo cuore qualsiasi legame precedente e che ogni giorno rinnovavano. Lui non aveva alcun potere magico e non aveva mai potuto godere di quella grazia speciale che avvolgeva la sua compagna e le altre guerriere Sailor. Lui era un uomo normale che aveva affrontato con la sola forza e tenacia ogni gioia e ogni tragedia che aveva avvolto il pianeta. E come uomo normale, qualche volta, aveva invidiato il suo amico e sovrano per poter essere all'altezza della sua consorte: in qualche modo era lui che rendeva possibile il continuo rinnovarsi e amplificarsi del potere salvifico che teneva tutti in vita, curando nel corpo e nel cuore la sua Regina. In tutta la sua lunga vita aveva visto sbocciare e crescere quella che per destino di nascita era stata scelta, tra tutte, per incarnare la Salvatrice del mondo. Lui l'aveva sempre chiamata Usagi finché non era stata incoronata Regina. Era la sua piccola Usagi, la sorella sopravvissuta alla sua vera sorella, una ragazzina pasticciona dal cuore grande e gli occhi in cui potevi vedere tutte le stelle dell'universo; aveva vacillato in più occasioni nella sua impresa, era stata allontanata dal suo Mamo non sapeva più quante volte, e ogni volta erano state le sue compagne e lui a sostenerla. Usagi aveva bisogno di un petto forte per dormire e di braccia salde per stringerla: lui aveva sostituito Mamoru, tenendola a sé come un fratello. Eppure...

Sette NottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora