CAPITOLO 5

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Evelyn armeggiò col blister contenente la capsula finché non riuscì a estrarla e a metterla in bocca con mano tremante ingoiandola con un sorso d'acqua da una tazza sbeccata.

Desiderava che l'analgesico facesse effetto subito ma sapeva di dover avere pazienza. Se solo avesse potuto cancellare i ricordi! In particolare quelli della sera appena trascorsa.

Come era potuto succedere? Quattro anni, ben quattro anni, erano passati da quando la sua vita era andata in pezzi e Stephanos era riapparso proprio la sera in cui si era abbassata ad accettare quel lavoro!

Accidenti! Credeva proprio che ci trovasse gusto a fare quel lavoro orrendo? Che le fosse piaciuto vestirsi come una prostituta e trascorrere la sera con uno sconosciuto? Era stata costretta a farlo...

E si era dovuta costringere lei per prima a indossare quel vestito che lasciava poco all'immaginazione e a conversare con uno sconosciuto che le repelleva e la faceva sentire ancora più sporca.

La vita non l'aveva già punita abbastanza? Il grido di disperazione le giungeva dal posto in cui era finita a vivere. Si guardò intorno. Il misero monolocale conteneva a stento un letto e una minuscola credenza con sopra un fornelletto elettrico e un bollitore.

Quello era tutto ciò che poteva permettersi. Aveva dovuto abbassare la testa, schiacciata da un peso troppo grande per lei. Eppure doveva andare avanti. Sulla credenza c'era l'ultima lettera ricevuta. Dietro le parole gentili, era celata la bruta verità.

'Ci dispiace doverla informare che, se non verrà pagata anticipatamente l'intera retta per la fine del mese, saremo costretti a rivedere la sua posizione e a trovare soluzioni alternative...'

Doveva trovare quel denaro, non importava come. Bastava che pagasse la retta. Guardò la busta e venne assalita dall'angoscia ripensando alle parole spietate che conteneva.

E spietato era anche il mondo. Ora lo sapeva. Glielo avevano insegnato quegli ultimi, quattro, terribili anni. A che cosa erano serviti i sentimenti e i principi morali? Dove l'avevano portata? In un vicolo cieco.

Nella mente le riecheggiavano le parole di condanna di Stephanos. Erano come acido su una ferita aperta.

'Guardati bene allo specchio prima di uscire di casa, Evelyn, e domandati se ti piace ciò che vedi. Chiediti perché lo stai facendo.'

Evelyn sentì la collera montarle dentro. Che ne sapeva lui? Lei, sì, che lo sapeva. Dinanzi a lei stava per cominciare un nuovo giorno, una nuova battaglia per la sopravvivenza. Come se non bastasse, in lontananza non vedeva una fine.

E Stephanos, il potente Stephanos Galanis, con i ricordi che portava con sé, poteva ritornare al posto al quale apparteneva, cioè al passato, e andarsene all'inferno!

*****

Stephanos era seduto su una sedia di pelle a capo di un tavolo ovale intorno al quale sedevano circa una mezza dozzina di uomini. Stavano discutendo di un affare ma pensava ad altro.

C'erano due suoi uomini di fiducia che parlavano per lui e per la Galanis Corp. Suo padre si era ritirato da circa due anni e da allora era lui a gestire la società. Dopo aver lasciato Londra quattro anni prima, si era immerso nel mondo degli affari imparando tutte le sottigliezze di quel lavoro.

In quattro anni, ne aveva fatta di strada... E non si era mai voltato indietro a guardare. Se lo era vietato. Aveva bandito Evelyn dai suoi pensieri per togliersela definitivamente dalla testa.

LA MUSICA DEL CUOREWhere stories live. Discover now