Forest Grove - Parte 1

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Jefferson High, home of the Lions.
7 giorni prima della partita.

Quando mi sono svegliata questa mattina, sapevo che sarebbe stata una giornata diversa dalle altre. Sebbene tutto intorno a me fosse uguale, il mio istinto mi urlava che qualcosa stava per cambiare. Ho capito di cosa si trattasse non appena la seconda ora è finita e ho trovato Sean Danielson, il quarterback dei Lions, di fronte al mio armadietto. Non che fosse la prima volta, certo, ma in qualche modo ho dato per scontato di essere "al sicuro" vista la partita imminente. Mi sbagliavo.

«Ehi Ivy.» mi saluta con un sorriso sghembo, il suo marchio di fabbrica.

«Sean.» sospiro, prima di aprire l'anta del mio armadietto, costringendo il ragazzo a spostarsi leggermente. Cerco di concentrarmi talmente tanto sulla ricerca del mio libro di geografia, da nascondere la mia evidente irritazione. Non ho niente contro Sean, è un bravo ragazzo, è simpatico e facciamo parte dello stesso gruppo di amici, ma noi due non siamo particolarmente legati e ciò è principalmente dovuto al fatto che ben più di una volta lui mi abbia chiesto di uscire. Ben più di una volta ho rifiutato. Sembra però che, essendo il nostro ultimo anno nella stessa scuola, lui sia diventato ancora più testardo. Ad ogni rifiuto, lo schock delle mie amiche cresce in maniera ridicola e devo ammettere che la pressione che comincio a sentire sulle spalle sta diventando pesante. Sean è un eroe alla Jefferson High, l'atleta migliore che abbiamo mai avuto, i suoi genitori hanno il controllo del novanta percento di Forest Grove e non c'è niente, assolutamente nulla nei suoi modi che lo marchi come un ragazzo maleducato o viziato. Però qualcosa è  strano e questo è sicuro: ogni volta che me lo trovo davanti avverto una sensazione spiacevole alla base dello stomaco. Christine, la mia migliore amica, è convinta che in realtà io sia segretamente innamorata di Sean Danielson; ho provato a farle capire che non è così, che comprendo la differenza tra provare attrazione fisica per un ragazzo e il sentirsi a disagio in sua presenza, ma è stato come parlare con un muro.

«Non ho molto tempo, il mio tutor mi sta aspettando al terzo piano.» comincia sicuro di sè. Immediatamente capisco che nascondermi dentro al mio armadietto non serve a niente, decido di chiudere l'anta e di guardarlo in faccia; ammetto di sentirmi leggermente intimidita dalla sua altezza spropositata, per avere diciassette anni ha la stazza di un orso. «So che verrai alla festa a casa mia dopo la partita, venerdì.»

«Christine ha deciso di andarci e anche le altre, non ho avuto scelta.» rispondo secca. Di solito non dico di no ad una festa, ma il prossimo venerdì mamma e papà avevano deciso di portarmi ad una mostra d'arte a Portland, con un piccolo detour per fare visita alla nonna subito dopo. Ci sono rimasti male quando gli ho comunicato che non sarei potuta andare, a causa di un progetto importante che avrei dovuto consegnare insieme a Christine lunedì. Per ovvie ragioni non potevo raccontare la verità e questo mi ha infastidito oltremodo: sono sempre stata sincera con mamma e papà, senza contare che non vedo la nonna da almeno un mese e c'era un'alta possibilità di trovare qualche opera, alla mostra, che mi aiutasse a concludere uno dei miei saggi per la domanda di ammissione alla Brown.

«Ok.» replica Sean, preso in contropiede dalla mia totale mancanza di entusiasmo. «Immagino che verrai a vedere la partita.»

«Immagino di sì...»

«Vieni con me alla festa.» ribatte di getto, quasi parlandomi sopra.

Tento di rimanere impassibile, mentre la mia testa lavora alla disperata ricerca di una scusa per dirgli di no. «La festa è a casa tua.»

«Lo sai cosa voglio dire, Ivy: vieni alla festa e passa la serata con me, niente distrazioni, partite di birra pong, altri idioti che ci provano o sbronze colossali.»

« È successo solo una volta.» mormoro incrociando le braccia, ometto volutamente il fatto che per me la vodka sia diventata improvvisamente off limits. Insieme alla tequila. E al whiskey.

La prima campanella risuona per il corridoio, lo sguardo di Sean si fa più deciso, i suoi modi più urgenti. «Dimmi di sì almeno questa volta.»

«Ti stai rendendo la vita difficile, Sean: potresti chiederlo a chiunque altra ed avere una risposta sicura.»

«Se avessi voluto chiunque altra, non avrei passato tre anni a cercare di convincere te.» mi fredda. Sembra improvvisamente più alto, più maturo e per un attimo mi colpisce dritta al petto la consapevolezza che ha ragione: tre anni passati a corrermi dietro e a prendersi porte in faccia ed è ancora qui davanti a me, pur rischiando l'ennesimo rifiuto.

Forse le altre hanno ragione, forse Christine ha capito benissimo cosa cercassi di dirle ma mi ha volutamente ignorata perchè si è stancata di assistere a questo teatrino, forse dovrei rilassarmi per una volta. Non sono mai uscita con nessuno, Sean non è l'unico ad essersi beccato un rifiuto. Sono sempre stata concentrata sulla scuola, sulle mie amiche, e sui weekend insieme ai miei genitori, ormai costretti a farsi trascinare da una mostra d'arte all'altra e per tutti i musei degli Stati Uniti dalla loro unica figlia. Forse dovrei allargare i miei orizzonti, perchè una cosa è certa: se continuerò a mettere muri tra me e il genere maschile, prima o poi mi ritroverò da sola. La maggior parte delle mie amiche ha un ragazzo, chi è ancora single non si preclude la possibilità di uscire con qualcuno e, sebbene sia completamente soddisfatta della mia vita così com'è, forse mi sto perdendo un passaggio di rito importante.

«Va bene.» accetto prendendo entrambi in contropiede. Sean sgrana gli occhi incredulo, non appena la seconda campanella suona mi aspetto di vederlo correre verso le scale, ma lui non si muove. «Forse dovresti andare, non puoi fare tardi prima della partita.»

«Hai... hai ragione.» sussurra, corrugando la fronte. « Hai detto di sì o me lo sono immaginato?»

«Sean...»

«Ok, ok, vado a lezione. Ci vediamo a pranzo» sorride prima di voltarsi ed andarsene, mentre io rimango ferma al mio posto, ben consapevole di aver accettato più per la pressione sociale che per il reale desiderio di andare alla festa di Sean con Sean. Sento già le urla di gioia di Christine.

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