CAPITOLO 10

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Il naso arricciato, Callie stava decidendo cosa indossare. Quando andava al centro non aveva problemi: capi pratici, visto che alla fine si ritrovava sempre con cibo e macchie di vernice dappertutto.

Per andare in ufficio con il marito, invece, doveva attingere a quel che era rimasto del suo vecchio guardaroba di quando erano sposati. Abiti da donna in carriera, che la lasciavano fredda. In ogni caso fin lì se l'era cavata, ma ormai cominciava a esaurire le opzioni.

Di sicuro non aveva abbastanza capi di abbigliamento per coprire quattro mesi. Fece un sospiro.

"Accidenti, mi attende un bel giro di shopping! Che voglia..."

Quattro mesi al fianco di Gabriel, ad apprendere i trucchi del mestiere... Quando in passato lui aveva cercato di insegnarglieli, si era rifiutata categoricamente, terrorizzata all'idea di rivelargli quanto era ignorante, quanto era lontana dalla perfezione.

Era stata sincera riguardo alla propria mancanza di istruzione, però l'aveva romanzata, idealizzata. Voleva dimostrargli che era abbastanza scaltra da dirigere un'impresa tutta sua, ma non era affatto così.

Sentendo un fruscio, si voltò. Gabriel stava rientrando in camera. Teneva in mano un fascio di documenti. Si era alzato presto, molto prima di lei. Il marito depose tutto sulla toeletta e le porse il primo foglio.

"Questi sono i miei impegni per il prossimo mese. Le date evidenziate sono quelle in cui non avrò bisogno dell'elicottero. Nelli altri giorni puoi prenderlo tu per andare e venire da Valencia."

Lei lo fissò guardinga. La sera prima, mentre cenavano in pizzeria e parlavano del centro, pensava che l'atteggiamento del marito nei suoi confronti si fosse ammorbidito, e invece lui l'aveva rimessa al suo posto. Non è cambiato nulla, le aveva detto.

"Scusa, ma... stai dicendo che posso lavorare al centro?"

"Sì."

"Pensavo di doverti stare incollata..."

"Be', non mi dispiace affatto averti incollata..." commentò lui con un sorriso malizioso che le strappò una risata. "Ascolta, ho sentito François Dufour, il mio arredatore d'interni. Può incontrarci al nuovo edificio alla fine del mese. Suppongo che voglia esserci anche tu, giusto?"

"Sarà François ad occuparsi degli arredi?" chiese lei totalmente sconvolta.

"Sì, querida. O meglio, lui aiuterà a dare il tono giusto, a creare la giusta atmosfera, ma seguirà le tue istruzioni. Conosci quel posto meglio di chiunque altro. E pensa alle pubbliche relazioni... avere François a lavorare agli arredi significa portare il centro diurno alla ribalta, creare nel pubblico quella consapevolezza che cerchiamo."

"D'accordo. Ah no, aspetta. Quando dovremmo vederlo?"

"L'ultimo mercoledì del mese."

"Oh..."

"Cosa c'è?"

"L'ultimo mercoledì di agosto c'è La Tomatina. Avevamo in programma di portarci alcuni bambini..."

"Volete portare i bambini ad una battaglia di pomodori?"

Sembrava che volessero portarli a un incontro di boxe!

"Solo a guardare. L'anno scorso ne abbiamo portati cinque e si sono divertiti moltissimo. Ci siamo seduti su una terrazza, fuori dal caos."

La Tomatina era una festa tradizionale che si svolgeva nella città di Buñol, vicino a Valencia.

TU NON MI BASTI MAIWhere stories live. Discover now