Operazioni Segrete

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James Abbott, attore pluripremiato, nonché mio pseudo uscente, nonché il ragazzo con cui ho passato la notte, nonché la persona per cui sto prendendo una cotta epocale, è qui, nell'ultimo posto in cui vorrei vederlo: il mio ufficio pieno di arpie che non perdono occasione per farmi fare la figura della sottoposta imbranata.

È da cinque minuti che sta chiuso nello studio di Liam e io non ho il coraggio di guardare in quella direzione, attraverso le vetrate.

"Rebecca?" sento una voce, ma la ignoro, troppo impegnata a fissare lo schermo spento del mio pc, per  guardare altrove.

Che diamine ci fa qui? Perché non mi ha detto che sarebbe passato?

"Rebecca?" mi chiamano di nuovo, o forse lo sto immaginando.

Mi mordicchio l'unghia del pollice. Liam ha parlato di una novità, si riferiva a James? È per lui che sprizzava gioia da tutti i pori?

Qualcuno sbatte una cartelletta sulla mia scrivania con veemenza. "Rebecca, mi stai a sentire?" Shonda torreggia su di me come un avvoltoio spazientito. "Devi fotocopiare questo fascicolo."

Non mi muovo, intrappolata nei miei pensieri. Una novità... E se James volesse comprare il giornale di Liam e diventare il mio capo come Christian Grey ha fatto con Anastasia, in Cinquanta sfumature di grigio?

Mi porto le mani sulla bocca, terrorizzata dai possibili scenari che si prospettano. E se...

Delle dita artigliano la mia spalla e la stringono con forza, interrompendo il flusso delle mie domande. "Si può sapere che ti prende?"

Shonda non è abituata a essere ignorata, men che meno da una nullità come me.

Istintivamente allungo lo sguardo verso lo studio di Liam e vedo James sorridere, del tutto a suo agio a differenza mia.

Shonda segue la direzione del mio sguardo e le sue labbra si incurvano in un sorriso arrogante. "Non sei abituata a gente importante del livello di James Abbott, è per questo che ti sei rincoglionita?"

Dal basso della mia posizione la guardo, la osservo mentre si atteggia a grande donna vissuta, di quelle che nemmeno se vedessero Gesù Cristo in persona si emozionerebbero. Ma io la verità la so, la vedo nella sua postura eretta, nel rossetto che ha ripassato sulla bocca, nei capelli che ha sciolto sulle spalle dopo l'arrivo di James.

Forse Gesù non le farebbe davvero nessun effetto, ma James Abbott la sconquassa eccome.

"Non ti devi preoccupare, non ti noterà nemmeno", prosegue arcigna. "Per qualsiasi motivo sia qui, vorrà avere a che fare con dei professionisti."

Ripenso allo sguardo ammaliato che aveva James questa mattina, ai suoi occhi che non si staccavano dai miei, alla rabbia che emanavano quando parlavo dei miei colleghi. Vorrei tanto sbattere in faccia la verità a Shonda, far scomparire dalla sua faccia quell'espressione di superiorità, ma ovviamente non posso farlo.

Non riesco nemmeno a mandare giù l'insulto implicito, però.

Probabilmente rassicurata dalla presenza di James, che agisce come una sorta di pozione che dona l'invulnerabilità, mi alzo in piedi e rispondo.

"Hai ragione, uno del suo calibro sarà abituato ad avere a che fare con professionisti." Raccolgo il plico che mi ha consegnato e lo tengo tra le mani con fierezza, come se da questo dipendesse il destino dell'intero universo. "Spero che ne troverà qualcuno, perché qui dentro, con grande onestà, non mi sembra ce ne siano molti."

Lascio una Shonda basita dal mio ammutinamento e m'incammino verso la fotocopiatrice, quando la voce di Liam mi ferma. "Rebecca, puoi venire nel mio ufficio?"

Baciami ancoraWhere stories live. Discover now