Come Rory e Dean

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Sbucciare mandarini era un toccasana per il mio stress.
Ormai i miei capelli non avevano più una forma riconoscibile, forse dalle troppe volte in cui li ho toccati per il nervoso.
Il biondo con cui ero entrato stava facendo posto al color cenere che invadeva il cuoio capelluto.
D'inverno i miei capelli iniziavano ad incupirsi, così come il mio stato d'animo.

Ero seduto al bancone della cucina, riflettendo su pensieri che affollavano la mia mente.
Il fatto che tutti questi pensieri avessero in comune il soggetto faceva pensare.

Nei giorni precedenti, in situazioni come queste, avrei ignorato il pensiero e le stupidi voci nella mia testa. Mi ripetevo " è impossibile, non potrò mai avere quello che voglio. Avrei dovuto capirlo fin dall'inizio".

I giorni passavano, e più mi costringevo ad ignorare quello che ci fu. Pensavo che stessi facendo un favore a Christian, credevo di rendergli le cose più facili.
Per un momento ne ebbi la certezza:
Mi ricordo una sera, passata a parlare con Chri, Dario, Sissi e Crytical tutti insieme nella stanza verde.
Ridevamo come dei pazzi, e per un istante, tutti i presenti si dimenticarono che in quella camera so trovavano i due più odiati da Cupido.
Quella sera fu speciale per tanti motivi, uno tra questi fu sicuramente la tensione sulle mie spalle che si tolse come se si fosse appena sgretolata una montagna.
Guardavo Christian senza timore, dimenticandomi quasi di tutto. Ma ovviamente non riuscii ad assaporare tutta la bellezza del momento.
Si sentiva lo scalciare di qualcosa che stavo reprimendo.

Le bucce di mandarino si trovavano sparse sul bancone. L'aria venne contaminata dall'aspro profumo dell'agrume che più desideravo.

Pensai, anzi lessi. Incominciai a leggere ciò che la mia mente metteva per iscritto.

Christian ti farà soffrire, non ti vuole.
Ma è così bello e mi fa stare bene.
Non ti accetteranno mai.
Eppure a me importa solo di lui.
E i genitori? Sai che delusione.
Scapperei in capo al mondo pur di star con lui.
Sto facendo la scelta giusta? Non è che sto ferendo anche lui.

I miei flussi di pensieri si interruppero all'udire suoni di ciabatte strisciate sul pavimento.

《 Ehi.》 Mi salutò Christian.

《 Ciao.》 Sembrava fosse la prima volta che lo salutavo.

《 Mandarino?》 Mi chiese, ignorando la mia faccia stupita.

《 Come sempre.》 Dissi abbozzando una risata.

《 Posso?》 Mi chiese indicando il cesto di mandarini.

《 Certo.》

Prese in mano l'agrume e con delicatezza iniziò a toglierne l'involucro.

Le vene delle sua mani si irrigidivano per il misero sforzo che faceva nel mettere l'unghia dentro la buccia.

Quanto mi mancava accarezzare quelle mani.

《 Posso chiederti una cosa?》 Mi chiese all'improvviso.

Nel mio viso si scorse adrenalina. Lui se ne accorse, posò il mandarino sbucciato a metà sul tavolo per concentrarsi su di me.

《 A che gioco stai giocando?》Domandò fissandomi con fierezza dritto negli occhi.

Io spostai la mia faccia in avanti spingendo il collo in uno scatto all'indietro.
Forse avevo sentito male.

《 Scusa?》 Risposi.

《 Rispondimi e basta.》Riprese il mandarino lasciato sul tavolo per continuare a liberarlo dall'involucro.

Io davvero non riuscivo a capire.

《 A cosa dovrei rispondere? Non ho capito a cosa ti riferisci.》Dal nervoso iniziai a raccogliere tutti i pezzi di buccia di mandarino.

《 Visto?! Lo stai rifacendo, fai finta di niente.》

Si era fatto di qualcosa di pesante, pensai. Ma era improbabile, se fosse mai girata qualcosa di illegale in quella casa Dario l'avrebbe presa tutta prima degli altri.

《 COSA?》 Gli urlai contro. Mi resi conto di aver alzato troppo i toni quando qualcuno mi zittì dal divano.
Stavano vedendo un film, e da lì capii che non eravamo soli.

Per un pò Christian mi fissò così intensamente che sentivo ogni parte del mio volto consumarsi.
Il suo sguardo si spostava velocemente su ogni parte della mia faccia, come per trovare qualcosa, qualunque cosa.

《 Mi dici che cosa starei facendo? 》 Gli dissi, distraendolo dalla sua osservazione del mio volto.

《 Niente.》 Disse quasi come se ne fosse deluso.

Prese uno spicchio del mandarino e se lo mise in bocca, bagnando prima le sue sottili labbra.
Non mi accorsi di strale guardando fino a quando non spostai lo sguardo sui suoi occhi che mi guardavano confusi.

Poi, Christian, prese il suo spuntino e fece per andarsene.

No.

Gli diedi solo il tempo di girare intorno al bancone per poi arrivare abbastanza vicino a me da prendergli con aggressività la mano.

Era da tanto, ma nemmeno troppo, però a me parve un'eternità.

La sua pelle sotto le mie dita era così calda da penetrarmi dentro le ossa.

Alzai lo sguardo verso Christian che era concentrato a guardare la mia mano intrappolare la sua in una stretta difficile da rifiutare.

《 Che ti succede? Andava tutto bene, no?》 Mi preoccupai per un attimo.

Se prima il suo sguardo stava per addolcirsi alla vista di quella scena, dopo le mie parole si fece aggressivo.

Staccò con forza il contatto. Persi quasi l'equilibrio come se mi avessero abbattuto una colonna portante.

《 Si, tutto alla perfezione.》 Mi disse, per poi girarsi e andarsene definitivamente quella volta.

" Ma che cazzo" Pensai.

Prima di quel momento pensavo davvero che stesse andando tutto bene tra noi, tralasciando la parte che io ci stavo una pezza, ma per me contava solo la felicità di Christian.

" Perchè sei tu la ragione, promettimelo."

Dopo quello che successe quella sera capii che forse avevo infranto una promessa che all'interno racchiudeva anche tutte le conseguenze che ne derivava.

Glielo avevo promesso, ma non avevo mai pensato fosse così difficile capire come rendere felice Christian Stefanelli senza ferirlo al tempo stesso o ferire altri.

Promettendogli qualcosa di così grande, mi presi la responsabilità di portare un grande peso addosso.

Era un continuo sali o scendi, e non capivo realmente cosa volesse.

Presi le bucce e le buttai nella spazzatura.

Non andai in camera dove avrei potuto incontrarlo. Mi misi fuori il giardino, con tutto il freddo e il gelo.
Mi raggiunse Crytical, ma non parlammo, il silenzio divenne padrone di quella serata.

Ma il silenzio non mi avrebbe dato una risposta per quel casino che portava un nome e un cognome che riecheggiavano nella mia testa.

Mi avrebbe dovuto pagare cinque anni di psichiatria Cheistian.

PER TE  AMEREI Where stories live. Discover now