CAPITOLO 7

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Stranamente, ricordava ancora bene tutto quanto. Era mezzanotte... Erano stati a teatro dopo aver cenato e in seguito, avevano passeggiato mano nella mano lungo il Tamigi. Avevano parlato di tutto e di niente fino a quando i piedi di Evelyn, infilati in un paio di scarpe con dei vertiginosi tacchi a spillo, non avevano iniziato a dolerle.

Stephanos, con un gioco di prestigio, aveva fatto comparire una macchina dal nulla e l'aveva accompagnata a casa. Lì si erano accorti di quanto fossero affamati. Allora lei lo aveva portato in cucina e gli aveva preparato un sandwich a due strati mettendoci dentro quasi tutto il frigorifero.

Era così gonfio che si era rovesciato sul tavolo. Erano scoppiati in una risata e lui l'aveva baciata e poi l'aveva baciata ancora fino a quando lei non si era sentita stordita dalla felicità...

Un dolore acuto come la lama di un coltello le penetrò nei ricordi tagliandoli in due. Volutamente Evelyn li allontanò.

"C'è solo prosciutto e formaggio," lo avvertì con voce tesa.

Non voleva preparagli un sandwich. Non voleva neppure che stesse vicino a lei mettendola a disagio. Non voleva sentirsi sopraffatta dalla sua presenza in quel poco spazio.

'Perché mi fa ancora questo effetto? Come è possibile? Non ho più vent'anni e non sono più la persona di allora, facile da abbindolare.'

Ma lui... Già, lui aveva ancora il potere di travolgerla. Quattro anni non avevano cambiato nulla. Tremante, Evelyn aprì il frigorifero. Preparargli un panino le sarebbe servito quantomeno a distrarsi un po'.

Preparò tutto e con espressione assente, lo mise su un piatto e glielo porse. Stephanos lo afferrò ringraziandola distrattamente e indicò una ciotola piena di fragole sul lavandino.

"C'è speranza di avere il dessert?" domandò.

Senza dire una parola, lei mise una manciata di fragole in una coppetta.

"Mangiane alcune insieme a me," la invitò lui. "Mettiamoci fuori. Ti prendo una di queste sedie."

Ne sollevò una senza sforzo e la portò in giardino lasciando che lei lo seguisse con le fragole. Evelyn non voleva condividere il cibo con lui. Non voleva condividere nulla con Stephanos, tantomeno la sua compagnia.

Desiderava che se ne andasse e la smettesse di disturbarla. Voleva essere lasciata in pace. Per sempre. Un dolore acuto, di nuovo, la stordì. Perdere Stephanos era stata un'agonia.

'Lui non è mai stato tuo, Eve!' pensò lei. 'Sei stata tu ad essere una sciocca egoista! Hai lasciato libero sfogo alle tue fantasie infantili, sognando il lieto fine!'

Irritata con sé stessa, Evelyn uscì in giardino come se volesse lasciarsi alle spalle quei pensieri tormentosi. Purtroppo, l'oggetto del suo tormento sedeva al tavolino che lei aveva sistemato sul minuscolo patio e sembrava apprezzare il panino che gli aveva preparato.

Il sole picchiava e Stephanos si era tolto la giacca appendendola alla spalliera della sedia. Poi si era allentato la cravatta e si era arrotolato le maniche della camicia esponendo gli avambracci.

Evelyn sentì lo stomaco sprofondare. Accidenti, quanto era bello! Il candore della camicia bianca contrastava con il colore olivastro della pelle. Come avrebbe voluto guardarlo, guardarlo e guardarlo ancora! Proprio come aveva fatto la prima volta che si erano conosciuti e tutte le volte che si erano visti in seguito.

'Che cos'ha? Perché mi attrae in questo modo?'

Lui la fissò.

"Vieni qui a sederti," la invitò.

LA MUSICA DEL CUOREWhere stories live. Discover now