I. I don't know anything, but I know I miss you

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«Claire, io e tua madre dobbiamo parlarti, esci dalla tua stanza.» la chiamò il padre, ma Claire non usciva. Claire non usciva mai dalla sua stanza.

«Dite quello che volete farmi sapere a Vivianne, mi riferirà tutto.» rispose.

«Ti abbiamo trovato marito, possiamo parlati almeno di questo, senza avere bisogno di messaggeri?» sbottò la madre.

«Un marito? E perché mai dovrei avere bisogno di un marito?» la faccenda diventava interessante, oltre che scomoda, e la ragazza si alzò dal suo soffice letto completamente bianco.

«Tra poco avrai l'età per governare, ma sai bene che non puoi farlo da sola.»

«E se fossi un maschio potrei, vero?»

«Non è questo il punto, esci e ne parliamo.»

«Potete dirmi prima chi sarebbe lo sfortunato? Se ne varrà la pena uscirò.»

Sicuro che il pretendente avrebbe incuriosito la figlia, il padre disse: «Il principe del Regno d'Estate. È un giovane affascinante, colto e soprattutto potente. Il tuo perfetto futuro sposo.»

«Arrivo.» la ragazza uscì dalla stanza camminando in punta di piedi, quasi perdendosi tra gli infiniti e tortuosi corridoi che non attraversava ormai da tempo.

«La principessa arriverà a momenti.» assicurò intanto il re, preoccupato per la lunga attesa.

Ma la principessa non sarebbe arrivata.

La neve ruvida e piena di schegge ghiacciate le graffiava i piedi, il vento gelido le muoveva la veste e i capelli e l'aria invernale trasformava il suo respiro affannato in fumo denso e chiaro, ma lei continuava a correre via da quel matrimonio che la terrorizzava.

Non era la prima volta che i suoi genitori le facessero una proposta simile e non era la prima volta che lei la declinava, ma evidentemente non era stato abbastanza: questa fuga doveva far capire loro quanto detestasse l'idea di un matrimonio, per di più combinato con il solo scopo di unire i due regni. Le sembrava una gabbia e lei voleva scappare da questa ancor prima di venirvi rinchiusa.

«Quanto si farà ancora aspettare la mia futura genera?» sbottò il Re d'Estate, che certo non aveva tempo da perdere dietro ai capricci di una ragazzina.

«Papà, andiamocene. Troveremo una giovane principessa anche nel nostro Regno.» lo pregò per l'ennesima volta il principe Emilien, che cercava solo una buona scusa per evitare o rimandare il più possibile quell'incontro in cui gli adulti in quella stanza avrebbero deciso a tavolino il suo destino.

•°•°•

«Non posso credere che abbiamo sprecato tutto quel tempo per combinare un matrimonio...» esordì Emilien, una volta a casa, «almeno ora vi siete convinti a lasciar perdere questa storia assurda?»

«Perché mai? Oh Emilien, smetti di sognare il grande amore, hai dei doveri, delle responsabilità; la tua unione con la principessa è conveniente, necessaria.» rispose la madre, senza nemmeno guardarlo negli occhi.

«La mia felicità non conta forse più di uno dei vostri affari?»

«Non è solo uno dei nostri affari, è l'unione di due regni, di due corone. Non puoi opporti.» ribatté quella con fermezza.

"Ah no? Vedrete." pensò tra se e se, mettendo in moto la sua mente per escogitare qualcosa.

La mattina seguente, quando il palazzo d'Estate non si era ancora risvegliato, il giovane principe usciva silenziosamente dalle stalle con uno dei cavalli reali, pronto a scappare da quel Regno e, soprattutto, da quel matrimonio che tutto sarebbe stato, tranne che un atto di amore.

•𝐖𝐢𝐥𝐝𝐞𝐬𝐭 𝐃𝐫𝐞𝐚𝐦𝐬||ᴏs•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora