2

4 0 0
                                    

Era strana come sensazione. Sembrava quasi che avesse conosciuto tutto l'universo in un brevissimo lasso di tempo, come se avesse vissuto tutte le vite di tutti gli esseri umani che siano mai esistiti sulla faccia della terra.

Aveva vissuto tutto, la vita, la morte, la reincarnazione, la catarsi. Conosceva tutto, ma era come se se lo fosse dimenticato in un attimo. Sembrava quasi che non si ricordasse nemmeno il suo nome. Istantaneamente si rese conto del formicolio alle mani, che osservò attentamente. Si trovava in piedi, al centro di un grande parco, Fece un passo, ma se ne pentì subito, non riusciva a camminare, non aveva più equilibrio.

Ci impiegò qualche minuto per ricordarsi come camminare, come un bimbo che muove i suoi primi passi. Non concepiva nemmeno come faceva a tenersi in piedi, in equilibrio.
Poi, quasi miracolosamente, i suoi piedi si mossero verso una direzione ignota. Non sapeva dove si stava dirigendo, ma la sua testa e il suo corpo sembrava lo sapessero. Non si guardava intorno, sembrava quasi che nel suo corpo ci fossero due persone, e sicuramente lei non conosceva nulla dell'altra.

Cleofe.

Non si rese conto subito da dove fosse lampato il pensiero di quel nome nella sua testa.

Era il suo nome quello?
Non sapeva bene come darsi una risposta ma si rese conto che sicuramente le era familiare.

Le sue mani erano gelide, se ne rese conto quando si strofinò il collo distrattamente.

Una bicicletta la sfiorò, pochi millimetri e l'avrebbe investita completamente. Si girò di nuovo verso il parco.

La collinetta nel prato davanti ai suoi occhi sembrava piuttosto vicina a primo acchito.
Mosse alcuni passi ma ebbe una scossa lungo la
spina dorsale, sensazione strana che le
fece tremare le gambe a tal punto da farla
cadere sui suoi ginocchi. 

Poco lontano dalla ragazza c'era lui.

Se ne stava per i conti suoi, sapeva che non aveva bisogno di altri impicci, aveva vissuto la sua vita fino ad allora abbastanza serenamente.

Almeno questo era quello che diceva per auto convincersi.

Le cuffie alle sue orecchie non trasmettevano musica, come la chiamavano i mortali.

Per lui non erano altro che suoni messi insieme senza senso, formando melodie quasi sempre inascoltabili.

Voleva solo far capire alla gente che non voleva essere infastidito, messaggio chiaro a tutti dato che se ne stava a in piena primavera da solo all'ombra con un berretto coperto da un cappuccio.

Odiava quando la genere cercava di fare conversazione, ma in quanto creatura altamente intelligente e saggia, sapeva bene come agire e quando giocare sporco per ottenere quello che voleva.

Alla fine era forse l'essere più antico esistente sulla terra, aveva visto guerre, rivoluzioni, assistito a tutti gli eventi colossali della storia dell'uomo.
Era dunque una sorta di dinosauro reincarnato nella perfezione fatta a forma di uomo, ma
non gli interessava.

Conosceva tutto, ma non lo stimolava più niente del presente, aveva ottenuto già tutto e aveva ormai perso la voglia di cercare sempre nel futuro una spinta a fare di più.

La sua vita era cambiata da qualche decennio, forse dalla caduta del muro di Berlino.

Era il re del mondo, ma questo lo sapeva solo e unicamente lui.

Il primo incontro tra i due dunque fu proprio lì, in quel parco.

Nessuno dei due notò l'altro,
il che fu un bene per entrambi.

Il bello è nel profondo Where stories live. Discover now